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The Flower Kings – Recensione: Look At You Now

Già presenti – ma mai davvero recensiti – sulle pagine del nostro sito, i Flower Kings sono una band formata venticinque anni fa dal chitarrista e cantante svedese Roine Stolt, un musicista che abbiamo già visto all’opera con Jon Anderson (YES), Steve Hackett (Genesis), i Transatlantic ed i The Sea Within (insieme a Tom Brislin, Marco Minnemann e Daniel Gildenlöw) ed al quale oggi si aggiungono gli amici Hasse Fröberg (voce e chitarra), Michael Stolt (voce e basso e naturalmente fratello) e Mirko DeMaio (batteria e percussioni). Con un catalogo all’attivo di quindici album ed un’esperienza live che ha toccato più volte Giappone, Stati Uniti, Canada, Sud America ed Europa, è chiaro che, anche per coloro che si approcciano per la prima volta al suono di una tra le prog band di maggiore successo del territorio svedese, qualcosa di speciale in pentola deve in ogni caso bollire. E nella suddetta pentola troviamo appunto un disco di tredici tracce e quasi settanta minuti che, con le sue note leggere e solari (a partire dall’apertura luminosa di “Beginner’s Eyes”), parla di tempi turbolenti, desiderio di pace e silenzio con il quale ci troviamo talvolta ad ammirare le meraviglie naturali che ci circondano. Questo approccio realista ma positivo si riflette in un’autentica festa per le orecchie, che la produzione tecnica di Rupert Neve presso il Fenix Recording Sweden non fa altro che esaltare ulteriormente: il suono è quello classico che più classico non si potrebbe, ma la gamma dinamica e la pulizia degli accostamenti conferisce a “Look At You Know” quel tocco moderno e digital che non guasta.

THE FLOWER KINGS – Beginner's Eyes (OFFICIAL VIDEO)

Le interpretazioni sono tutte dolci e passionali, come se ognuno dei brani in scaletta fosse innanzitutto una creatura, un atto d’amore che i Flower Kings vogliono cullare e vedere sorridere: prendete ad esempio il trasporto e la delicatezza parentali con le quali sono interpretate “The Dream”, l’eleganza dell’insieme ed il senso della misura che si esprime in ogni singolo – e sempre piccolo – tocco, ed avrete una conferma che è anche un invito alla contemplazione, al rispetto, alla comprensione. La magia di questo nuovo lavoro dei Flower Kings sta proprio nella capacità di raccontare la complessità di un sentimento con espressioni e figure apparentemente semplici, a volte con la toccante prossimità di un sospiro, senza mai ricercare quella gravitas artificiosa che contraddistingue altro prog bisognoso di farsi spazio per sentirsi grande: qui si invita a frenare e pensare con garbo e gentilezza (“Hollow Man”), lasciando che siano le curve sinuose ed irresistibili del basso (“Scars”) a collegare i pensieri e suggerire un’emozione che sarà diversa – per natura ed estensione – in ognuno di noi.

Il sound classico al quale la band di provenienza scandinava sceglie dichiaratamente di ispirarsi fa in modo che, se si escludono alcune trascurabili distorsioni elettroniche, l’album faccia ricorso a sonorità non originali: dal suono smorzato del rullante al frequente ricorso alle tastiere, alle quali sono spesso affidati gli assoli più lunghi, “Look At You Know” cerca la sua originalità più nella forza intima del suo carattere che tra le pieghe del suo vestito. Se dunque dal punto di vista della presentazione esteriore non si può parlare di vere sorprese né fuochi d’artificio alla Vanden Plas, è nella vivacità del quadro d’insieme che il disco trova la sua luce più brillante: il drumming del pompeiano DeMaio offre in questo senso un contributo determinante (“Mother Earth”), fornendo esattamente quel tipo di accompagnamento fantasioso, colorato e sensibile che ci si aspetterebbe da un artista di origini campane, ancor prima che italiane. Menzione doverosa anche per la russa Marjana Semkina, che con la sua interpretazione in “Day For Peace” aggiunge un tocco femminile talmente affascinante che, forse, lo si sarebbe voluto ritrovare anche altrove.

Al di là dei riconoscimenti personali, è comunque il tutto – considerato nella sua interezza e senza escludere la bella copertina disegnata da Joey Tessier – a funzionare a dovere: per questo, e così come nel caso di altri prodotti che condividono l’ambizione narrativa dei Flower Kings, “Look At You Know” è un album che si gusta ancora meglio se si trova il tempo di percorrere la totalità del suo cammino, se gli si dedicano attenzione ed amore, perché è nell’indovinata concatenazione dei momenti (basti pensare alla predisposizione d’animo alla quale induce “The Queen”) che questo lavoro esprime il suo massimo potenziale: abbandonata quindi l’idea di suggerire il singolo, o l’episodio di impatto commerciale che qui manca del tutto, in questa occasione l’approccio più fruttuoso potrebbe essere quello di alzare il volume e lasciarsi trasportare dalla vastità del panorama sonoro (“Seasons End”), dalla capacità evocativa di una singola parola, da un amore sconfinato per la melodia (“The Light In Your Eyes”) che tra queste tracce cresce e contagia al punto da diventare seme di speranza, condivisione, rinascita.

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