Originario del Sud Africa, dove ha già pubblicato due album, Werner “Vern” Daysel è un cantante e polistrumentista che trasferitosi negli Stati Uniti e disbrigate le pratiche per l’immigrazione si è messo subito al lavoro per suonare dal vivo, avviare collaborazioni con altre band e realizzare in completa autonomia il suo terzo disco, intitolato “Call Of The Wild”. E qualora tutto questo non fosse sufficiente a restituire la fierezza operosa del personaggio, l’immagine di copertina che lo ritrae semi-immerso nelle acque, con gilet e cappello, potrebbe dare la spallata decisiva per convincervi a concedere almeno un ascolto a questo artista innamorato del Southern Rock. Nonostante l’immagine ruspante e coerente con la storia dell’uomo che si è fatto da solo, Daysel non solo ha un’agenda fitta di concerti che farebbe invidia a molte band blasonate, ma è già stato scoperto dalle stazioni radio di mezzo mondo e dall’industria dello spettacolo, che ha usato alcune delle sue canzoni per programmi televisivi e film. Una dimensione questa che, senza nulla togliere alla chiara genuinità del personaggio, porta comunque le aspettative ad un livello più elevato. “Call Of The Wild”, però, non parte propriamente col botto: per quanto dotata di un bel riffing di chitarra, la canzone di apertura è un episodio piuttosto tranquillo che aspira a farsi canticchiare mentre si è alla guida o si scrive una recensione, scorrendo via senza increspature come l’acqua nella quale ritroviamo placidamente ammollo lo stesso Daysel.
Il brio arriva fortunatamente poco dopo, e la prima dose è quella di una “Wild Girl” che – già dal titolo – promette un po’ più di ritmo e cuore: pur senza strafare a livello di testi o arrangiamenti, con questa traccia il disco si incanala sui binari di un rock anche divertente (“Warrior“) e costruito senza risparmiare sulla cura dei dettagli. Se anche la dimensione del disco prodotto interamente da una sola persona potrebbe far storcere il naso ad alcuni, “Call Of The Wild” possiede in realtà tutto lo spessore necessario per cambiare agilmente registro ed atmosfera, concedendosi episodi più riflessivi ed atmosferici (“Bandit’s Road” è certamente efficace), altri sognanti e malinconici (“Chasing The Moon”), tutti interpretati con una voce graffiante ed appassionata che al southern calza, neanche a dirlo, a pennello. E se c’è una cosa che proprio non manca al terzo disco dell’artista sudafricano, questa è proprio l’atmosfera: non che la lente polverosa attraverso la quale tutte le sue storie sono raccontate costituisca una sorpresa, ma la consistenza della maggior parte di queste canzoni (“Gold Digger”) va ben oltre lo strato superficiale di un filtro Instagram applicato con un clic: qui sabbia, asfalto tremolante e quella lentezza alla quale certi soli ti costringono (“Drift Away”) sono amate ed inseguite, raccontate con il dettaglio e la passione e la speranza (“Rain”) di un artista che con la durezza degli elementi ha stabilito un patto che lo invita a muoversi, a creare, a vivere. Un artista dotato di una voce perfetta e sufficiente per raccontare le sue nostalgie ed i suoi deserti (anche interiori, in “Chasing Ghosts”), ma non meno capace quando si tratta di suonare ogni tipo di strumento, dalle sei corde alla batteria, produrre un disco e gestire la propria carriera alla ricerca di un sogno direttamente proporzionale alla distanza che lo separa da casa.
La durata degli stessi brani, che raramente si attestano sotto ai quattro minuti, è anch’essa un (superficiale) indicatore di quanto ognuno di essi sia per Daysel un’occasione per dipingere un quadro a se stante fatto di chitarre languide, lontani sonagli e deliziosi assoli, ricombinati ad arte affinchè – senza mai abbandonare il genere al quale fieramente appartiene – il disco possa offrire anche quel minimo di varietà capace di stuzzicare gli amanti del rock nelle sue più diverse e plastiche forme. Con i suoi quarantotto minuti di ottima musica, composta e registrata nell’arco di quattro anni, “Call Of The Wild” condivide il titolo con il primo album cowpunk dei miei amati D-A-D (1986) e regala esattamente quel tipo di esperienza personale ed immediata che ti aspetteresti dopo aver visto la sua cover e letto un paio di informazioni riguardo alla vita di questo giovane artista, che puoi contattare tramite email e telefono proprio come faresti con un amico. “Vern Daysel is a Southern Rock musician from South Africa”, dice il suo sito. Ed ascoltandolo all’opera si capisce perché, in fondo, per fare amicizia con lui e la sua musica non è necessario aggiungere altro.

Etichetta: Lions Pride Music Anno: 2023 Tracklist: 01. Feed Me 02. Wild Girl 03. Bandit’s Road 04. Call of the Wild 05. Gold Digger 06. Drift Away 07. Cougar 08. Chasing the Moon 09. Rain 10. Chasing Ghosts 11. Warrior Sito Web: facebook.com/verndaysel |