Quando si parte per un festival estero, capita spesso che già i viaggi di andata e di ritorno siano occasione di aneddoti più o meno divertenti, che fanno a loro volta parte dei racconti con cui ammorberemo tutti i nostri amici nei mesi a venire. Quando poi il tuo volo parte con un’ora e mezza di ritardo, viene fatto atterrare ad Hannover invece che ad Amburgo nel cuore della notte tra martedi e mercoledi, vieni fatta salire su un autobus per raggiungere Amburgo, ti rendi conto che l’autobus è quello sbagliato, tiri giù il bagaglio in fretta e furia per salire sull’autobus giusto, rischi di volare dal fondo dell’autobus in testa perchè l’autista kamikaze tira una frenata da manuale e arrivi infine nella citt degli Helloween con quattro ore di ritardo sulla tua tabella di marcia…beh, ce n’è da raccontare! Poi però arrivi a Wacken e la settimana entra nel vivo, non piove (elemento sempre fondamentale), si aspettano gli amici che stanno arrivando con altri mezzi di trasporto e si comincia ad assistere ai concerti. Il mercoledi a Wacken è considerato un giorno di warm up ma, come al solito, anche questa volta i palchi già aperti mostrano una serie di band di tutto rispetto.
Una delle novità dell’edizione 2017 del festival è l’introduzione di un nuovo tendone, chiamato Welcome to the jungle, nel quale si svolgeranno gli incontri di wrestling, lo Yoga metal (ebbene sì) e in cui Henry Rollins terrà i suoi interventi, un’ora al giorno per i primi tre giorni di festival. Gli orari ci permettono di assistere solo al primo monologo, nel quale Rollins (era scontato) parla delle sue sensazioni in seguito alla noomina di Trump a presidente degli Stati Uniti e rievoca alcuni episodi della sua lunga amicizia con Lemmy, episodi già tirati in ballo negli interventi dello scorso anno, mapur sempre piacevoli.
Ci spostiamo poi nel Bullhead City Circus, dove stazionano in modo permamente i due palchi “minori”, lo W.E.T. e l’Headbanger. Con i Flotsam And Jetsam si apre una vera e propria parata di star che riempirà tutta la serata di Wacken e di coloro che sono già arrivati a destinazione. La loro esibizione è incentrata quasi esclusivamente su brani storici, estratti sia dalle uscite degli anni ’80 che da quelle degli anni ’90. Solo nella seconda parte del live la band si concede qualche estratto dal repertorio più recente, come “Iron Maiden” e “Dreams Of Death”; per il resto, ascoltare pezzi storici come “No Place For Disgrace”, “Hammerhead” o “I Live You Die” è un’ottima occasione per immergersi nel thrash metal della band.
Si cambia decisamente stile con l’ingresso degli Ugly Kid Joe, passati di recente anche in Italia e dediti, anche questa volta, a uno show che altyerna estratti dall’ultimo album ai brani che non possono mancare in una qualsiasi setlist della band, come “Cats In The Cradle” e “Everything About You” in conclusione. C’è da dire che le band che si esibiscono il mercoledi sera, in un certo senso, sono più avvantaggiate, perchè siccome i tre palchi principali sono ancora chiusi, sono in pratica le attrazioni principali della giornata; anche per questo, Whitfield Crane e compagni riscuotono un notevole successo, come chi li precede e chi li seguirà.
Non ci potevano essere dubbi sul fatto che gli Annihilator avrebbero dato vita a uno show incendiario, e così infatti è stato. La band spazia con grande ampiezza tra i brani dell’ultimo periodo, come “Suicide Society” e “No Way Out”, ma non mancano naturalmente estratti dal repertorio meno recente, come ad esempio “King Of The Kill”, e naturalmente alcuni grandi classici come “W.T.Y.D.” e “Alison Hell”. Nel poco tempo a disposizione, la band di Jeff Waters ha modo anche di presentare un pezzo nuovo di zecca, intitolato “Twisted Lobotomy”.
Si avvicina la mezzanotte ma nessuno ha ancora voglia di ritirarsi nei propri accampamenti. I Crowbar quindi hanno modo di appesantire ancora le sonorità grazie al loro muro sonoro potentissimo e incombente. Anche in questo caso la band predilige estratti dal repertorio del passato, con “High Rate Extinction” in apertura, “Conquering” e “Existence Is Punishment”, e solo qualche pezzo pià recente, come “Plasmic and Pure”.
Mambo Kurt, che chiude le esibizioni della prima giornata, è uno di quei personaggi ricorrrenti a Wacken, per non dire immancabili, che mettono in luce la seconda personalità del pubblico tedesco, quel lato terribilmente tamarro che in un primo momento sconcerta e dal quale poi è impossibile non essere coinvolti. Non c’è neanche bisogno di capire le battute (ovviamente in tedesco) che Mambo Kurt con i suoi completi sgargianti è solito fare per essere coinvolti nell’atmosfera goliardica che avvolge presto tutto il Bullhead City Circus. Per chi non lo conoscesse, Mambo Kurt è un musicista e comico tedesco che esegue all’organo cover di classici rock e hard rock stravolgendo il loro stile. Ovviamente non è roba per i puristi e i diehard del metallo, ma Wacken è un posto magico anche per questa sua capacità di farci piacere cose per le quali, nel mondo esterno, di solito rabbrividiremmo di disgusto. La prima giornata è quindi un successo totale.