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Temperance – Recensione: Diamanti

Oggi i Temperance sono una realtà splendente ed una band molto diversa rispetto ai suoi primi passi, nati nel 2013 ed evoluti in modo spettacolare dopo l’arrivo, nel 2018 dei cantanti Michele Guaitoli e Alessia Scolletti, che hanno affiancato la voce del leader Marco Pastorino. Oltre alla definizione del loro stile musicale, non ha senso oramai parlare di metal sinfonico o power melodico, ma di un gruppo che cerca di comporre grandi canzoni, cercando di rompere un po’ le classiche regole dell’heavy metal, fregandosene di seguire un percorso commerciale accattivante e lineare.

Parliamo di una crescita già evidente in “Viridian” del 2020, che la band non ha potuto portare in tour per motivi sanitari e che ha avuto come intermezzo la piacevolezza acustica di “Melodies of Green and Blue”. I Temperance hanno deciso di seguire il flusso creativo, non si sono fermati ed hanno deciso di pubblicare questo nuovo lavoro, che attrae immediatamente anche grazie ad un titolo in italiano. “Diamanti” è un’opera che fluisce con una sorprendente naturalezza, senza mai forzare o cercare soluzioni banali e risapute, anche se i riferimenti e le influenze sono percepibili, mai però in modo clamoroso o invasivo.

Dopo sei dischi, i Temperance sembrano realmente pronti per spiccare il volo in modo unico e personale, e questa libertà è la qualità migliore di “Diamanti”, che riesce ad unire in dodici canzoni mille riferimenti, rock, metal, sinfonici, power, folk, pop, usando come forza immensa le armonie sempre ricche e intense che creano le tre voci, una invidiabile solidità strumentale, ed una urgenza espressiva che non viene mai meno. E’ questa grande “voglia” di fare musica e di condividerla con tutti, che trasforma il disco in un lavoro che diventa accessibile a tutti, senza divisioni o confini.

“Diamanti” è viaggio e continua scoperta, sempre fresco ed emozionante, che diventa sempre più ricco e indispensabile, ad ogni nuovo ascolto, come ogni grande disco, che offre tutte le sue mille sfumature alla lunga distanza e senza fretta. Ma la grande verità è che qui abbiamo dodici grandi canzoni, composte, cantate, suonate e prodotte alla grande, questo vince su tutto, e non ammette repliche. Grandi melodie che sfociano nella meraviglia della title track, dove un ritornello in italiano ci coinvolge ed esalta, oppure in una “Let’s Get Started” che parla un linguaggio moderno e piacevolmente rockeggiante. Ma la grinta e l’impatto sonoro non sono mai sacrificati, ed anzi, è notevole l’equilibrio tra pesantezza e leggerezza, che è tipico dei grandi artisti. Che dire, siamo davanti ad un disco di valore assoluto, con la sensazione che in futuro i Temperance ci sorprenderanno ancora. Un orgoglio made in Italy, da ascoltare e portare avanti, con fierezza e forza.

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