Adimiron: Tempesta di fuoco – Intervista

E’ vero, all’estero la scena metal italiana, negli ultimi anni, è identificata, soprattutto, con il metal classico e di stampo sinfonico, grazie ai successi di band come Rhapsody, Labyrinth, Vision Divine, oltre al ‘caso’ Lacuna Coil. Una buona parte della scena musicale heavy dell’Italia, però, è rappresentata dall’ala estrema del metal, con risultati artistici anche maggiori di quelli ottenuti dalle band più melodiche, anche se non è avvenuta ancora l’esplosione commerciale di una di queste formazioni che rendono così florido l’underground dell’Italia ‘estrema’. Che possa essere la volta buona con il debutto dei pugliesi Adimiron, ‘Burning Souls’, four-piece (al quale, ora, si è aggiunto il secondo chitarrista Danilo Valentino) dedito ad uno sviluppo più tecnico e d’impronta americana del death scandinavo? Si spera, vista l’ottima qualità di questa release, che ci viene presentata dal chitarrista ed uno dei principali songwriter della band, Alessandro Castelli.

Bene Alessandro, al di là dei complimenti che mi sembrava giusto farvi per la vostra opera prima ‘Burning Souls’, volevo iniziare questa chiacchierata chiedendoti quando è stato curato e studiato un album d’impatto e così violento ma, allo stesso tempo strutturato e con molte sfumature, come questa vostra release d’esordio.

‘Ti ringrazio molto per i complimenti, visto che sono la prima cosa che dà soddisfazione quando realizzi un disco al quale hai lavorato sodo e con passione. Tornando alla domanda, devo dirti che quest’album per noi è stato molto curato e pianificato nella realizzazione, anche se la scrittura dei brani nasce in maniera molto naturale, attraverso la jam che sviluppa idee portate in studio da noi tutti. Per darti un’idea di come abbiamo lavorato, ti dirò che l’album era già completamente pronto e definito in ogni dettaglio nelle nostre teste: tipo di suono da utilizzare, che poi è stato ulteriormente perfezionato in studio, uso della sette corde per le registrazione (anche se pensiamo, in un futuro, di usarla costantemente anche dal vivo), addirittura album-modello (rispettivamente ‘Demonic’ dei Testament e ‘Dreaming Neon…’ dei Nevermore) per il suono della batteria e delle chitarre. Tutto era già chiaro nelle nostre menti, visto che volevamo che ‘Burning Souls’ suonasse esattamente come desideravamo; difatti, non ci sono state variazioni di songwriting durante le registrazioni. Solo qualche cambio di arrangiamento per quel gruppo di track che erano già apparse sul demo precedente e che, ovviamente, necessitavano di un nuovo ‘make-up’ per essere omogenee con le nuove composizioni. Anche per la copertina abbiamo curato molto la realizzazione, che è stata affidata ad una coppia molto illustre: Niklas Sundin dei Dark Tranquillity e Carlos De Olmo, ex-Soilwork.’

Nulla lasciato al caso e la perizia di un vero e proprio artigiano! Sicuramente tutto quest’impegno si apprezza già dal primo ascolto del vostro album, grazie ad una produzione ed un impatto sonoro degno delle migliori band scandinave, ma anche d’oltreoceano, siccome siete una band che ama ‘complicarsi le cose’ anche quando sferra il pugno nello stomaco.

‘Verissimo, anche perché il background di ogni musicista, almeno questo è il caso mio e degli altri ragazzi della band, è formato da influenze di diverse nature e questo concorre a sviluppare il famoso trade-mark sonoro di una band che vuole suonare death/thrash a modo suo. E’ lampante il nostro esempio, in questo caso: gli Adimiron, all’inizio, si muovevano su di una linea stilistica molto simile al black sinfonico/melodico, una specie di Dimmu Borgir attuali senza tastiere, con riferimenti a band di death melodico quali i Dark Tranquillity. Col tempo, però, la grande passione per il thrash ed il death/thrash di scuola americana si è sempre di più insinuata nel nostro songwriting, portandoci a sviluppare la parte dinamica e tecnica e ad aumentare, di conseguenza, la forza d’urto dei nostri brani. Questo processo è tuttora attivo, visto che per il prossimo disco si potranno notare, nelle nuove composizioni (tra le quali ci sarà una cover, ma non dico nulla, per non rovinare la sorpresa!) una dinamica più thrash-oriented e più tecnica, oltre ad una maggiore incisività nelle linee vocali ed ad assoli più fantasiosi, vista l’introduzione della seconda chitarra di Danilo.’

Insomma, mi sembra di capire che, la vostra visione sulla scena attuale sia ‘Svezia sì, ma con moderazione’, o sbaglio?

‘No no, non sbagli affatto. Vedi, a me piacciono molto le band di death svedese, melodico e non, ma penso che negli ultimi anni si sia esagerato un po’; la scena ha finito per sfornare una miriade di band clone senza alcuna personalità. Per questo, nell’ultimo periodo, alcune formazioni esordienti hanno recuperato il thrash, sia quello teutone più scarno che quello statunitense ultra-tecnico. Il motivo è la ricerca di una propria personalità musicale attraverso la fusione dei differenti aspetti del proprio background di ascoltatore. Inoltre la parte lirica sarà molto più introspettiva e le linee vocali aggressive che saranno melodiche solo in qualche refrain.’

Bene Alessandro, siamo giunti al termine: prima di congedarci con classici auguri di rito (che meritate, sicuramente, visto il bel lavoro realizzato) volevo, però, sapere se ci sono novità per la band o per quel che concerne la vostra attività live.

‘Attualmente siamo impegnati nelle date estive in giro per l’Europa, specialmente in Austria, dopo aver fatto tappa in Slovenia per il Metal Camp. Torneremo in Italia dopo l’Estate per altri show e ci dedicheremo alla registrazione del nuovo disco, che uscirà per Karmageddon Records (si sono sempre dimostrati seri ed hanno a disposizione un roster dal ventaglio molto ampio) presso i New Sin Studios di Treviso; per il mastering, però, ci sposteremo a Berlino probabilmente.’

Grazie mille Alessandro ed in bocca al lupo!

‘Grazie a voi e spero che il pubblico continui a supportare noi ma anche tutti i gruppi estremi italiani, visto che la scena se lo merita davvero. Ciao!’

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