Nuova uscita per gli esperti Praying Mantis. La band dei fratelli Troy ha ormai abbracciato da tempo la strada del rock melodico di chiara impronta britannica e questo "Sanctuary" non mostra sostanziali variazioni sul tema. 10 brani piacevoli e ben prodotti che non trovano però mai picchi di qualità assoluta e che possiedono l’unica particolarità nell’accentuata punta di malinconia che viene ben suggerita dalla copertina decisamente dark (e che richiama idealmente quella di a "Predator In Disguise", che a nostro personalissimo giudizio rappresenta il meglio mai inciso dal gruppo). E forse è proprio questa scarsa luminosità nelle scelte armoniche a rendere il lavoro poco scorrevole in alcuni tratti, anche se sufficientemente valido da affascinare nell’insieme. Se la cavano bene i nuovi entrati in formazione, soprattutto il singer Mike Freeland, che non mostra buona sicurezza nel muoversi dai toni più melodici alle sferzate hard rock di brani come "So High" e "Touch The Rainbow" o la title-track (tra l’altro il brano migliore del lotto, inspiegabilmente messo in chiusura). Ma anche questi ulteriori punti a favore non sono sufficienti a trasformare un disco assolutamente "normale" come "Sanctuary" in qualcosa da consigliare senza remore. Da avvicinare solo se aficionados della band.