The Big Deal – Recensione: First Bite

La storia dei The Big Deal comincia in Serbia, grazie all’incontro dei coniugi Srdjan e Nevena Brankovic con la cantante Ana Nikolic. Lui è un musicista affermato con una grande esperienza live che ha aperto i concerti di Whitesnake, Ian Paice, Apocalyptica, Savatage e collaborato con Tim ‘Ripper’ Owens, Mark Boals, Erik Norlander, Gary Wehrkamp, Fabio Lione e Hansi Kursch, mentre la moglie è una cantante e pianista accademica: Ana, invece, è una frontwoman con esperienze soprattutto locali. Scoccata la scintilla tra i tre e registrati alcuni demo, il trio si propone a Frontiers e, anche grazie all’intervento di Alessandro Del Vecchio (Hardline, Revolution Saints), ottiene il contratto che porta alla pubblicazione di questo “First Bite”. Supportata dallo stesso Del Vecchio al basso e dal batterista Marko Milojevic (già compagno di Srdjan nella progressive metal band più famosa della Serbia, gli Alogia), questa formazione – nella quale per una scelta precisa la bellezza femminile non passa inosservata – propone un melodico moderno e su di giri, grazie alle ritmiche incalzanti delle chitarre (impegnate anche in consistenti parti soliste), ad un drumming che potremmo definire quantomeno vivace (“Never Say Never”) ed alla presenza di cori femminili che caratterizzano piacevolmente la proposta.

Nonostante l’immagine sexy e mondana, secondo una linea di comunicazione che la band ha abbracciato felicemente anche per il proprio materiale su Youtube, bisogna ammettere che l’orchestrazione di alcuni passaggi (“I Need You Here Tonight”), così come il coraggioso indugiare su alcuni momenti strumentali, non sono poi così lontani da quel mondo sinfonico e un po’ snob dal quale certe realtà sembrano guardare dall’alto verso il basso. Forse i The Big Deal non ci hanno creduto abbastanza per intraprendere completamente questa direzione, ma i mezzi per sfidare le convenzioni e la concorrenza sembrano esserci tutti, compresa la buona prova di Ana (“Sensational”): il suo stile non è dei più graffianti né personali, e le linee melodiche di “First Bite” sono tutte piuttosto anonime e scolastiche (“Fallen”), ma dagli ascolti emerge una certa sicurezza e quella sensazione che ci siano ancora notevoli margini per avventurarsi lungo sentieri più ripidi ed interessanti. Per il resto, tra brani decisamente più deperibili (a partire dai loro trascurabili titoli, vedi “Top Heaven”) ed altri di presa immediata (“Wake The Fire”), questo disco sembra voler sondare il terreno, continuando a confondere l’ascoltatore ma dispensando qualcosa di buono in ogni occasione: che si tratti di un bell’accompagnamento di tastiere alla Marillion, di un’intrusione in stile classico, di un assolone vecchio stile (“Bad Times, Good Times”) o di una ritmica groovy e frizzante (“In The Dead Of The Night”), la sensazione è quella che ognuno – a partire dalle solide esperienze prog di Brankovic e Milojevic – possa davvero fornire un apporto significativo, e se possibile meglio amalgamato in futuro.

Se da un lato questo debutto non riesce a fare completamente chiarezza sulla vera natura e le reali intenzioni del quintetto (pop? melodic? hard? power? sinfonico?), “First Bite” offre una varietà insperata che raramente si trasforma in caos. Un rischio che la band sembra felice di correre nel momento in cui si presenta sul Tubo con una serie di interpretazioni che spaziano da Europe a Nightwish, passando per gli ABBA, e che nella scaletta del disco trova una continuazione coerente ed una gestione tutto sommato efficace, a tratti addirittura brillante. I suoi momenti, pur così scomposti ed all’apparenza diversi tra loro al punto da accostare power e rock’n’roll in un’entità passabilissima (“Power On”) non sono mai morti e – anche se di memorabile non vi è davvero nulla – ci sono sempre un piacevole senso di presenza, di scopo e di tosta femminilità (“Rebel Lady”) che fanno una qualche forma di differenza e danno un senso ai quaranta minuti spesi in sua compagnia. E la stessa assenza di una ballad o di un episodio comunque lento e piacione, con il quale sarebbe stato fin troppo facile sfruttare la suggestione femminile, fa in un certo senso notizia e denota la volontà di provare a trovare una collocazione alternativa e meno scontata. Come quelle sufficienze piene e meritate prese a scuola, che in certe occasioni riempivano noi e i nostri genitori di italico orgoglio più di un otto ottenuto a culo, il primo album dei The First Bite non sorprende più di tanto e nemmeno assicura una facile promozione, ma ha il notevole pregio di farti stare a posto con la coscienza per tutto il tempo in cui ti fermi ad ascoltarlo.

Etichetta: Frontiers Music

Anno: 2022

Tracklist: 01. Never Say Never 02. I Need You Here Tonight 03. Sensational 04. Top Heaven 05. Wake The Fire 06. In The Dead Of The Night 07. Rebel Lady 08. Power On 09. Bad Times, Good Times 10. Fallen 11. Lady Of The Night
Sito Web: facebook.com/TheBandBigDeal

Marco Soprani

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Folgorato in tenera età dalle note ruvide di Rock'n'Roll dei Motorhead (1987), Marco ama fare & imparare: batterista/compositore di incompresa grandezza ed efficace comunicatore, ha venduto case, lavorato in un sindacato, scritto dialoghi per una skill di cucina e preso una laurea. Sfuggente ed allo stesso tempo bisognoso di attenzioni come certi gatti, è un romagnolo-aspirante-scandinavo appassionato di storytelling, efficienza ed interfacce, assai determinato a non decidere mai - nemmeno se privato delle sue collezioni di videogiochi e cuffie HiFi - cosa farà da grande.

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