Wytch Hazel – Recensione: III:Pentecost

Ne parlano in pochissimi ancora, un piccolo segreto che arriva dall’Inghilterra, precisamente dal Lancashire, e che lentamente, sta passando da appassionato a cultori di un genere senza tempo. Anzi, parliamo di un incrocio di stili, di attitudini e di epoche, che si incontra negli Wytch Hazel, combo formato da quattro talentuosi menestrelli che puntano a mescolare il medioevo progressivo dei Jethro Tull con le doppie chitarre ruggenti dei Thin Lizzy, già da due albums molto promettenti.

In questo “III: Pentecost”, inciso sempre per una minuscola casa discografica, la ricetta è più immediata e melodica rispetto ai predecessori, ben guidata dalla voce un po’ (Ian) Andersoniana di Colin Hendra, non certo un virtuoso ma perfettamente incastrato in un tessuto musicale ricco e pregno di passione e buon gusto negli arrangiamenti, aiutato da una produzione limpida e naturale, senza troppi orpelli e dal feeling fieramente analogico.

Dotato di una copertina epica quanto suggestiva e semplice, “III: Pentecost” può sicuramente essere definito il disco della maturità della band, sempre portatrice, come nei precedenti dischi, di un messaggio cristiano molto “fervente” e sentito, amplificato dalle atmosfere intense e spirituali saldamente costruite dagli Wytch Hazel con l’essenziale magia portata da voce, basso, due chitarre e batteria, senza trucchi o giochetti di prestigio. La vera qualità del lavoro è proprio quella di regalarci dieci splendide canzoni che esplorano tutto il mondo espressivo del gruppo, la cui urgenza è talmente forte che ci sembra di vederli suonare davanti a noi, come nel motivo incantato della strumentale “Sonata”, che fonde senza forzature suoni da madrigale con elementi west coast presi dai primi anni settanta.

Sorprende e ammalia la facilità melodica dei ritornelli, che arrivano immediatamente a mente e cuore dell’ascoltatore, lungo le immortali corde dell’emozione, utilizzando strutture musicali quasi progressive ma evitando lungaggini oppure un minutaggio eccessivo. Senza citare gli altri titoli, il mio invito è quello di scoprire pezzo per pezzo questo “III: Pentecost”, a oggi il disco di hard rock classico migliore del 2020. Gli Wytch Hazel conquisteranno anche voi.

Etichetta: Bad Omen Records

Anno: 2020

Tracklist: 1.He is the Fight 2.Spirit and Fire 3.I Am Redeemed 4.Archangel 5.Dry Bones 6.Sonata 7.I Will Not 8.Reap The Harvest 9.The Crown 10.Ancient of Days
Sito Web: https://www.facebook.com/wytchhazel/

Antonino Blesi

view all posts

Ascolta metal dal 1983, ha 46 anni e non vuole certo smettere. La passione vince su tutto, e sarà anche scontato, ma la buona musica non morirà mai, finchè qualcuno continuerà a parlarne ed a canticchiare un vecchio refrain....

0 Comments Unisciti alla conversazione →


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Login with Facebook:
Accedi