Apprezzati autori di un prog metal melodico e raffinato, nonostante i Vanden Plas siano attivi dalla metà degli anni ottanta “Live & Immortal” rappresenta il primo video di lunga durata pubblicato ufficialmente dalla band. Registrato a Kaiserslautern nel 2016, il disco – disponibile anche in Blu Ray e vinile dorato – offre quasi due ore di musica che attingono prevalentemente dai due album “Chronicles Of The Immortals: Netherworld” del 2013 e 2014, senza però tralasciare alcune tracce che in precedenza non erano mai state eseguite dal vivo. Non manca naturalmente una manciata di grandi classici, come “Iodic Rain” (da “Far Off Grace”, del 1999), “Postcard To God” e “Christ 0” (entrambe da “Christ 0”, del 2006) e “Holes In The Sky” (da “The Seraphic Clockwork”, 2010). Se precisione esecutiva, potenza e melodia sono quello che ci si aspetta dalla band fronteggiata da Andy Kuntz, allora “Live & Immortal” è destinato a fare la felicità dei fan vecchi e nuovi, qualunque sia il formato nel quale si decida di goderne. Registrato dallo storico ingegnere del suono della formazione tedesca, Markus Teske, il doppio disco restituisce fedelmente quella dimensione grave e drammatica che ogni membro dei Vanden Plas sente evidentemente propria, se è vero – com’è vero – che tutti i membri della band sono stati coinvolti in progetti teatrali e musical rock come Jesus Christ Superstar, Evita, La piccola bottega degli orrori e The Rocky Horror Show.
Lo stesso gusto per la narrazione, graziata da frequenti e luminosi aperture, lo si ritrova a partire dalle prime note di “Godmaker”, brano che alterna alla pesantezza elettrica delle ritmiche la leggerezza delle tastiere e dei cori accompagnati con entusiasmo dal pubblico di casa. La stessa alternanza tra trame dense e sincopate con altri momenti nei quali i cieli si schiariscono rappresenta in un certo senso il marchio di fabbrica del quintetto, unito ad un ricorrente interesse per le tematiche religiose e spirituali: nonostante il genere proposto non si possa definire come Christian metal, è tuttavia indubbio che ciascun membro si è dichiarato/dimostrato coinvolto in un percorso di tipo religioso (il tastierista Günter Werno ha composto dei lavori per la chiesa tedesca, ad esempio; il cantante Andy Kuntz ha più volte indicato Gesù come uno dei fattori più importanti della propria vita mentre il chitarrista Stephan Lill ha ribadito in più occasioni l’importanza dell’immaginario e dei concetti religiosi per la produzione dei tedeschi). Qualunque siano gli interessi e le ispirazioni, i Vanden Plas sono riusciti a plasmare negli anni uno stile estremamente personale e riconoscibile, in grado di dare al loro prog una forma coinvolgente e facilmente comprensibile, grazie all’ariosità delle aperture melodiche (“Frequency”), alla cura certosina delle sonorità (spesso leggere ed in contrasto con la pesantezza delle ritmiche), ad un gusto per il materiale classico che riescono ad innestare senza forzature all’interno di strutture di chiara ed inadulterata provenienza metal (“I Can See”). Grazie al tocco esperto col quale questa fusione si realizza nei loro dischi, pesanti ma senza risultare pesanti alle orecchie degli ascoltatori, i tedeschi possono proporre tracce di apertura alare anche consistente – spesso attorno ai sette minuti – senza però annoiare. Ogni brano è una mini-suite eseguita con precisione tipicamente teutonica ma anche con un’abilità di pennello che la rende un quadro da scoprire e riscoprire ad ogni ascolto (“Scarlet Flower Fields”), anche grazie alla qualità di un lavoro tecnico svolto da Teske che si pone davvero su un altro pianeta rispetto ad altre produzioni di contenuto più terreno proposte da Frontiers… al punto che persino i file compressi forniti per la recensione suonano divinamente.
Pulito, raffinato, scandito con precisione ma anche elaborato con il cuore: potremmo descriverlo così lo stile di molto prog tedesco (penso anche agli indimenticati Sieges Even dell’eccellente “The Art of Navigating by the Stars”), del quale i Vanden Plas si confermano interpreti originali e di primissimo ordine. Nonostante “Live & Immortal” non si proponga di rappresentare il compendio definitivo né di spaziare lungo l’intera discografia della formazione di Kaiserslautern, le scelte operate qui sono perfette per restituire un’immagine fedele delle abilità e delle sensibilità che infondono ogni momento della performance (“Diabolica Comedia”). Confezionato con cura, ricco di momenti intensi e melodie trascinanti (“Holes In The Sky”), capace di scuotere ed accarezzare con la stessa pennata, questo disco non potrà probabilmente essere definito necessario in senso stretto, ma la sua qualità intrinseca lo rende decisamente appetibile agli amanti dei live, ai cultori delle esperienze audiovisuali ed a quanti ricercano un concetto di eleganza assoluta capace di andare oltre le definizioni di genere, e la banalità di molto quotidiano.