Necromessiah – Recensione: The Last Hope Of Humanity

Ormai dotati di una certa esperienza ed arrivati gloriosamente al terzo disco i sardi Necromessiah non finiscono però di mostrare il giusto piglio necrotico e sfornano un’opera senza dubbio più matura delle precedenti, ma sempre ben impregnata di sana cattiveria black’n’roll.

Tra bottiglie vuote, black metal primitivo e thrash sporchissimo i nostri confezionano canzoni che forse non varranno loro la fama imperitura, ma che hanno il pregio di mostrare una spontaneità incontestabile, con il conseguente effetto di non stancare.

Attraverso un immaginario infarcito di anticlericalismo e altrettanta sfrenato gusto per la devastazione totale i Necromessiah costruiscono canzoni vincenti e trascinanti come “Returned From Hell”, “Unleash Disorder” o “Arm Your Machine Gun”.

Come potete immaginare non c’è molta varietà all’interno delle singole song e la mirabile abilità della band sta nello scattare da un’accelerazione all’altra attraverso stacchi dal perfetto tempismo che non fanno mai calare l’intensità delle canzoni. Una dote fondamentale visto il contesto stilistico ristretto e che di base i Necromessiah dimostrano di saper sfruttare ottimamente, soprattutto nelle tracce un po’ più lunghe come “Don’t Touch My Glass” (decisamente Motörhead oriented), “Dead Or Alive” o la martellante “Pedo Priest”.

Per chi ama un certo tipo di proposta minimale e “ignorante”, ma pur sempre eseguita e prodotta con qualità, “The Last Hope Of Humanity” è un disco da tenere in assoluta considerazione!

Voto recensore
7
Etichetta: Punishment 18 Records

Anno: 2013

Tracklist:

01. Opening the Gates
02. Returned from Hell
03. Bio Terror Beast
04. Pedo Priest
05. Dead or Alive
06. Kill the Pope
07. Arm Your Machine Gun
08. Don’t Touch My Glass
09. Unleash Disorder
10. Blood Boiler
11. Goat’ N’ Roll


Sito Web: https://www.facebook.com/pages/Necromessiah-Alkoholterrorists/171444929567104

riccardo.manazza

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Incapace di vivere lontano dalla musica per più di qualche ora è il “vecchio” della compagnia. In redazione fin dal 2000 ha passato più o meno tutta la sua vita ad ascoltare metal, cominciando negli anni ottanta e scoprendo solo di recente di essere tanto fuori moda da essere definito old school. Il commento più comune alle sue idee musicali è “sei il solito metallaro del cxxxo”, ma d'altronde quando si nasce in piena notte durante una tempesta di fulmini, il destino appare segnato sin dai primi minuti di vita. Tra i quesiti esistenziali che lo affliggono i più comuni sono il chiedersi il perché le band che non sanno scrivere canzoni si ostinino ad autodefinirsi prog o avant-qualcosa, e il come sia possibile che non sia ancora stato creato un culto ufficiale dei Mercyful Fate.

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