La vita cambia, muta il suo percorso in maniera imprevedibile. Come una palla da rugby che rimbalza e viaggia verso direzioni impossibili da prevedere. Rimbalza fino a quando non ci sono mani sicure per ritrovare equilibrio ed una direzione precisa. Finalmente. I Three Days Grace con “Outsider” ritrovano questa strada smarrita in parte nel 2015, al momento del debutto di Matt Walst dietro il microfono dopo la defezione del leader e cantante Adam Gontier.
Un disco che ricompatta una band che rischiava seriamente di perdersi, e che con questo nuovo album cerca di marcare il punto e dimostrare di essere ancora in grado di essere sulla scena. Un ritorno che già si preannunciava positivo, perché i nostri 4 canadesi con “Right Left Wrong” si dimostravano già “presenti sul pezzo”. Canzone lineare, magari anche scontanta per certe soluzioni, ma ficcante e decisa a rimanere in testa dopo il primo ascolto. E proprio dalla prima canzone dell’album quasi si sente il polso di un disco votato all’essenzialità delle canzoni: pochi fronzoli, impatto e coerenza melodica nei quasi 40 minuti di disco.
Bene “Infra-Red”, potente e dal forte appeal radiofonico. Non mi stupirebbe di sentirla in una qualche rotazione radiofonica presto o tardi anche se al momeno non sembrano previsti altri sinboli. Lascia invece l’amaro in bocca “Nothing To Lose But You”, che suona incompleta e slegata. Ci sono dei buoni momenti ma la sensazione di filler è decisamente persistente. Peccato. I quattro canadesi cercando di “buttarla in cagnara” con “Me Against You”, ma è una rabbia di facciata che non colpisce o graffia. Il momento più basso del disco.
Per fortuna i momenti di crisi sono fatti per passare, ed i nostri giocano sul sicuro con “Love Me Or Leave Me”. Canzone emozionale che sembra quasi ricordare le ultime cose dei Linkin Park, ma che riesce a trovare una via piuttosto personale per far risalire la china di un disco che rischiava lo stallo. Avanti verso la risalita con “Strange Days”, che riesce a trascinare l’ascoltatore e rialzare l’asticella della qualità con una canzone giocata tutta sull’impatto di un ritornello perfetto per coinvolgere dal vivo.
Perla del disco “Villain I’m Not”, che unisce tutte le migliori qualità della band in una singola canzone. Impatto, melodia e determinazione. Una bella dimostrazione di bravura che non dispiacerà anche a chi apprezza i Breaking Benjamin. I minuti si avviano verso il termine, e “Chasing The First Time” prova a flirtare con gli ascoltatori proponendo una versione modificata del “concetto di power-ballad”. Il tutto ovviamente condito il salsa nordamerica, dove l’impatto delle voci e delle chitarre recitano la parte del leone in una canzone che parte quasi timida per poi esplodere.
Un disco certamente positivo, ben scritto, prodotto e suonato. Ora però c’è bisogno di recupere quello scatto perso qualche anno fa. Dopo aver rimesso in sesto la band in maniera definitiva ora è tempo di ritrovare quella strada lasciata con “Transit Of Venus”. Un disco con “vista sul futuro”. Ed ora tutti a lavoro.
Voto recensore 6,5 |
Etichetta: RCA Records Anno: 2018 Tracklist: “Right Left Wrong” “The Mountain” “I Am An Outsider” “Infra-Red” “Nothing To Lose But You” “Me Against You” “Love Me Or Leave Me” “Strange Days” “Villain I’m Not” “Chasing The First Time” “The New Real” “The Abyss” |