Tanto maligno, inquietante e dallo sguardo irriverente da satiro sul palco e nei booklet dei dischi da lui suonati, quanto affabile, misurato e gentile nella realtà: questa è la reale fotografia di Galder, una delle due asce dei Dimmu Borgir ma, prima ancora, mastermind ed, attualmente, unico membro degli Old Man’s Child. Proprio della sua personale creatura (che ha visto militare tra le fila nomi illustri come Gene Hoglan ed un altro ex-Dimmu Borgir, Nick Barker) e della nuova fatica da poco uscita,’Vermin‘, ci apprestiamo a parlare con il chitarrista norvegese, per scoprirne idee, retroscena e progetti futuri di questo ‘ironico demone’ della sei-corde, responsabile della ‘rigenesi’ della seconda fase di carriera dei Dimmu Borgir.
Dunque Galder, la prima cosa che assolutamente ti devo chiedere è il perchè di un così grosso intervallo di tempo tra questo nuovo ‘Vermin‘ e l’ultima release di quella che è la tua prima band ed ora tua creatura personale.
‘I motivi di questo stop forzato, in realtà, sono stati tutti di ordine pratico. Con i Dimmu Borgir, tra la registrazione dell’ultimo ‘Death…”, il tour molto intenso e la pianificazione delle re-release di ‘Stormblast’, ho trascorso un periodo estremamente faticoso e stressante, che non mi poteva consentire di dedicarmi in maniera appropriata alla composizione ed alla realizzazione del nuovo materiale per gli O.M.C.. Questo nuovo disco, infatti, mi ha portato via, tra tutto, circa 18 mesi ed è palese che si sia trattato di un lavoro che richiedeva molta tranquillità e cura per essere realizzato. I D.B. portano via energie, oltre che tempo, ed ho dovuto trovarmi nelle condizioni giuste per poter realizzare questo ‘Vermin’, visto che gran parte del lavoro gravava sulle mie spalle.’
Parlando appunto di ‘Vermin’, la prima cosa che ho notato di questo lavoro, oltre alla consueta dinamica ritmica che contraddistingue il tuo stile chitarristico, è stata l’atmosfera che vi si respira all’interno: tragica e magniloquente al tempo stesso, quasi a dipingere uno scenario malato e decadente. Una tua personale evoluzione o sono stati gli anni nei D.B. ad aver ‘modificato’ il tuo songwriting?
‘Sai, non credo che sia un’influenza datami dalla militanza nei D.B., quanto un naturale sviluppo del mio stile compositivo, se pensi che questi elementi erano presenti fin dagli ultimi due album degli O.M.C.; è vero quello che dici, in rapporto a molte parti lente e più melodiche che ci sono in queste 11 nuove track, ma si tratta di uno sviluppo di elementi già presenti nel mio modo di suonare. Le chitarre, le dinamiche di batteria, lo stile molto thrash-orented dei miei riff, sono tutti elementi che caratterizzano questo album e, di conseguenza, non credo che sia stata l’influenza dei D.B.ha dare queste sfumature a ‘Vermin’. E’ stato ‘Vermin’ stesso a richiederle e far sviluppare uno stile già consolidato’
‘Vermin’ appunto; un titolo molto forte che fa pensare a delle liriche altrettanto incisive e ‘violente’. Chi è il ‘Vermin’ in questione e di cosa parlano i testi da te scritti per questa release?
‘Molto semplicemente è l’umanità ed, in particolar modo,il suo lato oscuro o tendenza distruttrice. Tutti i testi, anche se non si tratta di un cencept, prendono in esame la caratteristica tendenza a distruggere ed ad autodistruggersi del genere umano, con le sue guerre, i suoi soprusi, le nefandezze da lui commesse nel corso della sua storia millenaria, spesso coperte da proclami ed ideali che, in realtà, nascondevano solo la sua terribile sete di potere e l’ipocrisi più bieca’.
Non ne esce una tua esaltante opinione sull’umanità….
‘Lo so, hai ragione, ma questa mia visione del mondo, apparentemente negativa e pessimista, non fa riferimento solo algli uomini; io non credo al concetto di armonia della natura. Tutto ciò che osserviamo in natura si basa sullo scontro, su di una guerra costante dove il più forte sopravvive e sul reciproco tentitivo di prevalere distruggendosi. Non si può banalmente classificare in due parole con pessimismo il mio, poichè pessimismo non è. Con l’umanità sono più negativo, questo è vero. Evoluzione e progresso sono due termini che non mi convincono sempre, visto come gli uomini stessi tendono ad utilizzare la tecnologia, distruggendo l’ambiente a loro vantaggio e creando armi sempre più terribili. NOn è pessimismo, ma una descrizione di ciò che vedo, con anche una certa vena polemica. Tendenzialmente non sono mai stato interessato alle tipiche tematiche occultistico-religiose oppure mitologiche ed inerenti all’oscurità invernale che, per tradizione, vengono usate da molte black metal band. Preferisco dissertare sui temi più vicini alla realtà odierna, ovviamente espressi in maniera più estrema. Può anche essere il periodo in cui stiamo vivendo a spingere me e molti altri, a fare questo, non lo metto in dubbio, anche se quest’interesse lirico ha quasi sempre connotato i miei testi’
Una visione molto personale che emrge in maniera forte in quest’album, forse perchè realizzato da una ‘quasi’ (la batteria è suanata da Rino Killeriech, tournista, prima di Hellhammer, dei Dimmu Borgir) one-man-band; le cose resteranno così o gli O.M.C. torneranno ad avere una regolare line-up? Non è che hai scoperto il ‘privilegio’ di lavorare da solo?
‘Guarda, penso proprio che per un pò continuerò così, in totale ‘solitudine’. Suonando anche con i D.B., il tempo che mi resta per gli Old Man’s Child era ed è tutt’ora, molto esiguo. Ricercare e selezionare dei componenti validi per una formazione porta via un mucchio di tempo, per non parlare delle prove, della discussione dei pezzi, degli arrangiamenti e della realizzazzione, tutte cose che devono quadrare con gli impegni di almeno 4 o 5 persone. Facendo tutto da solo, potevo provare, comporre e registrare in totale autonnomia, dovendo solo passare a Rino il materiale sul quale avrebbe suonato. Ci sono immensi vantaggi a fare tutto da solo e non solo per il tempo; hai la libertà di decidere su tutto. Certo, c’è il lato negativo del fatto che più menti si confrontano, si stimolano e creano qualconsa che, spesso, è più interessante, ma suonando già in una band vera e propria, per ora, preferisco continuare così con gli O.M.C.’
Ma cosa t’ispira, nel tuo songwriting e nella stesura dei tuoi testi, con maggiore incisività, musica a parte?
‘Tutto praticamente! Film, programmi televisivi, notiziari, libri e, ovviamente, la musica, in particolare il death e thrash anni ’80 ed il black. M’ispira, come dicevo per quanto riguarda i testi, tutto ciò che mi tocca direttamente e quotidianamente, che mi mostra cosa mi sta acadendo intorno. Questo vale anche per la musica, visto che ne ascolto moltissima; non tendo a chiudermi nel fatto che sono un musicista e volgio preservare il mio stile. Forse è anche in questo che si vede la mia scarsa ortodossia verso il black metal tradizionale: io amo molto la chitarra thrash metal, dinamica e con i cambi di riff, oltre che dotata di suoni potenti e precisi. Mi piace curare abbastanza il lato tencico, anche dal vivo, senza essere un maniaco o un guitar-hero per questo. Insomma, bado molto alla sostanza e poco all’immagine.’
Senti Galder siamo in finale d’intervista e devo chiederti assolutamente quando vedremo e se vedremo, vista la situazione della line-up della band, gli Old Man’s Child dal vivo.
‘Sicuramente ci vedrete on stage, ma non nell’immediato futuro. Per ora sono molto occupato con i Dimmu Borgir, tra ri-registrazione di ‘Stormblast’ e stesura del nuovo materiale. Per un pò non se ne parlerà, anche perchè dovrò prima trovare il tempo per radunare una line-up vera e propria e, successivamente, far combaciare gli impegni live dei D.B. con quelli degli Old Man’s Child. Quindi, per adesso, niente live show.’
Galder, vorrei chiudere chiedendoti una piccola curiosità: chi è che ha le idee per i booklet interni dei Dimmu Borgir, fotografie vostre comprese? Sono molto dissacratorie ma anche ironiche.
‘Ah ah, lo vuoi veramente sapere? Ok sono io il colpevole di tutto ciò, ma non ti posso dire altro, perchè se lo facessi, finirei col parlarti delle prossime idee che ho per i booklet dei D.B., e per ora è tutto top secret!’