Recensione: Tear My Eyes Out

Il debutto degli HttT risale al 2003 ma riesce ad approdare nel nostro paese solo quest’anno grazie alla buona nomea e alle critiche positive ottenute oltreoceano.

Il combo in questione proviene dall’assolata California ed, in nove pezzi e poco più di mezz’ora, ci illustra cosa significa per loro suonare death/grind. Ben suonato e ben mixato questo lavoro non va elencato e catalogato come il solito album di brutal death che gioca le sue carte migliori puntando su velocità assurde e riff intricatissimi ma come una personale visione di un metal estremo che sicuramente ha le sue salde radici nella scena death americana ma che spazia nelle composizioni aggiungendo una sana influenza thrash con tempi cadenzati e parti più catchy.

Il cantato, interamente distorto, passa da sezioni più cupe tipicamente brutal ad altre più aperte avvicinandosi molto allo scream ma non arrivando mai ad emulare un cantato black. Il riffing, sia nelle parti più serrate che in quelle più cadenzate, mantiene sempre un certo approccio melodico risultando sicuramente più “abbordabile” anche se in alcuni casi ripetitivo e non proprio dinamico.

L’impressione generale del lavoro è sicuramente buona, non volendo emulare le miriadi di orde death/grind che infestano il suolo statunitense gli HttT cercano di far sentire la loro voce tentando un approccio non proprio tradizionale al discorso estremo e, anche se non ci sono ancora totalmente riusciti a causa di alcune soluzioni troppo acerbe, sicuramente lasciano ben sperare per un positivo sviluppo del sound, sviluppo che, date le premesse, potrebbe tranquillamente avvenire nel successore di questo ‘Tear my eyes out’, album di certo non rivoluzionario ma di buon livello.

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