Raising the bar! Un salto in avanti compositivo per i grintosi californiani dei Suicide Silence. L’album parte con quello che è forse il suo fiore all’occhiello (il brano “Slaves to Substance”), presentandoci entusiasmanti e variegati ritmi che dunque non “stancano l’orecchio”, per presentare poi alti e bassi nel corso del cd che non vi deluderà in ogni caso, nè sfociando nel commerciale ne divagando nell’inascoltabile. Non aspettatevi la profondissima ricercatezza di gruppi come i The Ocean o la voluta veemenza dei Gojira, ma la variegatezza del flusso musicale (da cupi growl/gargle a scream moderatamente graffianti per la voce, dagli sfrenati blast beat a serrati colpi di doppio pedale per la batteria, da, c’è da dire, poco originali scale arabe ed arabeggianti fino ad arrangiamenti vagamente in tema speed per la chitarra) sarà capace di apassionarvi e rievocare collegamenti tra i S.S. e, ad esempio, i Black Dahlia Murder e i Meshuggah. E’ la fine della monotonia in ambito deathcore che a questo gruppo era stata tanto criticata!
Se in questo gruppo godevate unicamente dei temi anti-religiosi degli album precedenti, spiacenti di deludervi, ma come già dichiarato in precedenza da Mitch Lucker, “quest’album riguarda me e la mia vita” ed “è un album per tutti”. In ogni caso, non vorrete negarvi lo splendore di una copertina disegnata da Ken “K3N” Adams, già disegnatore per i Lamb of God e i Coheed and Cambria?
Voto recensore 7 |
Etichetta: Century Media Anno: 2011 Tracklist: 01. Slaves to Substance Sito Web: http://www.myspace.com/suicidesilence |