Non riesco a spiegarne il motivo, ma il pulsare quieto di elettricità statica e voci dell’etere che introduce il nono album degli Ufomammut mi riporta alla mente quel “s’alza il vento, bisogna pur tentare di vivere” ossessivamente citato da Miyazaki nel suo ultimo film.
“Fenice” prende il volo con i dieci minuti cangianti di “Duat”, un suono liquido che lentamente prende coraggio e forma, esplode in una sorprendente accelerazione acid figlia dei Primal Scream di “The Vanishing Point” ed infine si assesta su un più tradizionale ritmo sludge. Cinque anni ci sono voluti per assicurare un seguito alla scontrosità di “8” , uno iato di tempo significativamente lungo che ha visto avvicendamenti problematici da assimilare (il membro storico Vita sostituito alle pelli da Levre) e l’esordio solista di Urlo con il progetto The Mon, ma che pure ha rappresentato l’opportunità di ripensare i propri brani, procedere per stratificazione senza tuttavia mai risultare ostici. “Fenice” si libra in volo e nel cielo volteggia elegante con una “Metamorphoenix” che percorre placida le stesse rotte battute anni prima dai God Machine più contemplativi, oppure si misura con le melodie arcane degli Aerial Wind per poi calare minacciosamente in picchiata in un infuocato stoner (la mini-suite “Psychostasia”).
Passati i due terzi dell’album il panorama si inaridisce, anche l’aria scarseggia, e da un tempo lontano giungere il dittico finale “Pyramid/Empyros”, con il passo dei Melvins alle prese con gli Earth. Con “Fenice”, i tortonesi Ufomammut regalano agli ascoltatori un lavoro complesso ma al tempo stesso accessibile, il portale d’accesso ideale per il loro mondo. Un disco essenziale per il loro cammino ultraventennale e per questo 2022.

Etichetta: Neurot Recordings Anno: 2022 Tracklist: 1. Duat 2. Kepherer 3. Psychostasia 4. Metamorphoenix 5. Pyramind 6. Empyros Sito Web: http://www.ufomammut.com/website/ |