Bring Me The Horizon: Live Report e foto della data di Milano

Dopo l’ultimo annullamento del tour europeo della band britannica Bring Me The Horizon, siamo finalmente davanti alle porte del Mediolanum Forum di Assago in attesa di varcarne la soglia e di cimentarci in una serata che certo non deluderà le aspettative. 
Alcuni dei fan più accaniti sono in attesa già dalle prime ore del mattino, cosa non da poco considerando il freddo che il comune di Milano riserverà per questa giornata. 

STATIC DRESS

La band inglese nata nel 2018 avrà l’onore di aprire per due dei maggiori gruppi di successo nel proprio genere musicale e lo farà con la propria proposta molto varia in quanto a stile, che mischia elementi metalcore, pop punk ed elettronici in un unico calderone che sì, risulta essere abbastanza piacevole, ma senza veri e propri momenti indimenticabili. La cosa che proprio non mi ha convinto sono stati i suoni, troppo impastati e con dei volumi che sembrano essere stati raffazzonati alla buona. Non posso però non dare una nota di merito ai quattro ragazzi inglesi, che sono stati capaci di caricare il pubblico a dovere e di mantenere un buon livello d’energia per tutta la durata del set. 
Piacevoli.

POORSTACY

Le luci dell’arena si spengono completamente quando il musicista americano Poorstacy (in arte), sale sul palco accompagnato dalla sua band. Se non si conosce la musica dell’artista, questa non sarà chiara a primo impatto, le canzoni risultano infatti essere disconnesse tra loro e senza una vera e propria direzione. Queste varieranno spesso la propria velocità e il proprio stile esecutivo, che si vedrà costantemente cambiare tra momenti calmi e momenti più aggressivi. Il pubblico (o buona parte di esso) sembra comunque apprezzare la proposta della band, che a mio avviso non dà il massimo di sé, ma a onor del vero, il problema principale dello show dei Poorstacy è la performance del frontman, che risulta essere fuori tono e stanco già dal primo brano; ciò ovviamente grava parecchio durante l’ascolto dei brani, che a un certo momento diventano quasi fastidiosi. Il concerto prosegue zoppicando fino al brano finale, ove “Poorstacy” si lancia sulle braccia del pubblico. Applausi immancabili accompagnano il gruppo lontano dal palco. 
Limitati.

A DAY TO REMEMBER

Finalmente giunge il momento di una delle due band più attese della serata, gli A Day To Remember, che accompagnati da un sonoro boato, entrano in scena sulle note del classico “The Downfall Of Us”. 
È con immenso piacere che si riesce finalmente ad avere un’ottima resa dei suoni (e che suoni!), oltre che un gran mix delle varie voci sul palco che risultano avere il giusto spazio ed il giusto volume. 
Al brano d’apertura segue a manetta l’immancabile “All I Want”, che viene cantata da tutti i presenti ora impegnati a saltare sul posto agitando le braccia con forte consenso verso gli artisti americani. Lo show sembra essere perfetto, le aspettative per gli ADTR erano alte, però essi sono riusciti a distruggerle, dando ancora di più rispetto a ciò che ci si poteva aspettare, vuoi per gli ottimi giochi di luci che hanno danzato assieme ai presenti, vuoi per l’espressione, vuoi per l’ottima esecuzione e la grinta che Jeremy McKinnon e compagni hanno tirato fuori durante lo show, però c’è poco da dire, estremamente piacevoli. 
Anche la scaletta risulta essere assai gradevole e sebbene la band abbia deciso di partire con due grandi classici, altri non mancheranno in mezzo a brani di più recente fattura. 
Non posso non mettere tra i momenti migliori della serata la scelta del gruppo di eseguire “If It Means A Lot For You”,  la famosa ballad proveniente da “Homesick” e che ha fatto cantare tutti gli spettatori mentre illuminavano l’arena con la torcia del proprio telefono; non manca infatti al termine di questa il ringraziamento del frontman che ricorda quanto sia bello per un musicista vedere le arene piene e le persone cantare la propria musica 
La scaletta si conclude con “All Signs Point To Louderdale”, pioggia d’applausi com’è giusto che sia edinizia il conto alla rovescia per gli Headliner. 
Sopra ogni aspettativa 

BRING ME THE HORIZON

Il fenomeno Bring Me The Horizon è cresciuto con il tempo sempre di più, cambiando in molti frangenti della propria esistenza l’etichetta di appartenenza. 
Chi ne apprezza gli albori, con quel deathcore crudo che ancora oggi è amato dai fan nostalgici, chi considera la fase di mezzo l’apice della loro carriera e chi invece, come parte delle nuove leve, è entrato a conoscenza del gruppo nell’ultima fase più pop rock/sperimentale. 
Una cosa però è certa, i BMTH hanno una fanbase solida e, come si può vedere anche dal concerto di stasera, pronta ad accompagnare la band in ogni canzone. 
Le luci si spengono e dopo una breve presentazione fatta da un’animazione proiettata sul grande schermo posto sullo sfondo del palco, i nostri entrano in scena proponendo come apertura del proprio set “Can You Feel My Heart”, ormai un calssico della band inglese. 
La visione sul palco mi rimanda l’idea di un video pubblicitario degli anni 50, con un color rosa pastelloso che ricopre la maggior parte dello stage. Non posso fare a meno di sentirmi come in un enorme videoclip, infatti (come per il resto della performance) ogni movimento degli artisti sembra essere curato nei minimi dettagli; a differenza delle band che hanno suonato in precedenza, i BMTH sembrano letteralmente recitare durante la loro performance. 
Tutto è dunque scrupolosamente curato e anche a livello di suoni non ci si può aspettare che la (quasi) perfezione. I musicisti se la cavano egregiamente e anche il frontman riesce a mantenere un buon controllo della voce per tutta la durata del set, eccezione fatta per i suoi scream, che diventano sempre più rauchi più ci si avvicina alla fine dello show. 
Detto questo, la scaletta (incentrata praticamente su tutti gli ultimi dischi e singoli, senza far tappa per i primi lavori che tanto diedero alla band inglese) è osannata da tutti i presenti, il coro di voci dei fan accorsi in massa a questo show sold out è durato dal primo brano fino agli ultimi tre di encore. 
Questo è stato più che un live, uno spettacolo, sia per la performance prepotente dei BMTH, sia grazie ai continui cambi di colori sul palco ed agli effetti che hanno reso quest’ultimo concerto veramente piacevole. 
Garanzia.

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