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The Poodles – Recensione: Tour De Force

Chi ha avuto modo di vedere i The Poodles dal vivo si ricorderà di certo il loro carisma sul palco, il trasformismo di Jakob Samuelsson alla voce e i loro brani dai ritornelli accattivanti e moderni. Nei relativamente pochi anni di carriera alle loro spalle, questi svedesi hanno saputo costruirsi un solido sentiero alle spalle, di cui “Tour De Force”, il quinto album, è una pietra in più che consolida il percorso già intrapreso.

La caratteristica principale di “Tour De Force” è lo spazio quasi inesistente per i brani lenti; la prima metà dell’album è dominata da ritmi veloci, da ritornelli semplici da memorizzare, accompagnati da una giusta dose di cori e da un po’ di assoli di chitarra di buona caratura, un’atmosfera che si spezza solamente con “Leaving the Past to Pass “, che invece è accompagnata prevalentemente da piano e archi. Dopo questa interruzione appropriata, si riprende con l’acceleratore a tavoletta, situazione interrotta, ma solo in parte, da “Kings & Fools” con il suo insolito intermezzo in levare, dopodiché è una corsa a pieno regime fino alla fine. Nel complesso, “Tour De Force” conferma la giusta strada intrapresa dai The Poodles lungo la strada dell’hard rock moderno, ne consolida le capacità in sede di composizione e il buon livello di originalità di tutta la struttura dei brani. Su tutto domina incontrastata la voce di Samuelsson, flessibile e capace di adattarsi a tutti i contesti allo stesso modo. Forse solo nel finale si avverte qualche cedimento, in particolare su “Miracle”e “Goodspeed”, che non  hanno nessuna spinta  particolare per emergere fra gli altri, ma in generale il risultato è più che apprezzabile sotto tutti i punti di vista.

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