Parziale delusione da questa nuova uscita per i deathmasters Suffocation. La band era tornata in pista con intenzioni bellicose dopo qualche anno di assenza con il precedente discreto ‘Souls To Deny’, ma al momento di far fruttare il ritorno di popolarità i Suffocation sfornano un lavoro che mette in mostra come sempre le ottime doti dei singoli, eppure non coinvolge come dovrebbe. Non che le tracce qui contenute siano di scarsa qualità, ma il songwriting manca di personalità e immediatezza. Un po’ quello che si poteva dire per ‘Heretic’ dei Morbid Angel. In parte contribuisce alla difficoltà di assorbimento anche la scelta di produrre un suono tremendamente oscuro che potrà trovare estimatori, ma di certo toglie impatto generale all’opera. Una serie interminabile di riffing intricati che si incastrano a fatica e vocals gutturali che restano imbrigliate nella profondità del suono. Uno standard che onestamente ci pare superato e che comunque in passato è stato eseguito in modo più convincente dagli stessi Suffocation (pensate a ‘Pierced From Within’ ad esempio) e dai soliti Immolation, Morbid Angel, etc… Prendete ad esempio un brano come ‘Bind Torture Kill’, avrebbe tutto per farci saltare le coronarie (riff, stacchi, ritmiche tirate, inserti strumentali virtuosi e cambi di tempo), ma già a metà dei quasi sei minuti di durata ci si smarrisce. Forse troppa carne al fuoco, o più semplicemente l’intenzione di risultare maligni e brutali ha preso il sopravvento portando la band a creare un mostro dall’incedere monolitico e senza volto. Qualcosa che a momenti può ancora far paura, ma con cui siamo ormai troppo abituati a trattare.
Suffocation: Live Report della data di Roma
Trittico di band all’insegna dello “Stay Brutal” all’Alpheus di Roma.
Aprono i Sudden Death, quartetto italiano fortemente debitore del brutal americano ma che si fa particolarmente notare per qualità tecniche che emergono in alcuni stacchi improvvisi e in parti rallentate decisamente di spessore. Le canzoni proposte arrivano dal recente debut _’Injection Of Hate’ e riescono a lasciare una buona impressione della band.
A seguire gli Undertakers che si confermano una delle migliori realta’ del panorama underground italiano. Ritmiche serrate e un growl da far invidia a chiunque sono gli eterni marchi di fabbrica di questa band che meriterebbe altre platee e che rappresenta il modo migliore per aprire la strada agli headliner della serata.
I Suffocation, dopo aver assistito partecipi allo show delle due band precedenti in mezzo al pubblico (con cui hanno scambiato innumerevoli foto e autografi), salgono sul palco e dimostrano subito il perché il loro come-back fosse così atteso. Al terzo brano, ‘Effigy Of The Forgotten’ dall’omonimo album, già il quadro della situazione si fa ben definito: una macchina da guerra in grado di inanellare riff su riff senza soluzione di continuità, un muro di suono imperforabile sorretto dall’incredibile drumming di Mike Smith e su cui si poggia la “voce” di Frank Mullen. Un Mullen insolitamente loquace, che elenca le bellezze culinarie e CULinarie italiane, sciorinando una sfilza di donne (mogli, compagne e fidanzate) di origini tricolori.
Ed è una vera e propria festa death metal quella che si presenta di fronte agli occhi del nutrito pubblico: la scaletta è incentrata sui brani dell’ultimo, controverso ‘Souls To Deny’, tra cui ricordiamo ‘Deceit’ (dalla speciale dedica a tutte le “ex”) e ‘Surgery Of Impalement’, ed è doveroso sottolineare la vivacità dei presenti, che arrivano addirittura a salire sul palco, chi per un puntuale intervento sulle vocals insieme a Mullen, chi invece stazionando a lungo in maniera quasi imbarazzante e con improbabili gesti, fra gli sguardi a metà tra l’attonito e il divertito dellla band. Non mancìano ovviamente estratti dalle precedenti e seminali fatiche, tra cui spiccano anche le title-track di ‘Breeding The Spawn’ e quella di ‘Pierced From Within’, con quest’ultima che chiude la prima parte dello show.
Una breve pausa e poi la band torna sul palco per una manciata di pezzi, tra cui ricordiamo una tellurica ‘Despise The Sun’ , che chiudono una serata che non ha fatto altro che confermare un deciso ritorno, se non su disco almeno dal vivo, di una formazione che ha fatto la storia.