Temperance: “Diamanti” – Intervista a Michele Guaitoli

I Temperance sono una realtà italiana decisamente affermata e matura, ed il sesto e nuovo album “Diamanti”, luccica sia nel titolo che nella grande qualità delle composizioni in esso presenti. Il quintetto gioca con voci e stili, dimostrandosi artisticamente libero e pronto a prendersi nuove grandi soddisfazioni. E siamo oggi lieti di poter dialogare con Michele Guaitoli, uno dei tre cantanti della band, ma anche un uomo immerso nella musica, a trecentosessanta gradi.

Benvenuto Michele! Parliamo subito dei Temperance. “Viridian” è un disco ancora molto recente, anche se non è stato supportato da un tour, per ovvi motivi sanitari. In questo caso, come mai avete deciso di scrivere e far uscire un nuovo e successivo disco, così presto?

Ciao Antonino e grazie mille dello spazio che voi di Metallus ci state dando con questa intervista! I Temperance fanno uscire un album ogni uno, massimo due anni dall’inizio della loro carriera, per cui in realtà non c’è stato nessun cambio drastico nella programmazione a causa della pandemia. Semplicemente, abbiamo perso le opportunità di promuovere dal vivo “Viridian” come avremmo voluto, ma con un po’ di fortuna e speranza riusciremo a riprendere le redini del tutto nel 2022.”

 Tra i due lavori abbiamo un EP particolare come “Melodies of Green and Blue”. Cosa vi ha lasciato e insegnato questa esperienza acustica e più intima?

La cosa più importante per una band è mantenere la connessione con i propri fan. Al di là della musica, al di là dell’immagine, il canale di comunicazione tra chi segue il gruppo e la band stessa è la cosa che più va curata dagli artisti. Oggi si direbbe “fare community”. E’ assolutamente fondamentale nel 2021. Senza tour, con un disco appena uscito, e con i blocchi dovuti alla pandemia, l’EP acustico si è rivelato la cosa migliore da fare per mantenere attivi i rapporti con chi ci segue. Una scelta decisamente azzeccata, perché è stato apprezzato moltissimo, così come il live in streaming acustico che abbiamo organizzato per festeggiarne la release.”

Oramai la “nuova” formazione dei Temperance si è decisamente stabilizzata, secondo me modificando anche ciò che è stata prima del 2018. Nuove dinamiche, anche di songwriting? L’ispirazione arriva sempre da Marco Pastorino, oppure ora vi suddividete questi “oneri e onori compositivi”?

Marco è e rimane il compositore principale dei Temperance, il suo lavoro è inestimabile ed è il motore che porta e porterà sempre avanti questa formazione, e credo di parlare a nome di tutti quando dico che avere un elemento come lui in un team è un onore ed una fortuna. Ovviamente poi, il lavoro che facciamo insieme è quello che porta il tutto ad un livello ancora superiore, grazie alla grandissima intesa che abbiamo. Il mio ruolo è più marginale nel songwriting, per quanto anche io mi sia tolto le mie soddisfazioni, ma credo di potermi definire “fondamentale” per quello che riguarda lo sviluppo degli arrangiamenti. Io e Marco normalmente ci chiudiamo nel nostro mondo per un paio di settimane e arrangiamo insieme tutti i brani, partendo dalle versioni demo (durante la pandemia, per “Diamanti”, il lavoro è stato svolto online su Zoom). Alla fine del percorso c’è poi la stesura dei pezzi, dove siamo io, Alessia e Marco a dividerci il lavoro.”

Parliamo delle vostre tre voci e di come riuscite ad amalgamarle, rendendo il vostro sound più ricco e profondo, ma anche cercando di valorizzare tutte le vostre sfumature vocali. Come scegliete chi canta cosa? E’ un lavoro più istintivo oppure una operazione fatta a tavolino alla fine delle registrazioni?

Per quanto arriviamo sempre in studio con un’idea piuttosto chiara di chi dovrebbe cantare cosa, la realtà è che molto spesso ci troviamo a scambiarci i ruoli e cambiare le suddivisioni mentre siamo in sala di registrazione, alla fine è un po’ un mix di quello che hai menzionato nella domanda. A volte in studio, in una parte assegnata ad uno dei tre, l’istintività arriva nel momento in cui sperimentiamo, su suddivisioni prestabilite.”

Avete un grande legame con le sensazioni che danno i colori, e quindi ti chiedo un tuo commento sulla tua voce e su quelle di Alessia e Marco. Se dovessi associarle ad un singolo colore, quale sarebbe?

“Domanda piuttosto atipica ed interessante, ma purtroppo ho una deviazione mentale a riguardo. Quando registriamo le parti vocali, lo facciamo nel mio studio come forse saprai, ed assegno dei colori alle tracce. Mi è assolutamente inevitabile associare il viola acceso ad Alessia, il rosso fuoco a Marco ed il blu oltremare a me, perché questi sono i colori delle nostre tracce vocali. In realtà,  Alessia ha il viola sia perché è un colore in cui si identifica molto, sia per l’inevitabile influenza ottantiana/AoR della sua vocalità. Marco ha il rosso perché è il colore del fuoco, e sicuramente la voce di Marco ha un calore unico. Il mio blu deriva invece dalla profondità del timbro e dal volume, due termini che si associano anche al mondo marino, da cui il colore blu.”

Guardando i vostri ultimi video, la natura è sempre presente, in tutta la sua grandezza. Cosa significa questo elemento per voi, e quali altri sono importanti come “messaggio” della band verso l’esterno?

Tutti e cinque abbiamo una grande consapevolezza della bellezza del mondo attorno a noi, ed abbracciamo tutti e 5 comportamenti sempre rispettosi nei confronti di “Madre Terra”. Non sono rari i riferimenti a questi concetti anche lungo i nostri pezzi: “Gaia”, “Way Back Home”, “Breaking the Rules of Heavy Metal”, sono solo alcuni dei brani dove gli elementi naturali vengono chiamati in causa. La nostra passione per la natura si rispecchia poi anche nei video, dove mettiamo anche in mostra alcune location veramente splendide del nostro paese. Il rispetto e l’amore per il mondo che ci circonda è sicuramente qualcosa che abbiamo a cuore.”

Arriviamo al recente video di “Diamanti”. E’ sicuramente intenso e speciale. Mi piacerebbe sapere da te come è nata questa idea, e perché inserire un “sesto componente” che esprime il testo della canzone attraverso il linguaggio dei segni?

“Diamanti” – per quanto riguarda il video – ruota tutto attorno al concetto di forma di espressione. Non è un caso che abbiamo scelto di cantarne il ritornello in Italiano e di rilasciare le versioni alternative in Spagnolo, Inglese, Francese e Tedesco su Spotify, per espandere ancora di più il concetto di forma di linguaggio estesa, associata al brano. Nel video io suono il pianoforte, mettendo in chiaro che la mia forma d’espressione è la musica. Alessia è in una stanza con decorazioni artistiche particolari, a simboleggiare l’arte come forma d’espressione. Marco è circondato da una splendida location naturale, la sua forma d’espressione è la natura stessa. Le cinque lingue sono linguaggi differenti che possono portare il messaggio del brano a diversi ascoltatori. Non potevamo escludere la forma di espressione di chi non può sentire, motivo per cui è stato inserito anche questo elemento. E’ un po’ come se il video fosse la sesta lingua utilizzata.”

Cosa puoi raccontarci del processo di produzione del disco? Quale è stato il tuo contributo “tecnico” essendo tu un produttore oramai di navigata esperienza?

Io e Marco figuriamo come produttori dei dischi dei Temperance da quando la nuova formazione è stata lanciata e anche in questo caso vedo sempre il lavoro di squadra tra noi due come l’elemento chiave per lo sviluppo del lavoro. E’ difficilissimo specificare il contributo specifico del singolo a livello di produzione perché sostanzialmente siamo due fiumi in piena che lanciano idee, e senza troppe esitazioni, quando qualcosa piace a uno o l’altro, prendiamo questa o quella decisione. Di certo posso prendermi il merito di essere stato dietro al mixer per quanto riguarda le registrazioni di voce, batterie , cornamuse e pianoforti.”

 A livello di sound, possiamo notare  un grande bilanciamento tra parti vocali e strumentali, senza che uno di questi elementi sia sacrificato. Stessa cosa per melodia e potenza, nel senso che offrite molti ritornelli “catchy” ma non rinunciando ad un poderoso impatto sonoro. Quale era il vostro obiettivo, in questo senso?

“Non ci poniamo mai degli obiettivi a tavolino in questo contesto. Il processo di creazione musicale e di sviluppo è molto spontaneo. Non capita mai che diciamo “vogliamo bilanciare voci e strumenti”, non capita mai che diciamo “vogliamo un brano più heavy o più melodico”. Lasciamo correre l’istinto creativo, non ci poniamo limiti, ed il risultato è quello che si sente poi negli album. Se i ritornelli sono catchy, non è perché sono stati ricercati, ma perché l’istinto ci ha portato in quella direzione. Se una parte strumentale è molto lunga, è perché in fase compositiva l’istinto ci ha portato in quella direzione.”

Perché scegliere un titolo come “Diamanti” e perché in italiano?

“Il disco è molto eterogeneo dal punto di vista musicale, “Diamanti” è stata la traccia su cui è stato scelto di cantare in più lingue e nel linguaggio dei segni nel video. E’ un po’ il brano che simboleggia la nostra volontà complessiva per quel che riguarda il disco: raggiungere con la nostra musica più cuori possibili, senza limitazioni dovute alla lingua. Ci siamo semplicemente detti, alla luce di tutto questo, perché non andare all-in ed esporci fin da subito sulla questione, con un titolo in un linguaggio non convenzionale per il mercato, ma che ci indentifica al 100%?”

Rimanendo sulla nostra lingua, la utilizzate per il ritornello della title track, ma fate versioni anche in altri linguaggi. Perché avete deciso di puntare in modo particolare su questa canzone, e credi proverete in futuro a scrivere un testo tutto in italiano?

“L’idea di scrivere un brano completamente in Italiano non è di certo da escludere. Era già successo con la precedente formazione con “Maschere”. Mai dire mai, ma come ti dicevo è raro che decidiamo qualcosa a tavolino. Se l’ispirazione ci porterà a farlo sarà con spontaneità e non con una decisione presa in anticipo, non posso quindi dirti “si, di sicuro” o “assolutamente no”. Per quanto riguarda la scelta di quel pezzo in particolare, direi che è più una questione da guardare dalla prospettiva opposta: non abbiamo scelto di puntare sulla title-track per via delle varie versioni, bensì fatta la scelta di proporre “Diamanti” in così tante versioni, è conseguentemente diventato il fiore all’occhiello del disco, diventandone conseguentemente title-track.”

Sono decisamente incuriosito da un titolo come “Breaking The Rules of Heavy Metal”, perché suona molto “forte”. Cosa intendete per “rompere le regole”?

Sono veramente tante le regole che tendiamo a rompere con i Temperance. Sicuramente una delle prime è proprio quella legata all’identità musicale della band. Spesso viene detto che è fondamentale per un gruppo “identificarsi in un unico genere”, sopratutto nel metal. Catalogarsi. Un disco come “Diamanti” non è catalogabile, ci sono pezzi pop, pezzi symphonic metal, pezzi folk, pezzi hard rock, dove l’unico collante sono le nostre tre voci e la scelta dei suoni di chitarra, basso e batteria che restano costanti. Un’altra regola che rompiamo è quella dell’identificazione della band con un cantante solista. Nei Temperance siamo in tre ad avere questo ruolo e non c’è un vero leader dal punto di vista musicale. E’ il team che guida tutto. Potrei rispondere a questa domanda con cento righe e cento esempi, ma il concetto è proprio quello di uscire dagli schemi, che siano essi schemi del mercato, di aspettative o qualsiasi altra cosa.”

Riguardo ai testi contenuti in “Diamanti”, mi piacerebbe tu potessi donarci un breve “track by track”, esprimendo con poche parole il senso di quella singola canzone, se ti va!

Pure Life Unfold è un pezzo di amore e libertà. Il destino spesso ci mette accanto a persone capaci di cambiarci la vita. Quando scatta la scintilla tutto è facile e si corre verso una realtà capace di trasportarci altrove.

Breaking the Rules of Heavy Metal  inneggia alla libertà di pensiero, alla libertà di viaggiare, alla libertà di vivere seguendo le proprie regole, non quelle imposte da fonti esterne.

Diamanti parla di speranza. I diamanti per noi sono un simbolo di speranza pura, indistruttibile ed eterna (esattamene come la gemma è pura, indistruttibile ed eterna). Farci travolgere da una pioggia di speranze è crederci fino in fondo è la maniera migliore per trascorrere i nostri giorni con un gran sorriso stampato sul volto.

Black is My Heart parte da un concetto semplice ma inevitabile: tutti abbiamo i nostri lati oscuri. Apprezzarli, scoprirli e imparare a convivere con questi aspetti del nostro carattere è la via più efficace per affrontarci. Combattere chi siamo, nel bene e nel male, non porta a nulla di buono.

Litany of the Northern Lights è una narrazione ispirata alla leggenda della scoperta dell’Islanda, quando un vichingo si lanciò in un viaggio senza meta certa per scoprire nuove terre, partendo dalla Scandinavia e raggiungendo appunto il polo più a nord del nostro pianeta.

You Only Live Once invita a vivere al 100% ogni momento della nostra esistenza. Si vive una volta sola ed il tempo è il nostro bene più prezioso. Aspettare, stare a guardare in attesa, procrastinare…è come prendere istanti preziosi della nostra vita e buttarli via.

I the Loneliness ci insegna quanto anche nei momenti di solitudine più totale, si debba far uso delle proprie energie e delle proprie forze per rialzarsi. Tutti caschiamo, tutti ci troviamo soli in qualche frangente della nostra esistenza. Non arrendersi e cercare sempre il lato positivo è determinante.

Codebreaker è ispirato al film “The Matrix”. Come “Mr. White” era ispirata a Breaking Bad e “Mission Impossible” era ispirata all’omonimo film, in questo disco la traccia da nerd-filmofilo è “Codebreaker”.

The Night Before the End torna ad essere una narrazione fantasiosa. Un brano in pieno stile Symphonic Metal dove, nel giorno dei giorni, alla resa dei conti, ci si trova a dover guardare indietro e valutare quanto fatto nella nostro trascorso.

Fairy Tales for the Stars è una dedica all’importanza degli astri. Ci sono tante canzoni che usano le stelle ed i pianeti come riferimento, come guida, come ispirazioni. Questa volta abbiamo voluto dare e non chiedere, dedicando una canzone agli astri stessi, dove ringraziamo per quanto dato, senza chiedere.

Let’s Get Started è un inno alla ripartenza, ovviamente collegato alla pandemia. Siamo carichi, vogliosi di rivivere tutte le esperienze che ci sono state tolte negli ultimi due anni, siamo pieni di energia e di voglia di ripartire.

Follow Me è ancora una volta una favola. In uno stato di dormiveglia una creatura ci porta via dalla realtà e ci fa vivere un’avventura nella quale vediamo un mondo puro, splendido, rassicurante. Non capiamo quanto siamo nel sogno e quanto stiamo realmente vivendo quest’esperienza, ed il dubbio rimarrà per sempre.

Quale è la canzone che secondo te rende più giustizia alla tua voce? Io suggerirei “Fairy Tales For The Stars”, tu che dici?

In questo disco abbiamo proposto un brano per cantante dove le nostre caratteristiche vocali vengono messe in rilievo e dove cantiamo singolarmente. “Fairy Tales” è il mio pezzo, “Let’s Get Started” quello di Alessia, “I the Loneliness” quello di Marco. Adoro il risultato ottenuto e devo molto alla guida di Marco che ha un po’ stravolto l’arrangiamento vocale di “Fairy Tales” in studio. Tuttavia credo che la mia massima resa vocale personale in questo album sia proprio su “Diamanti”. Ho la fortuna di essere quello dei tre che canta la “linea principale” e trovo che la combinazione del mio timbro con l’Italiano sia particolarmente efficace.”

Avete presentato il nuovo disco dal vivo pochi giorni fa. Come è stato il tornare a suonare e cantare davanti ad un pubblico, e quali reazioni hanno suscitato i nuovi pezzi?

“Fortunatamente non è stato il primo concerto, quello di Mantova. Avevamo già suonato al Metal on the Hill quest’estate e al Brainstorm Festival in Olanda poche settimane fa. Dico fortunatamente perché ti confesso che tornare sul palco per la prima volta dopo praticamente due anni con i Temperance, ha fatto tremare le gambe un po’ come quando si facevano i primi concerti. Alla release eravamo sicuramente “gasati”, ma avevamo anche già ripreso un po’ di confidenza, che è stata fondamentale per lanciarci nei nuovi brani con il giusto spirito e la giusta carica. E’ stato un concerto comunque speciale, perché abbiamo ricevuto diverse sorprese emozionanti, inaspettate e splendide da parte dei fan. C’è stata una torta preparata per noi con dei diamanti di glassa, abbiamo avuto dei Diamanti in carta che sono stati tirati fuori quando abbiamo suonato per la prima volta la title track, e delle coreografie “da stadio” che sicuramente non ci aspettavamo. Sono tutte cose che lasciano davvero un grande senso di soddisfazione e gioia.”

Inoltre, vi state preparando per un tour europeo pazzesco che vi impegnerà da febbraio a tutto aprile 2022, in compagnia di Tarja. Cosa ci puoi dire di questa esperienza speciale?

Come nel calcio, in questo momento mi sento di dire che non voglio espormi troppo. La situazione è davvero instabile. Personalmente credo che a Febbraio/Marzo le tournè potranno ripartire, soprattutto per eventi di questo calibro. Ad oggi l’unica cosa che voglio dire è che spero con tutto il cuore di poter ripartire come da programma perché è una delle tournè più lunghe nella storia dei Temperance e non vedo l’ora di tornare sul palco in maniera così continuativa. Aspettiamo fiduciosi.”

Infine, un saluto finale. La musica non può cambiare le cose ma cosa può fare per te e per noi in questi tempi così difficili e complessi?

La musica è ciò che ci salva nei momenti di difficoltà. che ci accompagna nei momenti di gioia che ci supporta nei momenti di tristezza, che ci fa compagnia nei momenti di solitudine, che ci fa saltare nei momenti di festa che ci dà energia nei momenti di debolezza, e che ci fa commuovere nei momenti emozionali. Per me la musica è tutto, dalla A alla Z, e sono sicuro di non essere l’unico a vivere questo miracolo in maniera così profonda.”

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