Wacken Open Air 2023: Live Report e foto del Day 1

L’edizione 2023 del Wacken Open Air rimarrà, ancora più di altre, impressa nella memoria dei partecipanti e degli assenti. Per la prima volta, infatti, gli organizzatori, a causa delle condizioni meteo avverse che avevano reso impraticabile il terreno dei campeggi, hanno prima chiesto di posticipare l’arrivo in attesa di un miglioramento (abbiamo visto tutti i trattori che trainavano i singoli mezzi di trasporto dentro l’area campeggio; questo accadeva lunedì), per arrivare a un blocco totale degli accessi il mercoledì mattina. Alla tradizionale conferenza di fine festival del sabato pomeriggio si è parlato di circa 22.000, 23.000 persone che non erano riuscite a entrare, o avevano rinunciato ed erano tornate indietro. Questo ha comportato anche conseguenze indirette come lunghe code di automobili a partire dal lunedì notte e disagi per chi arrivava con i mezzi pubblici. C’è da dire che, come sempre, gli abitanti di Wacken e dei paesi circostanti si sono attivati subito offrendo alloggi temporanei tramite post diffusi sui social a velocità luce. Risulta quindi difficile scrivere questo report. Pensiamo a tutti coloro che, come noi, hanno aspettato questo festival per un anno e poi sono tornati indietro o non sono proprio arrivati, anche perché è vero, soprattutto nella giornata di mercoledì le condizioni del terreno erano complicate e la pioggia ha reso meno piacevole i concerti, ma è anche vero che da giovedì in avanti, grazie alle schiarite e al vento forte, le condizioni del terreno sono migliorate in modo considerevole e, almeno nell’area concerti e in quella del camping VIP, le possibilità di movimento sono migliorate in modo drastico. Insomma, detto fuori dai denti, dopo il primo sgomento iniziale, noi ci siamo divertiti tanto. Il consiglio in queste situazioni è quello di munirsi di attrezzatura adeguata per quanto possibile e di partire insieme a una compagnia fidata, per supportarsi a vicenda e affrontare i disagi insieme, in modo da alleggerire un po’ le difficoltà. Ecco allora com’è andata secondo noi.


La prima giornata ufficiale di festival, effettivamente, ha presentato delle criticità. La principale è stata il ritardo considerevole nell’apeertura dell’Infield (l’area concerti principale su cui si trovano i tre palchi principali, Faster, Harder e Louder) per permettere ai trattori presenti di livellare il terreno e renderlo il più possibile calpestrabile. Per questo motivo alcune esibizioni (fra cui quelle degli Holy Moses e delle Nervosa) subiscono ritardi e posticipi, tanto che la band di Sabina Classen, che era prevista per il primo pomeriggio, si esibirà a mezzanotte su uno dei palchi minori. Anche uno dei momenti iconici di Wacken, l’apertura dei cancelli dell’Infield e le corse dei primi per accaparrarsi la transenna, viene un po’ frenata proprio a causa del fango che rende impossibile correre. In ogni caso, dopo lunghe attese sotto il palco del Louder Stage, si assiste a una sorta di telecronaca commentata di un momento particolare di questa edizione: una parte delle ceneri di Lemmy viene trasportata su un carro e collocata in un luogo apposta a Wacken, dove rimarrà a ricordo imperituro dell’affetto che Lemmy nutriva per il festival tedesco. La cerimonia di traslazione delle ceneri viene seguita in diretta dai maxischermi e commentata da due ospiti di eccezione (che rivedremo più tardi nel concerto di Doro Pesch), ovvero Udo Dirkschneider e Joey Belladonna, che vengono intervistati a turno e invitati a rievocare alcuni episodi della loro amicizia con Lemmy, il suo approccio con il palco, se avesse mai fatto esercizi per allenare la voce e così via. Questo momento, per quanto emozionante, si trascina un po’ troppo, specie per chi è in attesa dell’inizio dei concerti veri e propri. Le informazioni sui cambiamenti di orario in questo momento arrivano con il contagocce e in ritardo, si cerca di non prendersela troppo e se ne approfitta, pioggia e fango permettendo, per esplorare un po’ le aree concerti alla ricerca dei soliti punti di riferimento e per vedere cosa sia cambiato negli ultimi anni. (Anna Minguzzi)

SKINDRED

Tanta sete di musica, tanta rabbia nei confronti di chi non è stato ammesso e ovviamente tanta voglia di correre vero i palchi principali per poter essere i primi a dire “io c’ero”. Dopo l’apertura ritardata più volte, finalmente alle 18 circa i cancelli dell’Holy Ground vengono aperti e come da tradizione è iniziata la corsa verso le transenne; molte delle persone hanno deciso di andare a posizionarsi sotto al palco degli Skindred, che avrebbero onorato Wacken con la prima esibizione sopra allo stage Faster. I nostri non si fanno attendere molto e, desiderosi di voler dare il loro meglio di fronte ad un pubblico che ha patito le pene dell’arrivo, iniziano il loro show con “Set Fazers“. Tempo pochi minuti e gran parte del pubblico si è già dimenticata del burrascoso arrivo sul luogo, il passato è passato, il presente è ora e ora bisogna solo saltare a ritmo di Skindred. La performance dei musicisti è come sempre apprezzabile e conferma il fatto che, piaccia o non piaccia, la loro musica, siano un must da vedere in sede live. Si salta, si canta ed un ottimo Dub War non ferma mai il suo scambio di battute con il pubblico, spronandolo e tergiversando molto spesso, elemento che incorona questo live. Le critiche non sono però assenti, a livello di suoni ho avuto l’impressione che la chitarra fosse estremamente scarica e che non avesse un buon ruolo nel mixing degli strumenti, cosa che mi ha lasciato un po’ perplesso, ma a parte questo, poco altro da dire. “Warning” è come consuetudine l’ultimo brano che precede l’uscita della band dal palco; se non avete mai assistito ad un concerto degli Skindred, sappiate solo che questo è il momento per sfilarvi di dosso la maglietta e seguendo le indicazioni del cantante, farla roteare sopra le vostre teste creando così una bellissima coreografia. I main stages sono stati battezzati e adesso non ci resta che attendere con ansia le prossime esibizioni. (Giorgio Di Giulio)

BROILERS

Pochi giorni prima dell’inizio del festival, forse per rassicurare chi si stava preoccupando per le notizie negative che riguardavano il meteo, è stata annunciata un’ultima manciata di band in programma. Fra queste rientrano appunto i Broilers, che sono in tour in Germania per tutta l’estate e quindi possono raggiungere con facilità il festival. Il gruppo punk rock-ska originario di Düsseldorf ha festeggiato da poco i trent’anni di carriera e gode di un buon riscontro di pubblico, per cui la loro esibizione, a ridosso dell0ora di cena e quindi posticipata, come le altre, rispetto al programma iniziale, riscuote un buon successo. Merito di una buona alchimia fra riff semplici ma efficaci, alcune incursioni da parte di un gruppo di fiati e una tenuta di palco da professionisti rodati, in modo particolare da parte del cantante Sammy Amara e del chitarrista Ronald Hübner. Una scoperta piacevole. (Anna Minguzzi)

PHIL CAMPBELL AND THE BASTARD SONS

Come per i Broilers, anche la presenza di Phil Campbell è stata resa ufficiale pochi giorni prima dell’inizio del festival. Se si tiene in considerazione poi che si è svolta da poche questa strana cerimonia in cui le ceneri di Lemmy sono state affidate a Wacken, era logico pensare che anche il set proposto dal chitarrista e dai suoi figli sarebbe stato improntato in un certo modo. Infatti, oltre alla cover di “God Save The Queen” e a qualche altro estratto dalla discografia originale della band, la maggior parte dei brani eseguiti hanno ripercorso la carriera dei Motörhead, con alcuni grandi classici fra cui una “Overkill” nel finale con Mikkey Dee alla batteria, “Born To Raise Hell” sempre divertente, “Iron Fist” e “Damage Case” collocate a inizio set. Phil Campbell è una presenza magnetica, coadiuvata in modo efficace (come avevamo avuto modo di verificare in altre occasioni dal vivo) dai tre figli agli strumenti e dal nuovo cantante Joel Peters, che ringhia i testi e coinvolge i molti presenti in modo efficace. Si contravviene con questa esibizione a una regola non scritta di Wacken, secondo cui di solito una band che ha suonato un anno non torna quello successivo (Campbell & sons si erano esibiti anche nel 2022), ma tanto abbiamo già capito che questa edizione sarà piena di anomalie. Alcune belle, per fortuna, come questo live. (Anna Minguzzi)

 

FINNTROLL

La prima band nel panorama del Folk Metal che ho avuto il piacere di vedere dal vivo sotto al palco è stata quella dei troll finlandesi Finntroll, che si sono esibiti in una più che piacevole performance sotto a quei pochi raggi di sole che sono riusciti a penetrare tra nuvole sparse nel cielo. Davanti al Wackinger Stage si trova un’esercito di soldati pronti a saltare a ritmo del “Polka Black Metal” che ha reso caratteristica la musica della band scandinava, che da inizio show ha attratto a sè diversi spettatori. Tra moshers intenti a sguazzare nel fango e sostenitori della band si intravedono anche dei curiosi intenti a osservare il look elfico dei nostri sul palco mentre propongono un mix di brani come “Nedgång“, “Under bergets rot” e “Trollhammaren“, un brano che trovo irresistibile e sul quale è impossibile non muoversi a ritmo. (Giorgio Di Giulio)

DORO

L’headliner della prima giornata di Wacken è una di quelle presenze già viste più e più volte sulla Holy Land. Si potrebbe quindi pensare di glissare e di recarsi alla ricerca di altre band minori ma mai viste. L’esibizione di Doro del 2023 ha però una marcia in più perché la Metal Queen sta festeggiando i quarant’anni di carriera, e quale posto migliore per una festa in grande stile se non il palco principale di Wacken? La sua esibizione viene preceduta da alcuni brevi video di auguri e congratulazioni, mandati per esempio da Dee Snider, Rob Halford, David Coverdale, Gene Simmons, Klaus Meine, Michael Kiske e molti altri. Poi ha inizio il concerto vero e proprio, che per i primi quattro brani è identico a quello del Luppolo In Rock di pochi giorni prima, ma che poi inizia ad arricchirsi con una serie di comparsate da parte di amici musicisti con cui festeggiare insieme. I Wasteland Warriors, figuranti a tema steampunk tipici di Wacken, rimangono sullo sfondo per completare la scenografia mentre inizia la sfilata di ospiti. Hansi Kursch dei Blind Guardian per “Rock Till Death”, “East Meets West” con Sammy Amara dei Broilers, “Für Immer” con Chris Caffery, che torna a Wacken dopo l’esibizione trionfale con Savatage e Trans-Siberian Orchestra. Rivediamo Joey Belladonna che rimane sul palco per la cover di “Antisocial” e per “Raise Your Fist In The Air”, mentre la solida amicizia con Lemmy e i Motörhead viene ribadita quando Mikkey Dee e Phil Campbell si uniscono a Doro per la cover di “Love Me Forever” (accompagnata da vecchie immagini di Lemmy sui maxischermi). Altre cover nel finale, con una “Breaking The Law”, lenta all’inizio e poi suonata alla velocità, a cui partecipano due capisaldi del metal tedesco come Udo Dirkschneider e Uli Jon Roth, e l’immancabile “All We Are” con tutti gli ospiti insieme sul palco. Si chiude con una “Ace Of Spades” a omaggiare di nuovo Lemmy, mentre sopra il palco si assiste a quella che sarà una costante di Wacken 2023. Un numero imprecisato di droni (tanti comunque) si alzano in volo e compongono prima il ritratto di Lemmy, poi la scritta “Lemmy – Wacken” e il teschio simbolo del festival. Un concerto con al suo interno tanti altri, unico nel suo genere per la quantità di ospiti presenti, magari non impeccabile dal punto di vista vocale, ma in questa occasione Doro voleva soltanto festeggiare insieme a quello che evidentemente conta di più per lei: gli amici e i fan. (Anna Minguzzi)

PENTAGRAM

Con oltre cinquant’anni di carriera alle spalle, i Pentagram continuano a dimostrare di avere molto da offrire, soprattutto durante le loro esibizioni dal vivo. La band statunitense, che ha contribuito a definire il Doom Metal negli anni ’70, si esibisce con audacia tra le tenebre della notte e i toni cupi del palco. Nonostante il cantante Bobby Liebling abbia quasi settant’anni, la sua performance mette in evidenza che l’età è solo un numero, confermando ai Pentagram il riconoscimento che meritano: sguardi intensi, una voce ipnotica e una presenza scenica ineguagliabile. Durante questo spettacolo, l’album che brillerà di più (sebbene in un contesto funereo creato dalla band sul palco) sarà il loro omonimo ‘Pentagram‘, il primo album della band uscito nel 1985, ben 15 anni dopo la formazione del gruppo. Il concerto è magneticamente coinvolgente e mantiene questa atmosfera fino all’esecuzione dell’ultimo brano in scaletta, che ci accompagna fuori dal palco Headbangers, a mio parere palco troppo angusto per la notorietà dei quattro musicisti. (Giorgio Di Giulio)

HOLY MOSES

La nostra chiusura personale della giornata viene affidata all’esibizione della Thrash Metal band tedesca Holy Moses, un’altra band con diversi anni (ed ex componenti) alle spalle. L’esibizione si sarebbe dovuta tenere diverse ore prima, ma dato l’allarme metereologico e gli eventuali problemi tecnici derivati dai giorni precedenti, la band si è ritrovata a suonare nella prima fredda notte del Wacken Open Air. A catturare subito la mia attenzione è l’energia della cantante Sabina Classen, chiaramente padrona della scena ed in costante azione sul palco. Purtroppo, devo ammettere che i suoni durante questo live non hanno soddisfatto pienamente le mie aspettative; il tutto sembrava un po’ troppo confusionario e non ha realmente stimolato il mio palato musicale. Tuttavia, al di là delle considerazioni sulla resa sonora, lo spettacolo è stato comunque piacevole e i numerosi fan presenti dietro di me sembravano apprezzarlo enormemente. Buonanotte da Wacken. (Giorgio Di Giulio)

anna.minguzzi

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E' mancina e proviene da una famiglia a maggioranza di mancini. Ha scritto le sue prime recensioni a dodici anni durante un interminabile viaggio in treno e da allora non ha quasi mai smesso. Quando non scrive o non fa fotografie legge, va al cinema, canta, va in bicicletta, guarda telefilm, mangia Pringles, beve the e di tanto in tanto dorme. Adora i Dream Theater, anche se a volte ne parla male.

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