L’occasione di poter vedere in concerto i propri due gruppi preferiti fra quelli ancora in attività, un giorno dopo l’altro, non è da sempre, e si è presentata nel 17 e 18 ottobre a Milano, con Deep Purple e Uriah Heep. Se della data milanese dei Deep Purple se ne parla altrove (chi scrive li ha anche visti a Zurigo un paio di giorni prima, qui il live report: ) andiamo a raccontare il concerto degli Uriah Heep.
La band inglese festeggia, con due anni di ritardo da pandemia, il 50° anniversario dalla fondazione e dal debutto discografico, il leggendario “Very ‘eavy… Very ‘umble” datato 1970, con un tour diviso in due set: la prima ora in acustico, e poi il resto in elettrico. La data italiana non ha fatto eccezione a questa impostazione, e in un teatro Dal Verme in buona parte riempito, con in entrata una sorta di museo della band con memorabilia comprendenti tutto il periodo della loro attività, puntuale ha avuto inizio la celebrazione. Spente le luci, in uno schermo alle spalle degli strumenti musicali, è stata proiettata una carrellata di auguri fatti da prestigiosi colleghi musicisti. Def Leppard, Blue Oyster Cult, Vanilla Fudge, Deep Purple, Toto, Kiss, Nazareth, Ultravox, Thin Lizzy, Europe, Alice Cooper, Rod Argent, Joe Lynn Turner, Jethro Tull, Iron Maiden, Status Quo, Diamond Head, Saxon, Judas Priest, presenti al completo o solo con alcuni o un membro, hanno tributato gli Heep con parole di stima e amicizia, segno di quanto di bello e importante hanno lasciato, e continuano a lasciare, anche fra i colleghi. È poi entrata la band per eseguire una carrellata di brani del loro repertorio più acustico, fra grandi classici quali “Free Me” (dedicata a John Lawton), “Rain”, il medley fra “The Wizard”, “Paradise” e “Circle of Hand” e altri meno scontati, come “Confession” da un album minore come “High and Mighty” e una commovente versione di “Come Away Melinda”, dal loro sopracitato debutto. I brani sono stati presentati da Mick Box, con l’eterno sorriso che si apre così spesso sotto il suo nasone e non può non conquistare chiunque. E nella dimensione acustica hanno fatto un’esibizione a dir poco sensazionale, con esecuzioni sentite e mai sopra le righe, e un Bernie Shaw in forma grandiosa che ha dato voce alla parte più soft della carriera della band. Già così ce ne sarebbe stato abbastanza per andare a casa del tutto gratificati, ma dopo la conclusiva “Lady in Black” e una pausa è arrivata la seconda parte del concerto in elettrico, anticipata anche questa da proiezioni con filmati e foto d’epoca, con una carrellata di tutti i musicisti che negli anni hanno suonato nella band (quanti, purtroppo, non sono più fra noi…), e lì non ce n’è stato più per nessuno.
Fin dall’apertura affidata a “Against the Odds”, gli Heep hanno fatto un concerto tirato, di un’intensità e impatto pazzeschi, senza mollare mai neppure per un secondo, pescando nei vari periodi della loro carriera, con momenti non scontati come per l’esecuzione di una “The Hanging Tree” strepitosa. Un suono d’insieme che hanno in pochi, una coesione, una tensione emotiva e un’intenzione live straordinarie, ottenuta da musicisti totalmente al servizio della band, e che riescono palpabilmente a divertirsi e a divertire. La risposta del pubblico è stata effettivamente a dir poco entusiasta, davanti a un repertorio che ha al solito alternato grandi classici a ripescaggi, da “Stealin’ “ a “Too Scared to Run”, da “ Between Two World” a “Sweet Lorraine”, da “ Rainbow Demon” a “Sunrise” e via fino ad una spettacolare “Free’n’Easy” e la grandiosità di “July Morning”. Gli acclamatissimi bis, con l’eterna “Gypsy” e la finale “Easy Livin’ “ hanno concluso in un tripudio una serata realmente straordinaria, con una band in stato di grazia, che è riuscita a superare il pur altissimo standard della loro resa live (e chi scrive li ha visti in concerto decine di volte). Con la promessa dell’uscita di un nuovo album e di un relativo tour, gli Uriah Heep hanno lasciato un teatro dove l’entusiasmo era giustificatamente alle stelle, per quello che è stato senza alcun dubbio uno dei concerti dell’anno.
Un’altra band storica in due giorni che non riesce proprio a essere pronta per la pensione, dando anzi dei punti un po’ a chiunque. Meravigliosi.
Setlist:
-Circus
-Tales
-Free Me
-Come Away Melinda
-Confession
-Rain
-The Wizard/Paradise/Circle of Hand
-Lady in Black
-Against the Odds
-The Hanging Tree
-Traveller in Time
-Between Two World
-Stealin’
-Too Scared to Run
-Rainbow Demon
-What Kind of God
-Sunrise
-Sweet Lorraine
-Free’n’Easy
-July Morning
-Gypsy
-Easy Livin’