Luppolo In Rock: “Siamo dei fan che fanno qualcosa per i fan” Intervista a Massimo Pacifico

A pochi giorni dalla quinta edizione del Luppolo In Rock, abbiamo avuto il piacere di parlare con Massimo Pacifico, una delle menti che sta dietro al progetto che ha portato un festival metal nel cremonese.

 

Ciao Massimo, come stai e come stanno andando i preparativi?

 

I preparativi stanno andando bene e proseguono, mancano due settimane e ci sono tante piccole cose che vanno messe in ordine per dare un servizio e una garanzia del festival, che ci sia la professionalità giusta e la giusta accoglienza per tutti quelli che verranno ad ascoltare musica. Fisicamente sono un po’ stanco e provato, organizzare questa cosa non è sicuramente una stupidata.

 

Qual é secondo te l’aspetto fondamentale del Luppolo In Rock e perché la gente torna?

 

Ma guarda, io credo che sia il nostro mood, il nostro modo di essere, ovvero che noi siamo dei fan che fanno qualcosa per i fan e quindi sappiamo bene quali sono le dinamiche che si trovano quando si va ai concerti. Noi non abbiamo token, il parcheggio è gratuito e altro, siamo molto diversi e di conseguenza cerchiamo sempre di offrire il massimo a livello qualitativo con prezzi giusti ed onesti, anche perché alla fine tutti lavoriamo e tutti sappiamo che non è facile andare ai concerti perché costano davvero tanti soldi. Noi abbiamo ancora dei prezzi che sono molto popolari perché si aggirano attorno ai 45€ più diritti di prevendita. Però le band costano tanti soldi e quindi serve proprio un’affluenza importante, cosa che quest’anno prevedo si verificherà, anche perché le prevendite stanno andando molto bene.

 

Com’è nata l’idea del Luppolo In Rock?

 

Ormai è stato detto e ridetto mille volte, nasce da una birreria e da un gruppo di amici con la voglia di organizzare una festa della birra contornata da delle “Rockstar”. Tutto è partito nel 2018 fino ad arrivare ad oggi, siamo cresciuti velocemente. Quindi sì, tutto questo nasce dalla birreria, l’amicizia e dal collegamento della musica negli anni 80 e 90 perché all’epoca il metal era molto seguito, lo è anche oggi ci mancherebbe altro, però l’Italia è sempre un passo indietro rispetto ad altri paesi.

 

Certo, ma com’è nata esattamente l’idea di creare un festival?

 

Se vuoi tutti gli aneddoti, è nata praticamente perché nel nostro locale, che è molto piccolo, era nata l’idea di occupare la strada per fare musica e per essere nella condizione di volerla vivere. Bloccando la strada, una vicina che era diciamo “pesantina” (noi lo eravamo per loro e lei per noi) ci diede qualche problema. L’ultima volta che abbiamo avuto problemi abbiamo dovuto, tra virgolette, pregare questa signora, che ci aveva bloccati anche con il Comune, per farci fare l’ultima giornata di festa. Ricordo che alla fine ero salito sul palco dicendo che quella sarebbe stata l’ultima festa fatta al locale e che avremmo trovato un’altra location. Successivamente facemmo una festa della birra, e durante questa uno dei nostri disse propose l’idea di portare una “Rockstar”, tutto è nato così, dalla comunione della passione che tutti avevamo in comune ovvero l’Heavy Metal; tutti noi abbiamo visto migliaia di concetti in giro per l’Italia e all’estero ed è andata a finire che oggi come oggi il Luppolo In Rock é quotato.

 

In pochi anni il Luppolo In Rock si è creato uno spazio nella realtà musicale italiana legata al metal, ti saresti mai aspettato questo successo?

 

No, perché non sapevo nemmeno a cosa sarei andato incontro. Non conoscevo le dinamiche e non conoscevo i meccanismi, devi capire come muoverti ed in che modo. Abbiamo cambiato diverse agenzie. Oggi sappiamo che l’headliner lo chiamiamo noi, però abbiamo bisogno di agenzie che ci aiutino ad inserire nel contesto giusto le altre band, sapere i prezzi ed altre cose. Però non mi aspettavo niente, abbiamo voluto farlo e poi si è aperto il mondo.

 

Come decidete la lineup?

 

La lineup parte da un’idea di band però finisce sempre in maniera diversa. Se hai un’idea con le band A-B-C finisce che ti ritrovi con B ed F, tanto per dare un’idea. Non è semplice costruire una lineup per tanti motivi, i prezzi delle band, le disponibilità delle band e tante altre cose che girano attorno. È molto difficile scrivere su un foglio una lineup pensando che quella sarà quella definitiva; passano una quantità di nomi di band prima di chiuderle che non ti immagini… È molto difficile, non siamo mai riusciti e non penso che ci riusciremo mai perché tutte queste dinamiche qui, alle quali aggiungo le disponibilità delle band, le agenzie o altri festival che acquisiscono in anticipo le band ecc… La lineup si trasforma strada facendo.

 

Sempre restando sul tema lineup, un genere che sta tornando alla ribalta in questi ultimi anni è il deathcore, genere legato particolarmente ai giovani. Ad oggi so che non c’è mai stata una giornata dedicata (eccezione per i Jinjer, anche se non li definirei esattamente appartenenti al genere), penserete in futuro di aggiungere al festival una giornata dedicata anche a questa fetta di metal?

 

Sicuramente sì, sappiamo che dobbiamo ringiovanire il festival. Dipende molto come dicevo prima dalle band. Noi comunque crediamo che in questi anni la proposta sia sempre stata varia. È logico che una band old school come i Saxon faccia storcere il naso a qualcuno, anche perché magari sono stati visti e rivisti mille volte, però per noi del Luppolo avere i Saxon è qualcosa di pazzesco, perché è una band che ha fatto la storia. Sappiamo comunque che l’anno prossimo faremo una serata dedicata a questi gruppi giovani, emergenti che seguono comunque molto di più i giovani. Ma devo dire che anche quest’anno abbiamo i Crashdiet, gli H.E.A.T, gli Eclipse che sono gruppi nuovi che non calcano da tantissimi anni i palchi. Dipende sempre da quello che si costruisce, dall’Headliner che vai a definire e dopo di questo vai a costruire chi sta sotto

 

Che obbiettivi avete per il futuro?

 

L’obbiettivo sarebbe quello di fare un piccolo Wacken. Che ci fosse la disponibilità da parte del fan di aiutare il Luppolo e di credere nel Luppolo, proprio perché siamo completamente diversi dal sistema delle varie agenzie italiane, dei vari business italiani. Se dovessimo avere una quantità di denaro sufficiente a poterci muovere prima, senza sempre rincorrere le cose, perché uno dei problemi è anche questo. Se fosse un aiuto concreto e la gente si fidasse del Luppolo comprando, per esempio a settembre, un blind ticket da 89€, sarebbe una bella forza per continuare sempre su una linea corretta e concreta.

 

Quindi l’idea del luppolo sarebbe di creare un open air spostandosi in un’altra location?

 

Sì, noi abbiamo anche già un’altra location a disposizione individuata anni fa, ovviamente si spera sempre di riempire tutti i settori, anche se noi per esempio una cosa che non faremo mai sarà quella di fare i pit. Però prima di arrivare a questa location che è anch’essa molto bella, dovremmo riuscire a fare sold out tutte e tre le sere.

 

Sono stato partecipe al festival in diversi anni l’ultima volta l’anno scorso con le Nervosa (era due anni prima ndr) ed anche se c’è stato il problema legato alla pandemia, con posti a sedere ecc… ho notato felicemente che il pubblico non è mancato.

 

Ma guarda, il boom l’abbiamo avuto l’anno scorso con i Testament, abbiamo fatto sold out nella loro serata con 2300 persone, non c’era più nemmeno un buco, le fotografie parlano chiaro. Lì abbiamo avuto la soddisfazione di essere riusciti a riempire quel piazzale perché era un qualcosa di meraviglioso e voluto. Dobbiamo fare così anche nelle giornate di venerdì e sabato per uscire da quella location che comunque noi amiamo perché ha una struttura fantastica, un parco bellissimo ecc… ma è logico che i posti disponibili sono pochi quindi finché non riempiremo il luppolo per tre sere consecutive rimaniamo lì, quando poi vedremo che la richiesta sarà più alta allora ci sposteremo.

 

Hai mai ricevuto qualche richiesta bizzarra da parte di qualche band o musicista?

 

Abbiamo ricevuto molte richieste da parte di band, ma che spesso non c’entravano nulla con la serata. Invece devo dire che nessun musicista ha chiesto nulla di strano. Sono stati tutti molto professionali ed allo stesso tempo amichevoli.

 

Tra le varie edizioni che si sono svolte puoi dire di avere un tuo momento preferito?

 

Di momenti ce ne sono tanti, stando nei momenti piacevoli è stato appunto quello dell’anno scorso di essere riusciti a riempire il piazzale, per noi è stato fantastico. Poi noi facciamo sempre una chiusura a nostro modo di Luppolo In Rock l’ultima sera, mettendo in scena un nostro piccolo spettacolo che comunque è piaciuto saliamo sempre sul palco e diciamo qualcosa, quindi sì, posso dirti che la soddisfazione più grande per me è stata quella, era un sogno che avevamo nel cassetto da un po’ di anni ed essere riusciti a realizzarlo è stato fantastico.

 

Ricordo qualcosa di simile nella serata con i Dark Tranquillity del 2019, quando qualcuno dei vostri sali sul palco dopo l’esibizione degli svedesi e dopo aver consegnato il totem del festival alla band fece due parole verso il pubblico

 

Sì, queste sono state cose che facevamo all’inizio ma che poi abbiamo smesso di fare nelle ultime due edizioni perché non ci abbiamo più pensato e anche perché credo che non tutti siano sempre disposti ad accettare un omaggio per essere venuti a suonare, alla fine sono lì per lavorare, sono professionisti.

 

Vorresti aggiungere un messaggio da lasciare ai nostri lettori?

 

Venite a provare il Lupolo in Rock, venite a vedere la nostra realtà e a capire che c’è un abisso con tutto quello che trovate negli altri posti, al di là di quelle che comunque possono essere le qualità e la superiorità delle band che ci sono in altre location.

 

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