Sono passati tre anni dall’ultima edizione del festival europeo più famoso al mondo che, come per (quasi) tutto il settore musicale, ha dovuto chiudere le proprie porte nel 2020 e nel 2021 a causa della pandemia. Sebbene ci fossero stati tanti dubbi nelle settimane antecedenti all’avvio del festival, ora possiamo dirlo con certezza, il Wacken Open Air è tornato riportando alla “Metal Mecca” metallo e orde di metallari pronti a vivere un’esperienza che fino a qualche mese fa sembrava ancora incerta. Come da tradizione, la prima giornata con possibilità di campeggio funziona da preparazione per il festival, non essendoci concerti i migliaia di arrivi hanno l’occasione di piantare al suolo la propria tenda, visitare la piccola cittadina di Wacken,
ambientarsi e ovviamente aprire qualche lattina per festeggiare il ritorno in questa seconda casa; è questo il momento giusto per passeggiare spensieratamente tra le varie tende dei vicini per fare qualche chiacchiera, ritrovando vecchi amici o facendo nuove conoscenze. I ricordi delle edizioni passate riaffiorano e la mente riconosce anche le più lontane sedi di campeggio degli anni precedenti, è una vera emozione poter dire di essere tornato ma, sebbene l’aspettativa mi porti indietro nel tempo, è chiaro che non tutto è come lo ricordavo. Quello di quest’anno sarà infatti un Wacken leggermente diverso dagli anni precedenti e uno dei cambiamenti più importanti è la distinzione di due biglietti, uno per i tre giorni di festival e un altro (acquistabile a parte) per una prima giornata di warm- up aggiuntiva che, fino al 2019 era inclusa con l’acquisto dell’abbonamento. Questa non è però l’unica “novità” del 2022: l’assenza della full metal bag, simpatico regalo dato al momento del cambio biglietto, ha fatto storcere il naso a qualche collezionista, così come non è stata totalmente apprezzata la scelta dei pagamenti cashless (personalmente ne ero scettico per via del fallimento che era stato nel 2018, ma devo dire che quest’anno tutto ha funzionato alla perfezione). Oltre a ciò abbiamo avuto delle modifiche ai palchi. Il Louder Stage è stato spostato verso l’esterno dell’infield ospitante i due palchi principali (Harder e Faster), e personalmente la ritengo una scelta azzeccata, per evitare contaminazioni di suoni tra esso ed il Faster (dato che suonano in contemporanea). Inoltre, il WET e l’Headbangers Stage sono stati privati della tenda che li ha sempre contraddistinti dagli altri palchi, scelta poco efficace considerando che il buio all’interno del tendone riusciva a creare ottime atmosfere anche nelle prime ore del pomeriggio (diciamo che guardarsi un gruppo Black Metal sotto al sole non è molto suggestivo), oltre tutto il Bullhead City Circus era un buon punto di riparo da sole e pioggia. Ulteriori modifiche piccole e grandi hanno riguardato il Wasteland Stage, che è stato spostato nella camping plaza, il metal market che è stato completamente eliminato (i venditori non food erano veramente pochi quest’anno, una pecca non indifferente), la ricezione del segnale per i cellulari era pessima comparata all’ultimo anno di festival e altre piccole cose. L’ipotesi più plausibile di fronte a certi cambiamenti è che l’organizzazione abbia voluto tagliare dei costi e massimizzare i profitti a causa dell’assenza di introiti per due anni consecutivi, ma questa è solo una mia supposizione. Detto questo, purtroppo non posso fare a meno di segnalare che (specialmente a partire dalla seconda e terza giornata di campeggio) le code per il cambio biglietto erano chilometriche; ho parlato con gente che ha aspettato perfino quattro o cinque ore (qualche voce di campeggio ha detto anche 6) prima di poter cambiare il biglietto con il braccialetto e, se consideriamo che anche il traffico quest’anno non sembra essere stato gestito nel migliore dei modi… non il massimo per un festival di questa portata. Fortunatamente però l’avvio dei concerti ha in parte ammortizzato la rabbia di qualche ospite scontento che fino a quel momento non ha trovato nel Wacken la stessa professionalità degli anni precedenti, ma le sorprese negative non sono in parte finite.
Il mercoledì è la prima giornata dei concerti (a entrata separata, con un costo di 66 euro). Il primo gruppo che ha attratto la mia attenzione sono stati i Gloryhammer, freschi del cambio di cantante; così, sotto la luce (ed il calore) del sole mi sono avviato verso il Louder Stage per rimanere però fermo per molto tempo… Purtroppo i ritardi e le problematiche degli aeroporti durante questi ultimi mesi addizionati alla lunghissima quantità di macchine che stavano cercando di entrare sul suolo della “terra promessa” hanno reso impossibile ai Gloryhammer l’arrivo in tempo per lo show. Un breve messaggio in tedesco (come sempre non è il massimo per un festival internazionale non dare info in inglese) avvisa gli spettatori del ritardo della band, che giunge dopo circa 25 minuti e riesce a suonare non più di quattro brani. Il pubblico è abbastanza freddo e non gradisce affatto l’uscita di scena dei nostri che viene accompagnata da fischi e delusione,
specialmente da parte di chi il biglietto in più l’aveva preso specialmente per vedere la band britannica.
Più tardi sullo stesso palco si sono esibiti gli Epica, in una performance a dir poco perfetta che mi ha fatto ricredere sul gruppo olandese; la setlist della band si è focalizzata per lo più sull’ultimo lavoro, “Omega”, ma i nostri hanno giustamente dato spazio anche a brani appartenenti al loro passato, facendo un ripasso generale della propria storia. La cantante Simone Simons è stata perfetta in ogni frangente del concerto e, grazie anche a dei suoni impeccabili e al resto della band che si è esibita in una performance decisamente precisa, lo show è volato. La chiusura del concerto è stata fatta sulle note del classico “Consign To Oblivion“, che ha fatto saltare i presenti fino alla sua fine.
Prima del pezzo forte della serata, c’è tempo per dare un’occhiata a Michael Monroe, che rimane una forza della natura sul palco a dispetto dei sessant’anni appena compiuti.
L’aria inizia a raffreddarsi e il sole ormai tramontato è indice che la prima serata di concerti sta per concludersi. I tanti presenti sotto allo stage Louder sono in trepida attesa dell’headliner di questo “Day 0”, gli Avantasia di Tobias Sammet che, dal 2000 a questa parte, continuano a portare avanti la loro Opera metal. Il palco è stracolmo di musicisti di gran pregio e come al solito non mancheranno sul palco gli special guest alla voce che hanno fatto parte della storia della band tedesca; tra questi Ralf Scheepers (cantante Primal Fear e Gamma Ray) che entra in scena dopo “Twisted Mind” (brano d’apertura) per cantare “Reach Out For The Light“, Jørn Lande (Masterplan) che dà il “touch” al cantante tedesco per “The Scarecrow“, Eric Martin (Mr Big) con “Dying For An Angel“, Ronnie Atkins (Pretty Maids) “Invoke the Machine“, Bob Catley (Magnum) per “The Story Ain’t Over“; il tutto intervallato da qualche parte da protagonista per Adrienne Cowan, che per il resto dello show è stata una delle coriste. Le luci sono suggestive e il cantante tedesco, anche se leggermente provato già verso la metà dello show, continua a intrattenere il pubblico ed a intonare i suoi brani, fermandosi ogni tanto per fare qualche “gag”, come il passaggio della birra al cameraman, oppure per sentire urlare il suo pubblico urlando “My Name Is Toby, your name is Wacken“. Lo show della band tedesca è veramente affascinante e sentire finalmente live “Farewell” è al limite del commovente, ma l’apice della serata viene raggiunto dopo l’encore, con gli ultimi brani “Sign Of The Cross / The Seven Angels” dove tutti gli special guest salgono sul palco per concludere l’evento che segna la fine di questa prima giornata che ha visto Tobias e soci dominare con grande eleganza lo stage.