Recensione: The Sacrifice Poles

I Sacrifice Poles sono i Cave In, senza aggiunte o sottrazioni di sorta, e questo disco e un’emanazione in (estremamente) bassa fedeltà delle sessioni di registrazione di ‘Jupiter’. L’ispirazione svelata è quella dei Pink Floyd di ‘Live At Pompeii’, ma la forma si allontana da essi spesso e volentieri, incrociando parti già ascoltate nel “disco-madre” con divagazioni psichedeliche più scure ed involute, paradossalmente rese più ricche dalla registrazione su quattro tracce: gli errori, le imprecisioni e l’assenza di produzione emanano un calore viscerale che ci porta più vicino al momento creativo del gruppo. Godibile per chi non conosce i Cave In, in quanto ottimo esempio di psichedelia no-fi, e piacevolmente utile a chi ha ascoltato e magari amato ‘Jupiter’, il progetto Sacrifice Poles è una delle uscite più bizzarre e originali degli ultimi mesi: supera il concetto di out-takes e atterra nel campo aperto del rock strumentale “espanso”. L’ennesima sfida coraggiosa, in sostanza.

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