Certo che ‘Host’ scatenò un vero e proprio putiferio…
Da un lato i die hard fan dei Paradise Lost tacciarono gli inglesi di non ortodossia, contrariamente agli appartenenti della frangia della totale innovazione che accolsero tale perla con clamoroso entusiasmo.
Ci troviamo di fronte, per questo ‘Zzyzx’, allo stesso, identico dilemma.
Prendendo spunto anche da quel particolare ibrido creato dalla band di Halifax (sentire a proposito ‘Teenage Recoil’ e ‘Hollywood ‘) , i norvegesi svoltano decisamente da quell’impasto troppo debitore a band come Rammstein e Rob Zombie, guastato comunque da tonnellate di influenze gothic, che caratterizzava i primi due album del five-piece, dichiarando la totale adorazione per la dark-wave ottantiana, unendo ad essa un gusto orgogliosamente (!) pop che è preponderante in molte fasi dell’album (‘Famous Last Words’ ne è totalmente pervasa).
Gli orizzonti sono larghissimi ed includono tracce che sembrano venir fuori da certi Smashing Pumpkins (‘Erotic Saints’), altre che richiamano le incarnazioni futuriste del gothic (‘Lamp Halo’), altre ancora che ripescano a piene mani dal passato, trasfigurando le parti più pesanti in versione decisamente più cibernetica.
Per i puristi: danger zone.
Diversamente, chi possiede quel particolare “telepass”, utile a varcare facilmente tutte le serrate ed ingarbugliate recinzioni tra generi, si diriga all’uscita degli Zeromancer senza alcun indugio, le barriere si leveranno automaticamente…