Presentandosi con le novità sostanziali della presa in carico da parte del leader Haruspex (Michele Valentini) anche delle linee vocali (fino allo scorso anno affidate a Simone Scocchera, ora negli Shadow Throne) e di una nuova etichetta a supporto della band (la Extreme Metal Music), “Ciclope” rischia di alimentare aspettative di rottura anche dal punto di vista musicale. I Voltumna rimangono invece fedeli ad un concetto di black death tradizionale in cui la fascinazione per storia e mitologie locali (a differenza di altri gruppi abituati ad esplorare i medesimi territori, come ad esempio i Selvans) si limita ai testi. Certo, il passaggio di testimone al microfono ha imposto una decisa discesa verso ottave più basse (oggettivamente più adatte allo stile dei viterbesi), e qua e là fanno capolino con maggiore decisione tastiere di taglio new wave ad ingentilire i pezzi (curiosamente vicine ai Litfiba di “17 Re” quelle del brano di punta “The Megalithic Circle”), ma nulla che faccia pensare ad un brusco cambio di rotta.
Quello che conforta del disco (escludendo un esperimento in italiano, “La furia dei ciclopi” sul quale preferisco soprassedere) è una maggiore sicurezza rispetto al passato, sia nella scrittura che negli arrangiamenti, sicurezza che li porta a scrivere alcuni dei migliori brani del loro repertorio: il singolo già citato (un magnifico incitamento al moshpit), una stordente “Cosmos” dal deciso sapore black metal, la melodia avvolgente di “Collapsed Island” che si dibatte alla mercé di crudezze ritmiche e “Hybris”, tagliente quanto le chitarre che la attraversano. Un buon lavoro, insomma, questo “Ciclope”, che testimonia lo stato di salute dei Voltumna nonostante i cambi di line-up ed il tempo che passa; un disco che sarebbe meglio godersi, in ogni caso, sotto il palco di qualche festival.