Assistere a un concerto dei The Cure la sera di Halloween ha di sicuro una componente simbolica, e contribuisce a dare una nota di maggiore suggestione all’evento. In realtà, osservando con attenzione il pubblico che affolla l’Unipol Arena questa sera, si può osservare che gli outfit sono per la maggior pare nella norma. Fra vecchi affezionati che seguono la band dagli anni 80, genitori con figlie adolescenti e fan giovani e agguerrite, le acconciature a tema sono poche e i dark impenitenti ancora meno. A Robert Smith però, è evidente, non importa. Gli basta uno sguardo, il suo ingresso in scena silenzioso, fatto da una camminata lenta e compassata con cui percorre il palco a salutare le prime file, per stregare tutti. Ed è solo il preludio a un’esibizione lunga, come di consueto nella storia della band, accompagnata da giochi di luce emozionanti e una carrellata di brani che attingono da tutta la storia di un gruppo che, pur non appartenendo al metal vero e proprio, incontra spesso l’approvazione anche di chi è dedito a questo genere.