Ormai da qualche mese c’è un po’ di Italia nei Twilight Force, la band svedese che ha fatto del power metal all’insegna del fantasy più sfacciato il suo marchio di fabbrica.
Alla vigilia dell’uscita del nuovo album di studio “Dawn of the Dragonstar”, abbiamo incontrato il nuovo vocalist del gruppo, l’italianissimo e poliedrico Alessandro Conti, di ritorno da Falun. Neanche il tempo di riabituarsi al caldo di Milano, che abbiamo riportato un simpaticissimo Allyon (questo il suo stage name) alle foreste incantate dei Twilight Force, tra un drago a molte teste e una spada immortale.
Ciao Ale, innanzitutto grazie del tempo che ci stai dedicando! Partiamo dall’inizio, sei entrato a far parte dei Twilight Force nel 2018. Com’è nata questa collaborazione?
Grazie a te! Tutto è nato perché i Twilight Force sono dei grandi fan dei Rhapsody e di Luca Turilli, per cui nei miei anni con Luca ci siamo incontrati due o tre volte ed è nata una sorta di stima reciproca. Quando Chris, il loro precedente cantante, è andato via, io ero libero da impegni perché si stava prospettando la reunion dei Rhapsody poi sfociata nella nuova band di Luca e Fabio; Nuclear Blast ci ha messi in contatto ed è stato tutto abbastanza naturale, dato che il genere musicale è abbastanza simile e anche il fatto di avere la stessa etichetta, naturalmente, ha giocato la sua parte.
“Dawn Of The Dragonstar” è il terzo disco della band e il primo con la tua partecipazione. Come descriveresti questo album?
L’album è molto melodico, molto veloce, ricalca abbastanza gli stilemi dei primi due e forse è ancora più orchestrale rispetto ai lavori precedenti. In alcune cose ho ritrovato dei brani che potevano essere dei Luca Turilli’s Rhapsody e questo mi è piaciuto molto perché mi ha dato un certo filo conduttore, anche se la band ovviamente ha una sua precisa personalità. I Twilight Force sono un gruppo che sa scrivere, nel disco troverete dei grandi ritornelli, molto melodici, ma anche parti davvero elaborate. Insomma, ce n’è per tutti i gusti.
A che punto ti sei inserito nel processo di scrittura e registrazione del disco?
Io sono arrivato praticamente a disco già scritto, sono stato in Svezia una decina di giorni a registrare e abbiamo adattato qualcosa alla mia voce, ma il lavoro era già stato fatto. Bisogna dire però che la band aveva scritto i pezzi già nell’ottica di avere me come cantante, per cui se non tutto, almeno metà album era stato già pensato con me alla voce.
Ho letto che ogni brano racconta una storia che affonda sempre le radici nel mondo del fantasy, dei miti e delle leggende. Cosa puoi dirmi dei vari pezzi che compongono il disco? C’è una linea guida comune?
Si tratta di brani fantasy piuttosto separati l’uno dall’altro, che però si adattano ad una certa atmosfera. C’è una certa differenza nei temi, “Hydra” ad esempio ha atmosfere piratesche, mentre altri brani hanno influenze più orientali; il contesto è sempre quello fantasy, ma con un certo colore “regionale”: “Blade Of Immortal Steel” ha melodie giapponesi e parla di una spada magica in un contesto che ricorda quello dei samurai. C’è molta varietà in questo disco, direi più che in quelli precedenti.
Lo stile dei Twilight Force ha delle caratteristiche peculiari rispetto alle tue altre band e progetti, penso ad esempio agli abiti di scena in stile medievale: come ti trovi (letteralmente) in queste vesti?
Bisogna calarsi nel ruolo, dato che i Twilight Force puntano molto sull’elemento scenico, che però va preso come tale. È uno show e quando suoni in una band del genere è quasi come recitare un ruolo in teatro. Si tratta di una cosa non tanto usuale nel metal attuale, anche se sempre più metal band stanno adottando stili differenti, ma non abbiamo inventato niente di nuovo: basta pensare ai Kiss.
Diciamo che in questo modo è più facile dare un marchio riconoscibile alla band e abbracciare una fanbase precisa. Già da prima che arrivassi io, i Twilight Force erano quasi una compagnia dell’anello, con il mago, il druido, l’elfo, e quindi ci rivolgiamo agli amanti del fantasy classico, fino ad arrivare al livello del cosplayer. La cosa più bella è che i fan più accaniti arrivano ai concerti vestiti dal loro personaggio preferito, creando un crossover tra cosplay e musica che secondo me è una cosa nuova e interessante. È bello vedere i più giovani che arrivano molto carichi ai nostri show e questo testimonia una partecipazione molto importante.
Come hai accennato anche tu, in ambito power metal molte band stanno adottando uno stile molto visuale (penso ai Sabaton, Powerwolf, Twilight Force, Gloryhammer e altri). Secondo te come mai? E non c’è il rischio che una certa parte del pubblico non voglia andare oltre questa componente estetica?
Guarda, il rischio non è reale, perché la priorità sarà comunque sempre la musica: se una band fa schifo, anche se si veste con costumi credibili rimarrà una band che fa schifo, anzi forse sarà ancor più ridicola. Per una band credibile invece, l’utilizzo di costumi contestualizzati, come ad esempio nel caso dei Sabaton con il tema della guerra, è un valore aggiunto ad una musica che comunque è prodotta bene, per quanto possa piacere o meno. È vero che questa cosa si sta portando un po’ all’estremo, ma secondo me sempre in modo molto professionale e quindi anche godibile per lo spettatore, che non paga il biglietto solo per ascoltare la musica: anche se, ripeto, questa rimane la parte principale. Comunque, come ti dicevo, l’hanno già fatto in tanti in passato, dai Kiss ai Manowar, che adottavano costumi già 30 anni fa ed erano credibili perchè la loro musica spaccava.
Dimmi un po’ come è nato il tuo stage name, “Allyon”.
Abbiamo buttato giù un po’ di nomi: devi sapere che io vengo chiamato da tutti “Alle”, che in Emilia Romagna è il diminutivo del mio nome, Alessandro (mentre “Ale” è il diminutivo di Alessio, probabilmente siamo gli unici a fare questa distinzione in Italia!). Volevamo uno stage name che riprendesse Alle in chiave fantasy, da cui Allyon.
Naturalmente tu sei coinvolto anche in molti progetti paralleli; dove trovi il tempo e l’ispirazione per tutte queste attività?
Oltretutto non è nemmeno il mio lavoro principale, perchè nella vita io faccio il tatuatore. Ti dirò, alla fine basta non guardare la TV!
A parte scherzi, la musica mi impegna totalmente in brevi fasi della mia vita: quando vado a registrare, ho magari una settimana di preparazione vocale intensa per preparare i pezzi, poi un’altra settimana o dieci giorni per registrare e poi posso staccare; ovviamente il mio strumento vocale è sempre allenato, se pensi che con i Trick Or Treat suoniamo almeno un paio di concerti al mese, ma quando devo staccare lo faccio e torno alla mia vita di tatuatore.
Ho basato la mia vita su questi due binari ed ecco perché sono un libero professionista, non potrei mai fare un lavoro che mi richieda di timbrare un cartellino! Però non posso dire che sia difficile, ormai mi viene molto naturale.
Oltre ad essere un musicista, sei anche un grande appassionato di fumetti. Stai leggendo qualcosa ultimamente che sentiresti di consigliare ai lettori che hanno la tua stessa passione?
Non sono un super appassionato di manga, mio fratello è uno dei più grandi collezionisti Marvel d’Italia e quindi su quello sono abbastanza sul pezzo, però in termini di prodotti giapponesi preferisco gli anime, a parte le serie di manga più importanti come I Cavalieri Dello Zodiaco o Dragon Ball. Recentemente ho rispolverato qualche serie su Netflix, da L’Attacco Dei Giganti a Lost Canvas, fino a Seven Deadly Sins di cui mio figlio è super fan e che è obiettivamente carino!
Il problema è che la qualità è alta e ci sono tantissimi lavori, peraltro fatti molto bene. In Giappone questa è un’economia incredibile e sono i numeri uno anche a livello di sceneggiatura, scrittura e musiche, che sono davvero incredibili. Le sigle di alcuni anime giapponesi sono dei bellissimi brani metal e quindi incontrano anche questo pubblico: pensa se in Italia avessimo avuto quelle sigle lì, ci sarebbero stati i Trick Or Treat al posto di Cristina D’Avena!
Quali sono i futuri piani live della band? Sarete in tour per la promozione del disco? A questo punto dobbiamo aspettarci una data in Italia!
Lo spero bene! Quest’estate saremo impegnati in alcuni festival e verso fine anno o inizio del prossimo dovremmo riuscire ad imbastire un tour; non ti nascondo che un po’ dipenderà dall’accoglienza dell’album da parte del pubblico e della stampa: la band è in continua crescita pur essendo ancora emergente, ma con il cambio di cantante e l’uscita del nuovo disco siamo ad un punto chiave, è un po’ la prova del nove. Però Nuclear Blast ci sta dando tanta fiducia, per cui sicuramente suoneremo e di certo anche in Italia.
