È con estremo piacere che mi accingo a scrivere il report del concerto dell’accoppiata TesseracT + The Contorsionist sottolineando come prima nota positiva il massiccio afflusso di gente che ha stipato il Legend Club di Milano a livello pressoché sold out (che di domenica sera è già di per sé una notizia).
Con un pizzico di ritardo i Contorsionist salgono sul palco all’insegna dell’atmosfera per poi scatenarsi col loro mathcore a tratti violentissimo (palesi alcuni innesti techno thrash di matrice Anacrusis/Toxik) a tratti atmosferico però troppo poco a fuoco per il sottoscritto (anche se tra il pubblico c’era una nutrita schiera di fan che sembrano apprezzare a dovere lo show degli americani). “Exoplanet” o “Language” sono due buoni album che però mi sono sempre sembrati la fotografia di una band ancora alla ricerca della propria identità come se volesse staccarsi dalle proprie influenze per creare un nuovo ibrido ma senza aver ancora raggiunto un risultato compiuto; sicuramente il talento non manca ai due chitarristi Robbie Baca e Cameron Maynard così come alla sezione ritmica ma la giustapposizione di momenti così diversi fra loro a discapito del fluire delle melodie rende l’ascolto arduo ed in sede live si traduce in un’accozzaglia poco chiara di aggressività e aperture melodiche. Inoltre il cantante Michael Lessard oltre ad avere un atteggiamento eccessivamente distaccato sul palco non ci sembra granché interpretativo nei momenti soft ed il suo timbro monocorde alla lunga stufa.
Di ben altro spessore la prova dei TesseracT che finalmente riesco a gustarmi nella full lineup (dopo lo sfortunato show strumentale di due anni fa) che sovrasta il supporting act in compattezza, suoni, impianto luci e grip col pubblico.
Andrei oltre dicendo che lo spettacolo degli inglesi ha rasentato la perfezione e sarà molto difficile fare di meglio quest’anno in sede live per chi si dedica a sonorità progressive o comunque di taglio moderno; l’epica “Phoenix” e “Messenger” tratte dal recente “Polaris” dicono subito molto del livello dell’esibizione a cui assisteremo con un Dan Tompkins in forma notevole e che supplirà con mestiere anche alle note alte delle canzoni tratte da “Altered State” che vedeva nella veste di singer il giovane Ashe O’Hara. Ecco quindi la riproposizione di due parti di “Of Matter” ovvero “Proxy” e “Retrospect” tra i momenti topici della serata con melodie in saliscendi che hanno del contagioso e che scaldano ulteriormente la platea; lo si capisce dalle teste che si muovono all’unisono cullate dai ritmi djent della sezione ritmica Williams/Postones (il suono del basso è impressionante) con i chitarristi Acle Kahney e James Monteith che senza mai guardarsi non sbagliano una nota che sia una, con uno stile speculare modernissimo ma anche originale (splendidi anche i suoni puliti frutto di una sapiente applicazione delle ultime tecniche di engineering).
Appena prima i nostri avevano fatto visita anche all’esordio “One” con una parte della suite “Concealing Fate” (“Deception” e “The Impossible”) e devo riconoscere che le composizioni di tutti i tre lavori degli inglesi si concatenano con piacere nonostante lo stile dei nostri sia evoluto negli anni; il basso a singhiozzo di “Dystopia” ci riporta al presente come il singolo “Survival” annunciato con enfasi da un Tompkins che ci sembra nuovamente calato al 100% nel ruolo di frontman ndella band che l’ha lanciato a livello internazionale.
Dopo l’immancabile “Nocturne” che il nostro rivede con maestria per le proprie doti vocali i TesseracT chiudono il concerto con la prima parte di “Concealing Fate”, “Acceptance” lasciando al chitarre libero sfogo tra stacchi ipertecnici eseguiti come se nulla fosse.
In passato ho criticato i TesseracT (pur seguendoli dagli esordi) di essere un gruppo freddo o che comunque sembrasse non voler interagire con i fan ma solo eseguire in maniera distaccata il proprio algido progressive metal (hanno peraltro contribuito in maniera importante alla diffusione di quello che oggi chiamiamo “djent metal”) ma il concerto del Legend mi ha fatto comprendere quando questo sia semplicemente il loro credo musicale, che cercano di perseguire nel migliore dei modi possibili… quindi chapeau per la lungimiranza e la ricerca ostentata di uno stile personale.
Braviiiiii!!!
Si ma vogliamo parlare di un locale inadeguato per un sold out? Io c’ero…e per l’ennesima volta non ho visto nulla…..a5 metri di distanza vedi solo 4 facce…nessuno strumento…Postones nell’ombra più completa…. Per la maggioranza delle persone non è stato un concerto,ma una prova di resistenza alla puzza,e al desiderio di andare a pisciare…I Tesseract meritano molto di più che una bettola. Beato te recensore che hai visto qualcosa.
Caro Marre, capisco il tuo disappunto ma probabilmente hai visto lo spettacolo ancor meglio del sottoscritto visto che io ero davanti al bancone del bar; diciamo che la prova della band mi ha fatto soprassedere sul discorso scarsa visibilità ma ti assicuro che c’è ben di peggio del Legend in giro. Probabilmente i TesseracT dal prossimo giro si esibiranno in venue più consone al crescente numero di persone che riescono ad attirare
(in reply to marre)