I The 69 Eyes compiono 30 anni di vita e sopravvivenza sulla scena musicale finlandese prima, internazionale poi, e festeggiano l’importantissimo traguardo, ambito anche da band ben più famose di loro, con il nuovo album “West End”.
I vampiri di Helsinki non intendono fermarsi e, d’altronde, “West End” non fornisce alcuna buona ragione per cui la band capitanata dal carismatico Jyrki 69 dovrebbe tirare i remi in barca: a guardarli, i nostri sembrano dei giovincelli, inossidabilmente inguainati nei loro abiti di pelle, e ad ascoltarli quest’impressione non viene certo meno.
“West End” consegna ai fan dei The 69 Eyes un disco che, sulla scia dell’ultimo “Universal Monsters”, vuole tornare tra le rassicuranti braccia di quel gothic rock che aveva segnato il punto di svolta della band ormai molti anni or sono.
I giorni passano e i tempi sono forse maturi per un pizzico di nostalgia, la stessa che si ritrova in pezzi quali “27 & Done”, assolutamente goth’n’roll, decadente e malinconica come “Paris Kills” e allo stesso tempo scanzonata al pari di “Angels”.
Così, anche “Black Orchid” non potrà che fare felici i fan di vecchia data dei The 69 Eyes, eppure “West End” non è affatto teatro di stilemi triti e ritriti.
A dire la verità, la opener “Two Horns Up” (che vede, tra l’altro, la partecipazione di Dani Filth) è una sorpresa nell’economia del disco, un pugno nello stomaco abbastanza inatteso, quasi al pari della bellissima “The Last House On The Left”, un pezzo horror punk al livello dei suoi due ospiti illustri Wednesday 13 e Calico Cooper.
Sono tante le sfumature che si incontrano in “West End”, passando attraverso la lenta, cadenzata e struggente “Change”, la più moderna e rockeggiante “Burn Witch Burn” o l’accattivante “Cheyenna”, il singolone di sicuro impatto di cui la band di Helsinki è maestra, per approdare ad “Hell Has No Mercy”, quasi sette minuti che segnano la conclusione di un viaggio molto ben riuscito.
“West End” è passato e presente che si incontrano in una commistione di buio e sensualità, impacchettati nella solida prova dei chitarristi Bazie e Timo-Timo, del bassista Archzie, preciso e quadrato in alcuni giri davvero emozionali, di Jussi 69 alla batteria e, naturalmente, del frontman Jyrki 69 e del suo inconfondibile timbro vocale.
I The 69 Eyes non sarebbero quelli di oggi senza i loro 30 anni di storia e rendono doveroso omaggio alle sonorità e alle atmosfere che hanno reso grande la loro carriera, eppure non è ancora il momento di rinunciare a spunti nuovi e decisamente interessanti.
“West End” è passato e presente, sì, ma i vampiri di Helsinki hanno anche e ancora un radioso futuro.