La solita roba, nel bene e nel male.
Come gruppo, i Vanden Plas sono affidabili: qualsiasi album fanno, è facilmente prevedibile che suonerà come una versione semplificata dei Dream Theater, con meno cambi di tempo e sbrodolamenti strumentali e più coerenza nel songwriting, essendo soliti scrivere canzoni più concise e accessibili. La loro storia la sappiamo già: si formarono e cercarono di sfondare negli anni 80, ma non riuscendoci (pubblicarono solo un singolo in quella decade), attesero quasi un decennio e debuttarono nel 1994, e già da allora i paragoni con il ben più famoso gruppo di Long Island erano inevitabili. Col tempo, i Vanden Plas hanno continuato la loro carriera pubblicando dischi a cadenza regolare, lavorando nell’ambiente del teatro, componendo opere teatrali rock (alcune tratte dai loro album) e suonando/recitando in altrettanti musical già conosciuti, tra cui Jesus Christ Superstar e Rocky Horror Show: insomma, si danno un bel da fare, non solo in ambito discografico.
Il 2019 segna l’uscita di “The Ghost Xperiment – Awakening”, il primo capitolo di un concept come lo era stato “Chronicles of the Immortals”: la sua durata concisa, 6 tracce per 46 minuti, ne permette la fruibilità come un ascolto separato. Il concept è la storia di un personaggio, Gideon Grace, che cerca di sconfiggere demoni e ombre, metafore della disperazione causata dalla morte del suo amore, Ivy: nel primo capitolo, Gideon legge alcuni libri di metafisica in una biblioteca, e da essi apprende delle arti magiche e oscure. Nel tentativo di combattere i suoi problemi, però, apre uno squarcio dimensionale da cui è accessibile l’Inferno… e la trama si ferma qui.
La prima scarica di headbanging arriva con il riff iniziale di “Cold December Night”, usato e stra-abusato in molte soluzioni in stile Slayer: la situazione diventa meno piatta nel resto della canzone, specialmente nel ritornello, che dà ampio respiro agli accordi, e nel bridge a base di arpeggi sospesi e sezioni leggermente thrash. “The Phantoms of Prends-Toi-Garde” segue arrangiamenti con groove tempestosi e riff in stoppato ormai diventati uno standard nella carriera dei Symphony X, e lo stesso destino accade a “Three Ghosts”, dopo il suo inizio come ballad abortito al secondo minuto. “Devils’ Poetry” se la prende più comoda, con una struttura leggermente più dinamica e varia, includendo tastiere con cori, doppi riff di chitarra in overdub, un bridge che esaurisce la propria violenza in un minuto e una sezione più calma con emulatori di clarinetti, arpe e tromboni che ricorda molto le colonne sonore dei blockbuster del decennio scorso. “Fall from the Skies” segue un simile andamento con influenze più tendenti ai Black Sabbath e un bridge meno efficace, mentre la title track è leggermente più vistosa e pomposa a livello melodico.
Come già detto in apertura, i Vanden Plas stanno scrivendo un album che non apporta nessuna novità in ambito compositivo o stilistico del gruppo, ma anzi continua a mostrare le loro peculiarità a metà strada tra hard rock anni 80 (le loro influenze principali erano quelle, in fin dei conti) e la variante più semplice del progressive rock dei Marillon e dei Magnum. Le strutture sono dilatate e curate, ma tutt’altro che complesse, gli arrangiamenti appaiono di classe e completi ma c’è una cattiva tendenza a riciclare progressioni e soluzioni ritmiche quasi identiche in tutte le tracce, e la caratteristica voce di Andy Kuntz continua a sfruttare le stesse intonazioni e gli accenti di James LaBrie, pur essendo più limitata come range e con un timbro più intubato. “The Ghost Experiment – Awakening” non è il capolavoro sfonda-barriere che era “The Seraphic Clockwork”: è un album semplice, leggero e monotono, che probabilmente è un indizio di come suonerà il prossimo capitolo.
Etichetta: Frontiers Records Anno: 2019 Tracklist: 01. Cold December Night 02. The Phantoms of Prends-Toi-Garde 03. Three Ghosts 04. Devils' Poetry 05. Fall from the Skies 06. The Ghost Xperiment |
pero’ se non ti piacciono vai a recensire qualcos’altro no?