‘The Age Of The Return’ è un album di raro e ottimo epic metal, raffinato e colto, che fonda le radici nel sound degli americani Warlord prima e Lordian Guard dopo (band capeggiata ancora da Bill Tsamis, chitarrista e leader anche dei “signori della guerra”), ma anche in quello dei Candlemass e dei Manowar più ricercati, aggiungendo una carica evocativa e di ricerca musicale particolarmente forte e “piacevolmente datata”.
Partecipa alla registrazione dell’opera il Coro Operton diretto da Mauro Marchetti, che rende maggiormente maestosi e ricercati gli inserti classici e lirici; in particolare si segnala l’utilizzo intelligente e sapiente delle varie sezioni del coro (contralto, tenori, soprano, bassi): l’equilibrio delle scelte degli interventi nei singoli brani è da manuale e regala un pathos sinfonico-lirico di qualità superiore. Emblema di questo sforzo compositivo e di realizzazione è il pezzo più ambizioso, ossia ‘The Cross’ (glorioso diamante di epic-doom), in cui i cori vengono ampiamente utilizzati, così come un’aggiunta di interventi alla voce, ossia, quella profonda di Gregg Gammon (che interpreta Pietro) e Barbara Pride Anderson (Maria Maddalena).
A quanto detto va aggiunto il gusto particolarmente ricercato nella pubblicazione del booklet, che sfoggia in copertina un meraviglioso dipinto di Raffaelle Sanzio (‘San Michele e il diavolo’).
Come si può intuire dal titolo citato il tema dell’album (un concept) è incentrato su diversi passaggi significativi della Bibbia; i testi sono stati scritti dal poeta Marco R. Capelli e sono “ficcanti”, sanno infondere il giusto interesse agli avvenimenti del testo più epico di tutti i tempi.
Altro caposaldo di quest’opera è poi il singer, ossia Rick Anderson, alias Damien King III nei Warlord!
Il leggendario singer interpreta i pezzi dei Martiria con una maestria superba e un’interpretazione da brividi, che conquista grazie ad una profondità sublime. Rick non sfoggia doti tecniche ai limiti dell’inumano ma “interpreta” le canzoni, rendendole personali e profonde. Un altro plauso (il più importante) va poi al chitarrista (che suona anche il liuto in diverse tracce) Andy Menario, compositore principale dei brani. Questo musicista, di caratura notevolissima, già conosciuto con i Dunwich (altra band dell’eclettico musicista, che si esprime con un sound prog e gotico, miscelato a inserimenti medievali e celtici), dà vita con il secondo album dei Martiria a una dozzina di composizioni che entreranno senza dubbio nella storia dell’epic metal più “riflessivo”, accanto ad album già leggendari quali il primo degli altrettanto italiani Adramelch.
I brani da ricordare in questo senso sono veramente tanti, oltre alla già citata ‘The Cross’; abbiamo per esempio l’epicissima ‘The Giant And The Sheperd’, che ha come protagonista la vicenda di Davide e Golia; strumentalmente il pezzo si pone a metà strada fra le composizioni più epiche dei Manowar e una certa influenza Candlemass, soprattutto per l’alone oscuro di cui è infuso il brano. Decisamente riferibile alla band svedese di doom è invece la toccante e lenta ‘Regrets’ che narra del dramma di Giuda; in questo brano Andy sfoggia il suo amore per le partiture antiche e acustiche.
I riferimenti più forti alla tradizione Lordian Guard si possono ritrovare invece in pezzi quali il bellissimo ‘Exodus’, ma sia chiaro… ogni riferimento va riletto alla luce della grandezza della personalità di queste song, autentiche gemme di epic metal.
Un ultimo riferimento può anche essere relativo alla parti più dark e gotiche, che ricordano alcune cose dei Saviour Machine, grazie all’interpretazione-capolavoro di Rick Anderson, che sfoggia una profondità interpretativa assimilabile appunto a quella del grandissimo Eric Clayton.
I Martiria però sanno anche affondare il piede sull’acceleratore e propongono, nel corso del CD, alcune cavalcate epiche degni dei migliori nomi del genere, intitolate ‘So Far Away’ o ‘A Cry In The Desert’.
In conclusione si consiglia vivamente l’acquisto di questo capolavoro made in Italy, che ci consegna un gruppo di caratura superiore, che sa unire con incredibile abilità, cultura, tecnica compositiva, immagine e suggestione. Semplicemente imperdibile.
Voto recensore 9 |
Etichetta: Underground Symphony / Audioglobe Anno: 2005 Tracklist: 01. Last Chance 02. A Cry In The Desert 03. Misunderstandings 04. The Giant And The Shepherd 05. Exodus 06. Regrets 07. The Cross 08. So Far Away 09. Hell Is Not Burning 10. Memories Of A Paradise Lost 11. Revenge 12. The Age Of The Return |
a distanza di tanti anni e dopo aver ascoltato di tutto , penso di poter affermare che questo sia uno dei migliori album epic metal di sempre. Sottovalutatissimo solo per quell’atavico complesso di inferiorità che ci portiamo addosso in italia