Thy Art Is Murder + Whitechapel: Live Report della data di Milano

Questo live report esce in ritardo, cosa di cui ci scusiamo. Come potrete vedere proseguendo nella lettura, chi non era presente noterà che la serata è stata caratterizzata da alcune problematiche a livello di resa sonora, abbastanza inconsuete in un locale come l’Alcatraz. Questo ci ha portati a prendere in esame un po’ più nel dettaglio le reazioni di altri partecipanti al live, oltre alla risposta diretta del locale contro accuse lanciate da alcuni sulla resa sonora, per provare a capire se solo noi avessimo avvertito determinate problematiche.

Il 14 ottobre 2023 posso dire senza alcun dubbio di aver assistito, a livello acustico, al peggior concerto della mia vita. Ma andiamo con ordine: la partenza è stata tragica. Per via di eventi sportivi straordinari sul Garda, invece di metterci la classica oretta e mezza di auto per arrivare a Milano ne ho impiegate quasi quattro. Parcheggio molto “alterato”, con ormai gli Spite già scesi dal palco B dell’Alcatraz, ma fortunatamente ho ancora ben presente il loro fantastico set dell’anno scorso al Never Say Die Tour in supporto ai Suicide Silence. Peccato sarà per la prossima volta.

FIT FOR AN AUTOPSY

Mi preparo dunque per l’esibizione della band successiva, i Fit For An Autopsy che nel corso degli ultimi due anni hanno scalato classifiche e cuori di tantissimi amanti della musica death-core. …Oh What’s The Future Holds” è un album che ha sancito in modo netto il loro calibro ed è sempre in rotazione nei miei ascolti. Non potevo quindi che saltare di gioia nel sentire “A Higher Level Of Hate” aprire le danze portando il sottoscritto, dopo parecchi anni, nella zona del pogo. Seguiranno tutte le loro più importanti hit come “Black Mammoth” e “Savages”. Purtroppo però le ho potute riconoscere solo perché mi sono recato su internet a leggere la scaletta, infatti l’audio era osceno. Un mix vomitevole di bassi e suoni distorti, culminati con un sonoro mal di testa nonostante sia uno che utilizza i tappi per le orecchie. Anche dai video in mio possesso il mix risulta incomprensibile. Un risultato imbarazzante, sopportato in modo fastidioso per tutto il set, fino alla sua conclusione con “Far From Heaven”. Tolto questo aspetto che si trascinerà in maniera peggiore con i Whitechapel, i FFAA non mancano di carisma e cattiveria sul palco inneggiando continui pit e aprendo spesso e volentieri spazi enormi sotto lo stage. Effetti luce e scenografia minimale, perché è innegabile come questa band presti più attenzione alla performance che al contorno. Se non li avete ancora visti figli miei, la prossima volta dovete essere tutti presenti. 

Setlist:

01- A Higher Level Of Hate

02- Black Mammoth

03- Savages

04- The Sea Of Tragic Beasts

05- Hellions

06- Pandora

07- Far From Heaven

WHITECHAPEL

Se, come detto poc’anzi, con i FFAA il suono era parecchio sgradevole, incredibile ma vero, con i Whitechapel si riesce a fare peggio. Posso dire senza timore che non ho capito niente in tutta la loro esibizione. Un tappeto melmoso causato dalla doppia cassa che soffocava qualunque altra cosa, aumentando in modo esponenziale il fastidio provocato con l’esibizione precedente. Io ho “visto” Phil Boezman, ma non ho mai sentito la sua voce. Che senso ha quindi giudicare una band che non ho potuto comprendere le note che stava suonando? Mi chiedo: i fonici non si sono resi conto dello scempio in atto? Come posso darvi le mie impressioni se oggettivamente non ho compreso una sola canzone? Come al solito performance scolastica, perentori e sicuri, anche se li ho trovati un pochino statici rispetto alle precedenti volte in cui li ho visti dal vivo. Non sono riuscito a godermeli proprio per i motivi sopracitati, che mi hanno portato a discutere con alcuni “vicini di concerto” e ascoltare la loro opinione circa quanto stava accadendo. Di sicuro nei momenti salienti del loro set, ad esempio durante “The Saw Is The Law” o le conclusive ed inaspettate “Prostatic Fluid Asphyxiation”, “This Is Exile” la folla ha lanciato grida di gioia, io un po’ meno perché non sapevo che erano quelle le canzoni protagoniste. Non la loro miglior esibizione in generale che abbia potuto vedere, anche senza considerare l’aspetto dei suoni, li aspetto al varco la prossima volta. 

Setlist:

01- I Will Find You

02- A Bloodsoaked Symphony

03- The Saw Is The Law

04- We Are One

05- Forgiveness Is Weakness

06- Doom Words

07- End Of Flesh

08- Prostatic Fluid Apshyxiation

09- This Is Exile

THY ART IS MURDER

Abbiamo fatto 30, ormai facciamo 31 ormai: che cosa ho visto? Se avessi saputo prima cosa sarebbe successo una volta giunto all’Alcatraz, sarei rimasto a casa. Da un lato la situazione audio “migliora”, ma non così tanto, dall’altro perdiamo il carisma di CJ per trovarci sul palco il nulla cosmico. Le mie impressioni su quanto accaduto recentemente nella band australiana le conoscete e non mi dilungo, quello che posso dire è che l’impatto di Tyler Miller sul palco è stato moscio, monocorde e ininfluente, come quando lo vidi cantare con gli Aversions Crown. Non basta presentarsi da duro con il giubbotto antiproiettile, devi anche importi fisicamente e mentalmente con una folla abituata a determinati atteggiamenti, ma non vorrei risultare ripetitivo. 

Destroyer of Dreams”, “Slaves Beyond Death” & “Death Squad Anthem” sono state urlate come un cane in preda alla rabbia senza intonazione e senza metterci anima. Un’esibizione visivamente e strumentalmente eccellente, con luci ed effetti da top band ma con un frontman di seconda, se non addirittura di terza, fascia. L’acustica pian piano sembra migliorare, ma il problema della cassa della batteria rimane, e quando parte copre gran parte degli altri strumenti, anche se un minimo si riesce a comprendere. Colori, nebbie e qualche coriandolo cercano di immergere gli ascoltatori nelle tematiche delle canzoni, portando i presenti ad eccitarsi con “Holy Wars” e il suo intro di chitarra. Anche per “The Purest Strain Of Hate”, con tutto il locale illuminato da luci rosse, ha un suo perché, ma purtroppo le timbriche di Miller rovinano tutto. Un grosso peccato e rammarico, ormai i TAIM si dissolvono nella nebbia delle band qualunque senza più l’ingrediente segreto; cito inoltre un paio di stecche e dimenticanze durante “Human Target” e “Keres”, che aggiungono altro dispiacere ad una serata iniziata storta e finita peggio. Il tutto si conclude con “Reign Of Darkness” e “Puppets Master”, sempre piatte e cantante davvero davvero male.

Se poi vi stesse chiedendo per quale motivo questo report sia uscito così in ritardo, la risposta è presto detta: volevamo capire se io fossi stato l’unico a rendermi conto dell’audio pessimo durante tutto il concerto. Abbiamo aspettato qualche settimana per riscontrare i feedback degli altri utenti, attesa culminata con un post  scritto direttamente dall’Alcatraz, in cui il locale non si assume nessuna responsabilità circa i risultati finali sul mixing. Sinceramente non mi interessa sapere di chi sia la colpa o meno, mi interessa solo lanciarvi una provocazione: vale ancora la pena andare a concerti per spendere soldi e tempo con il rischio di ritrovarsi ancora in questa situazione? Non penso più che ormai la scusa del post-covid regga ancora. A voi l’ardua sentenza. 

Setlist:

01- Destroyer Of Dreams

02- Slaves Beyond Death

03- Death Squad Anthem

04- Make America Hate Again

05- Blood Throne

06- Join Me In Armageddon

07- Bermuda

08- Human Target

09- Holy War

10- The Purest Strain Of Hate

11- Godlike

12- Keres

13- Everything Unwanted

14- Reign Of Darkness

15- Puppet Master

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