Recensione: Sounds From The Vortex

“Sounds From The Vortex” è l’album di debutto dei tedeschi The Spirit, un platter uscito nell’Ottobre del 2017 per l’etichetta indipendente Eternal Echoes e che oggi viene ristampato e distribuito su larga scala da Nuclear Blast. Onestemente non capiamo l’interesse della major verso una band come i The Spirit, che (non ce ne vogliano, ma è così) non propongono nulla più di un funzionale bigmani del genere.

Per la cronaca, un black/death melodico che molto (tutto) deve a padri della tradizione come Dissection, Sacramentum, Unanimated, Necrophobic, con qualche richiamo ai Naglfar e ai Watain del periodo mediano. Alla band non manca certo l’attitudine nè una sana convinzione nel progetto, percepibile durante tutto l’ascolto. Tuttavia dovremo fare i conti con soluzioni sonore già sentite in più occasioni che i nostri si limitano a riprendere e riproporre con indubbio mestiere, lasciando per ora da parte la carta della personalità.

Ne risulta un lavoro composto da esecuzioni curate e la dimostrazione di una tecnica esecutiva assolutamente lodevole. Manca ancora però la capacità di piazzare l’affondo, nonostante buoni spunti emergano da tracce come la caustica “Cosmic Fear”, la più ragionata “Illuminate The Niight Sky” e “Fields Of The Unknown”, epica marcia di congedo. La band riesce tutto sommato a mantenere viva l’attenzione bilanciando parti veloci più squisitamente estreme a dei rallentamenti che spesso confluiscono nel mid tempo. Una dose di atmosfera, dettata dagli assoli di chitarra drammatici o da melodie guida poco originali ma di presa fa il resto, dando al disco quel minimo di varietà necessaria a non cadere nella prolissità.

Bravi mestieranti e appassionati esecutori, i tedeschi dovranno fare ancora molta strada per uscire dal campo del mero tributo in cui ancora stazionano. Tutto questo nonostante l’interesse di una label che di certo spingerà molto sul prodotto, presentandoceli come la new sensation del melodic extreme metal. Una cosa che al momento i The Spirit non sono.

Andrea Sacchi

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Poser di professione, è in realtà un darkettone che nel tempo libero ascolta black metal, doom e gothic, i generi che recensisce su Metallus. Non essendo molto trve, adora ballare la new wave e andare al mare. Ha un debole per la piadina crudo e squacquerone, è rimasto fermo ai 16-bit e preferisce di gran lunga il vinile al digitale.

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