I più attenti appassionati di hard rock ricorderanno forse i Little Angels, band britannica attiva da metà anni ’80, che passò anche dall’Italia durante un tour di supporto ai Van Halen. C’è un filo rosso che lega i Little Angels ai Wayward Sons, ed è il loro cantante, Toby Jepson, uno di quei personaggi di “seconda fascia” che tendono a passare inosservati nonostante doti di tutto rispetto, che tra il primo progetto e l’ultimo ha militato in diverse formazioni, tra cui i Dio Disciples. Non sappiamo, allo stato attuale, se i Wayward Sons possano consentire a Jepson di compiere quel famoso salto di qualità che le sue capacità meriterebbbero, proiettandolo di diritto in mezzo a quelle voci più degne di attenzione nel mondo dell’hard rock, ma è sicuro che le potenzialità ci sono tutte.
I brani ci sono, impossibile negarlo, i Wayward Sons hanno centrato l’obiettivo al primo colpo, grazie a una manciata di pezzi grintosi e sanguigni, molto basati su riff di chitarra azzeccati e dalle sonorità corpose, e da assoli altrettanto convincenti. La voce di Jepson è quindi un elemento portante ma non è l’unico a dare valore all’intero “Ghost…”, e se da una parte si lancia in riuscitissime scorrerie nel settore degli acuti, è anche capace di mantenersi su tonalità più normali e di risultare altrettanto efficace. Il brano iniziale, “Alive“, è una vera e propria overdose di energia, che si propaga con la stessa forza in brani più scatenati come “I Don’t Wanna Go” o “Be Still”, e altri dal ritmo più moderato come “Killing Time“.
I Wayward Sons potranno quindi essere apprezzati da chi predilige le sfumature più aggressive dell’hard rock, quelle fatte da ritornelli da imparare a memoria dopo il primo ascolto, da album dove mancano del tutto le ballad, dove voce e strumenti si destreggiano in ottimo equilibrio e dove le sonorità del rock più storico (rintracciabili ad esempio in “Something Wrong“) si mescolano ad un pizzico di attualità e non sembrano mai nè obsolete nè fuori moda. Un esordio di rilievo, insomma, che getta le basi per una continuazione più che dignitosa.
