La settimana undici dell’anno si chiude a Milano con una combo di concerti diametralmente opposti: Apocalyptica con gli Epica al Fabrique, mentre dall’altra parte della città prende atto il Tech Trek Tour con protagonisti gli Archspire, sempre al solito Legend Club.
ENTHEOS
Io e Giorgio siamo ovviamente presenti per il tour iper tecnico che vede come prima band a salire sul palco gli americani Entheos, freschi della nuova pubblicazione “Time Will Take Us All”. Il loro punto forte è sicuramente la carismatica front-girl Chaney, che mette in mostra le sue ottime capacità di screamer/growler di fronte a un pubblico già molto numeroso e ansioso di ascoltarli live. Personalmente (chi scrive il live report è Riccardo nda) la loro proposta non mi era assolutamente piaciuta su CD, in quanto mischiano un sacco di idee senza trovare una linea uniforme e godibile tra una traccia e l’altra, di conseguenza in sede live si traduce in una cavalcata discontinua molto sgradevole. Dopo un inizio veloce e spacca-ossa che porta molti a creare i primi poghi e circle pit, si viene subito interrotti da discutibili break-down che spezzano il ritmo in modo assolutamente incomprensibile. Questa continua ricerca di parti iper rapide alternate ad altre palesemente copiate dal mondo death-core porta a stancarmi già dalla seconda canzone, “Absolute Zero”. Tale copione si ripeterà per tutto il concerto, senza considerare che la conclusiva “The Sinking Sun” è molto, quasi troppo, ispirata ad un qualsiasi riff degli Psycroptic. In conclusione, capacità tecniche assolutamente non in discussione, come anche l’esecuzione dal vivo. Rivedrei sicuramente le scelte stilistiche, troppo impersonali e imperniate di scopiazzamento qua e là per racimolare tanti diversi ascoltatori da altrettanti lidi metal.
Setlist:
- Chemical Flashbacks
- Absolute Zero
- In Purgatory
- White Noise (II)
- Darkest Day
- Remember You Are Dust
- The Sinking Sun
BENIGHTED
Subito dopo ecco salire sul palco i francesi Benighted, che non hanno alcun album da sponsorizzare se non la loro classica brutalità e simpatia. Famosi nell’ambiente come una delle formazioni più impattanti per il movimento death-grind, ci deliziano nuovamente con una performance ineccepibile. Undici canzoni in cui arriveremo alla fine senza fiato, sia per il mosh sia per la loro musica, super veloce e asfissiante, che non regala mai un momento di pausa. L’unico superstite della line-up originale è il grinder Julien, che omaggia i presenti con una delle esibizioni migliori mai sentite in suolo tricolore: pig squeal, scream e growl davvero imponenti, che appesantiscono una marcia senza pietà in un già pienissimo Legend Club. Non avendo nulla di nuovo, la band esegue solo i grandi classici come “The Starving Beast”, “Implore The Negative” o “Nails”, presi direttamente dal loro ultimo disco, datato 2020. Un altro album dal quale suoneranno ben quattro canzoni è “Necrobreed“, con singoli quali: “Cum With Digust”, la title-track o “Reeks Of Darkened Zoopsia”. Tutti seguiti da circle pit, walls of death e un pubblico completamente in mano alla band che dalle prime file invoca a gran voce altri brani devastanti per continuare a darsele senza pietà. Il livello tecnico e fisico del concerto è probabilmente il più alto della serata, dettaglio che viene subito notato dai Benighted, che suonano ancora più entusiasti dopo una lunga assenza nel nostro paese (l’ultima volta risale nel 2008, sempre al Legend Club di supporto agli Aborted nda).
Concerto esplosivo e in linea con le nostre aspettative, che non poteva non concludersi senza la classica “Let The Blood Spill Between My Broken Teeth”, spezzandoci le ultime ossa rimaste intatte. Come al solito una garanzia dal vivo.
Setlist:
- Martyr
- The Starving Beast
- Cum With Disgust
- Implore The Negative
- Nails
- Reeks Of Darkened Zoopsia”
- Necrobreed
- Muzzle
- Versipellis
- Brutus
- Let The Blood Spill Between My Broken Teeth
PSYCROPTIC
Gli australiani sono reduci da un recente e spiazzante cambio di line-up subito dopo la pubblicazione del loro ultimo album “Divine Counsel“, con la dipartita dello storico cantante Jason Peppiatt in favore di Jason Keyser, famosissimo front-man degli Origin. Anche se in rete le notizie sono un po’ confuse, c’è chi lo considera un addio definitivo, mentre altri semplicemente una pausa momentanea, quello che è certo è che Jason è qui davanti a noi e ha contribuito attivamente alla scrittura di moltissimi brani dell’ultimo album degli Psycroptic. Di conseguenza conosce alla perfezione i cinque brani proposti da “Divine Counsel“, mentre sugli altri quattro metterà in mostra le sue incredibili capacità di adattamento su delle linee molto diverse rispetto al suo gruppo principale.
Quello che però fa la differenza è sicuramente il suo modo di porsi sul palco, da classico simpaticone americano pieno di parolacce e bestemmie, giusto per infiammare ancora di più gli animi dei presenti. I suoni sono decisamente migliorati rispetto alle due band precedenti, già con “Cold” e “Frozen Gate” si percepisce come si siano impegnati a migliorare l’impatto degli strumenti. Tutti infatti hanno la loro dimensionalità, nonostante il locale spesso si concentri a dare corpo alle frequenze più basse, mentre ora chitarra, voce, basso e batteria sono tutti comprensibili, il che ci permette di godere appieno di brani iper-tecnici come “Rend Asunder” o “(Ob)Servant”. Ma come citato poc’anzi, siamo più interessati alle capacità di intrattenitore di Jason che alla performance. Il suo mood allegro e provinciale ci fa piegare in due dal ridere tra un brano e l’altro, alzando ancora di più l’asticella di quello che dovrebbe essere l’atmosfera durante questi concerti. La sua spiccata vena comica sarà il ricordo più bello che ci portiamo a casa, che va a braccetto con la qualità musicale degli Psycroptic. Avendoli già visti in passato non avevo dubbi sulla buona riuscita del concerto, di certo non avrei mai pensato di divertirmi così. Top quality.
Setlist:
- Cold
- Frozen Gate
- This Shadowed World
- Rend Asunder
- Euphorinasia
- A Fool’s Errand
- (Ob)Servant
- The Watcher Of All
- Enslavement
ARCHSPIRE
Ero molto curioso di poter ascoltare e vedere per la prima volta gli odierni paladini del death metal super tecnico, ma il tutto viene rovinato malamente da un soundcheck orribile. Vi potrei raccontare di come siano state eseguite le varie canzoni, se avessi capito cosa stessero suonando. Da davanti la postazione del mixer il suono era un miscuglio di cose, senza capo né coda, in cui l’unico strumento che primeggiava sugli altri era la batteria, che viene sparata a mille sui bassi, praticamente solo il doppio pedale e ogni tanto Oli Peters al microfono. Per carità, posso capire una traccia di assestamento, ma un intero set con il telefono in mano leggendo la setlist di qualche sera prima per capire la canzone che stavano eseguendo è troppo. Assolutamente inascoltabile, è stata la prima volta nella mia vita in cui non vedevo l’ora che finisse un concerto. Tranne un paio di risate quando Oli ha lanciato nel pit il Twister per far partire poi un wall of death (mi scrivete voi la canzone perché io non l’ho ancora capito, nda), è stata una sconfitta totale. Sinceramente, se non avessi avuto l’accredito stampa probabilmente me ne sarei tornato a casa a metà set. Speriamo nella prossima calata italiana.
Setlist:
- Remote Tumor Seeker
- Bleed The Future
- Abandon The Linear
- A Dark Horizontal
- Human Murmuration
- Golden Mouth Of Ruin
- Calamus Will Animate
- Involuntary Doppelgänger
- Drone Corpse Aviator