L’intero progetto “Streetlore” nasce da una quantità di materiale che il tastierista lombardo Lorenzo Nava sottopone all’attenzione dell’amico Pierpaolo Monti, A&R di Burning Minds Music Group che in questa recente intervista ci ha svelato alcuni interessanti dettagli sul funzionamento di un’ambiziosa etichetta ancora innamorata del Compact Disc™ (“un network professionale che vuole fornire agli artisti l’accesso a una vasta gamma di risorse, supportandoli in ogni fase della creazione, compresa registrazione, produzione e promozione della loro musica”) e decisamente proiettata al futuro. Valutata positivamente la qualità delle idee in gioco, Monti decide così di coinvolgere un produttore esperto ed allestire una band in grado di affiancare lo stesso Nava nell’esecuzione degli undici brani che possiamo ascoltare oggi. Integrata quindi la line-up con Matteo Serra (Room Experience, Charming Grace, Sovversivo) alla chitarra, Angelo Sasso (Airbound) al basso e Luca Ferraresi (ex-Perfect View) alla batteria, si decide di concedere gli onori del microfono a più cantanti, in modo da differenziare ulteriormente l’offerta: con uno sforzo produttivo che denota la fiducia riposta dall’etichetta in questo disco, la lista finale dei frontman è assolutamente sostanziosa e comprende Terry Brock (Strangeways, Slamer, The Sign), Jesús Espín (91 Suite, Secret), Sue Willetts (Dante Fox), Dion Bayman, Davide “Dave Rox” Barbieri (Wheels Of Fire, Charming Grace, Raintimes, Room Experience), Eric Concas (Soul Seller), Stefano Lionetti (Lionville), Mario Percudani (Hungryheart), Josh Zighetti (Hungryheart), Davide Gilardino (Mindfeels, Michael Kratz), Marcello Spera (Alchemy) e quel Satin che da parte nostra ha raccolto un consenso convinto in occasione dell’uscita del suo nuovo lavoro.
Anche a causa di una gestazione che – con un aggettivo oggi abusatissimo – potremmo definire importante, “Streetlore” è in grado di generare una buona dose di aspettative che, spoileriamo, non vanno deluse. A cominciare dalla materna apertura di “Brothers”, l’album sembra convogliare in forma melodica, e personale, le suggestioni visive proposte nella sua copertina: la presenza autorevole delle tastiere, la forza trascinante delle cascate che si trasformano in orecchiabili cori (“Say Farewell”) ed i solidi pilastri sui quali si fonda una buona canzone di rock melodico (compreso un eccellente assolo di chitarra) sono elementi curati ed orgogliosamente esibiti che sembrano muoversi con leggerezza, proprio come le nuvole che completano l’artwork di Antonella Aeglos Astori (moglie dello stesso Nava e già collaboratrice di Wheels Of Fire, Room Experience, Platens, Michael Kratz). Nonostante la pluralità di cantanti all’opera lo stile proposto da “Streetlore” si mantiene ricco e omogeneo, come si conviene ad un lavoro d’esordio che non può non prefiggersi anche lo scopo di presentare un’idea di base con la necessaria chiarezza: da questo punto di vista la pulizia delle linee vocali, così come la loro armonizzazione, si mantiene su livelli di eccellenza (“Friends In Time”), elevandosi anche al di sopra di altre buone proposte che Burning Minds, attraverso le sue sub-label, ha elargito nel corso dell’anno. Per quanto riguarda le performance dei singoli cantanti, è davvero difficile segnalare una prova in particolare, sia a causa del livello generale elevato che di un’omogeneità timbrica che dona continuità alle singole interpretazioni: se proprio dovessi, segnalerei però il carattere di Stefano Lionetti in “Only Wounds Remain”, di Sue Willetts in “Shadows And Lies” e di Dion Bayman in “Gone” (quest’ultima tra le migliori del lotto e riservata solamente a coloro i quali acquisteranno il formato fisico), non tanto per il contenuto tecnico quanto per una passione che traspare in modo ancora più diretto e piacevolmente contagioso.
Rispetto ad altri compagni di etichetta e non solo, “Streetlore” sembra aver goduto di una pianificazione ancora più accurata che, senza peraltro comprometterne la spontaneità, ha permesso di smussarne ulteriormente gli angoli per avvicinarlo alle migliori produzioni del genere. Ognuno sa esattamente cosa fare e l’impressione è quella che lo stesso Nava abbia saputo e voluto saggiamente affidarsi alla forza del team per dare la migliore forma possibile alle proprie idee, consapevole che quando ci sono rispetto ed alchimia il risultato di una bella collaborazione può facilmente eccedere – banale ma vero – la somma delle sue parti. Con la possibile esclusione di un paio di tracce leggermente più anonime dal punto di vista del coinvolgimento immediato (“The Storm”, “Weaker Than Before”), “Streetlore” è una proposta matura ed orchestrale (“Shelter From The Rain”) che offre quarantacinque minuti di rock intrigante, vivido ed elegante: grazie ad una scaletta che alterna con sensibilità momenti di presa radiofonica con altri dalle sfumature più intime (“Aeglos”), questa nuova realtà farà felici non solo gli appassionati del genere di ogni latitudine, ma anche quanti traggono un piacere extra e sottile dalla considerazione che prodotti di simile qualità possono essere concepiti e realizzati con sensibilità internazionale, ma un piede ben piantato in Italia.