Finalmente. Non c’è inizio migliore per il sottoscritto visto che annovero i Sylosis tra le mie band preferite in assoluto sin dalla loro scoperta casuale durante l’era di “Edge Of The Earth”, grazie a una compilation creata da Nuclear Blast su YouTube. Da allora sono passati dodici anni e di acqua sotto i ponti ne è passata tantissima, tra alti e punti molto bassi della loro carriera.
“A Signs Of Things To Come” suona innanzitutto profetico, una promessa da mantenere nei confronti di un pubblico sempre in crescendo negli anni, grazie anche alla comparsata di Josh come membro ufficiale negli Architects, che ha però compromesso le capacità compositive per i Sylosis. “Cycles Of Suffering”, seppur di buona fattura, non ha lasciato il segno come sperato, complice il Covid che ha bloccato le possibilità di tour in Europa. Di conseguenza bisogna tornare indietro ancora di qualche anno per trovare “Dormant Heart” come fantastico seguito di quanto fatto appunto nel 2011.
Leggendo queste poche righe possiamo ritenere gli inglesi una band poco costante e anche sfortunata, se consideriamo l’incidente avvenuto in Canada in supporto a uno dei tour più importanti della loro carriera (insieme a Lamb of God, In Flames ed Hellyeah). Incidente che portò a un concept album quale “Monolith”, poco amato anche dalla band stessa.
Serve tutto questo preambolo per affrontare “A Signs Of Things To Come”? Assolutamente sì, in quanto lo spessore di Josh come artista è davvero importante: poliedrico, non confinato semplicemente alla sfera musicale ma anche lirica, mixaggio e creativa, visto che le copertine insieme ai disegni vari su magliette e altro merchandise sono una sua creazione.
Il 2023 per i Sylosis potrebbe essere finalmente il salto di qualità definitivo che si aspettava da troppo tempo e al tempo stesso potrebbe essere anche l’ultimo treno da prendere per il quartetto di Reading. Sin dalle prime note possiamo evidenziare una certa ispirazione che non si ascoltava dal 2015, una ventata di aria fresca che è sempre stata linfa vitale per questa band. Come scrivo spesso nelle mie recensioni, proporre qualcosa di effettivamente nuovo è impossibile; l’importante è suonare bene e con personalità, due elementi che nel bene e nel male ci sono sempre stati sin dall’esordio -core di “Conclusion Of An Age”.
Abbiamo a che fare con un mixing molto energico, chitarre spinte sui medi a dare pressione a una batteria, come al solito, colma di fill riempitivi, ricercati e studiati a tavolino. Non a caso Ali Richardson è un elemento fondamentale anche nella sua altra band: i Bleed From Within. Altro elemento che risalta maggiormente è un utilizzo molto ben equilibrato del cantato sporco di Josh, nettamente migliorato rispetto al passato, con una contrapposizione in più momenti del suo pulito, anch’esso un gradino (e forse due) sopra a quanto fossi abituato. Ma ciò che più di tutto farà felici i fan dei Sylosis sono gli assoli che sono di una complessità mostruosa, efficaci e incredibilmente melodici. Non una novità, mi direte, certo, ma se prima era un puro esercizio, qui si sente proprio che l’assolo è parte viva del brano. “Judas” è l’esempio migliore che potrete ascoltare durante questi quarantatre minuti di puro godimento metal contemporaneo. Aggiungo che i singoli scelti per anticipare l’album sono anche quelli meno interessanti rispetto a tutto “A Sings Of Things To Come”, perché la “ciccia” risiede nel resto della tracklist. “Thorns” è un brano Panteriano, classico della loro discografia, ma il cui ritornello è composto da una linea melodica al limite del metalcore, seguita poi da un assolo emozionale ed emozionante.
Innegabile però come il duo introduttivo sia di un vigore che poche volte abbiamo sentito nella loro discografia. “Deadwood” e la title-track hanno linee nuove per la musica che hanno scritto finora, o per meglio dire, hanno osato più del solito creando un’atmosfera in continua metamorfosi in poco meno di nove minuti di musica: da ritmiche groove, a lenti, per poi tornare prepotentemente a riff sulle sei corde che velocizzano il tutto, accompagnandoti ad assoli davvero maestosi. Sonorità che ci eravamo un po’ dimenticati, ma che, se analizziamo bene con il microscopio, non sono mai scomparse del tutto dai Sylosis, semplicemente avevano bisogno di essere tirate fuori con la forza dalle mani e dalla testa di Middleton (come ammesso da lui stesso nei vari video teaser fatti uscire nelle diverse piattaforme social).
“Pariahs” invece si fonda su dettami di chiara ispirazione Lambofgoddiana, compreso di break-down, ma è sempre sull’assolo che il nostro caro frontman riesce a dare il meglio di sé, quindi non meravigliatevi se ascolterete i migliori della loro carriera. Con “Descend” invece si respira aria di Chimaira post-”Resurrection”, con palm mute portentosi e un particolare uso delle vocals che creano climi assolutamente vergini per la band. “Absent” è un dolce momento in una scaletta infernale magistralmente orchestrata (con echi più o meno diretti ad una “Where The Sky Ends”).
Insomma, non voglio togliervi il gusto di scoprire da voi questo immenso disco, sicuramente il più ispirato da almeno dieci anni a questa parte e trasversale per moltissimi metallari in circolazione. Mischia talmente tante cose così bene che è disarmante constatare le effettive capacità di songwriting di Josh Middleton. Bentornati Sylosis.

Etichetta: Nuclear Blast Records Anno: 2023 Tracklist: 01. Deadwood 02. A Sign Of Things To Come 03. Pariahs 04. Poison For The Lost 05. Descent 06. Absent 07. Eye For An Eye 08. Judas 09. Thorns 10. A Godless Throne Sito Web: https://www.facebook.com/Sylosis |