Il primo lavoro a titolo Sweet Oblivion feat. Geoff Tate era stato un bell’esercizio di stile, condotto dalle sapienti mani di Simone Mularoni dei DGM ma comunque eccessivamente e smaccatamente debitorio del mitico ed indimenticabile passato di Tate nei Queensrÿche.
Ora la palla passa ad Aldo Lonobile dei Secret Sphere (da annoverare tra i compositori ufficiali del team Frontiers) che porta a bordo l’ex compagno Antonio Agate alle tastiere, Gigi Andreone (Odd Dimension, A Perfect Day) ed il batterista Michele Sanna. Purtroppo però il discorso si può ripetere anche per questo “Relentless” nonostante Lonobile provi ad infondere il proprio stile e si renda protagonista di alcuni assolo davvero pregevoli (“Once Again One Sin”); il desiderio di far muovere Tate in una sorta di comfort zone blocca un po’ la backing band a livello compositivo/esecutivo e buona parte delle canzoni non vanno oltre la sufficienza risicata.
Il singolo “Strong Pressure” è un buon esempio della buona volontà artistica di Lonobile ma se prendiamo a campione “Let It Be”, “Wake Up Call” o “Another Change” risultano essere composizioni col freno a mano tirato; d’altra parte anche l’avventura Operation Mindcrime (e relativi tour per riproporre nella loro interezza gli album classici dei Queensrÿche) dimostra come il cantante dello stato di Washington sia legato a doppio filo a questo tipo di sonorità (e lo stesso potrebbe valere anche per i suoi ex compagni che hanno cercato in Todd La Torre un cantante dalla vocalità simile).
Abbastanza imbarazzante la pronuncia di Tate nel pezzo cantato in italiano “Aria”… peccato perché musicalmente sarebbe stata una delle cose migliori dell’album; accanto a questa un plauso va alla conclusiva “Fly Angel Fly” per il suo piglio nervoso e modernista… stile che forse avrebbe caratterizzato maggiormente “Relentless” che invece rischia di essere dimenticato in maniera abbastanza celere.