Gli Spiritbox sono una delle band del momento, su questo non c’è dubbio. Non solo hanno riscritto la storia del metal moderno, combinando metalcore, musica elettronica, progressive metal e djent, ma hanno anche pubblicato uno degli album di debutto migliori di sempre. “Eternal Blue” è un vero e proprio gioiellino, stupefacente dall’inizio alla fine, uno dei pochi dischi in cui non si salta neanche una canzone.
Dopo un lavoro del genere, gli Spiritbox hanno creato delle aspettative altissime e mantenere lo stesso livello di “Eternal Blue” è stato difficile, se non impossibile. Nell’estate del 2022 la band di Courtney Laplante pubblica un breve EP dal titolo “Rotoscope” che mostra un approccio più vicino alla musica dance e rappresenta, quindi, un leggero passo indietro rispetto al sopracitato album di debutto. Quando poi, a distanza di quasi un anno, gli Spiritbox hanno annunciato un nuovo singolo, la curiosità è inevitabilmente alle stelle. Ecco che viene pubblicato il primo singolo “The Void”, in cui Courtney sfoggia la sua bellissima voce in clean. Prima di analizzare più nel dettaglio le tracce che compongono il nuovo EP “The Fear of Fear”, occorre fare un breve cenno alle capacità vocali della frontwoman degli Spiritbox. Courtney può davvero cantare qualsiasi cosa: in clean la sua voce è eterea e leggera (pensiamo ad esempio a “Constance”), mentre quando passa al growl è di una potenza devastante (come ad esempio in “Holy Roller”).
Ma tornando all’EP, si fa davvero fatica a trovare una canzone degli Spiritbox fatta male e “The Void” non è sicuramente tra queste. Probabilmente ispirato dalla colonna sonora di “Ghost in the Shell” (un manga di fine anni ‘90) ed influenzato dai Northlane, questo brano è melodico, cantato in maniera delicata ed invitante, con un ritornello subito orecchiabile e sicuramente apprezzabile anche dai meno avvezzi all’ascolto del metal. Interessante, ma dagli Spiritbox ci aspettiamo di più. Per fortuna arriva il secondo singolo, “Jaded”, un brano che ha bisogno di essere ascoltato più volte per essere apprezzato. Infatti, dopo vari ascolti, si notano alcuni dettagli che in prima istanza erano sfuggiti: cantato etereo, growl potente e sempre ben bilanciato, riff sullo stile facilmente riconoscibile degli Spiritbox, basso ben presente (da alcuni mesi Josh Gilbert è entrato ufficialmente a far parte della band) e ritornello accattivante. Ci sono tutti gli elementi per un brano ben riuscito. Adesso è il turno del terzo ed ultimo singolo uscito prima della pubblicazione di “The Fear of Fear”, ovvero “Cellar Door”: una vera e propria “bastonata sui denti”, nonché una delle canzoni più heavy ed oscure che abbiano mai scritto gli Spiritbox. A mani basse la mia preferita dell’EP, con un bellissimo breakdown e un ritornello molto potente. L’ho già riascoltata varie volte senza stufarmi.
La seconda parte dell’EP è composta da altri tre brani che sono usciti tutti a ridosso della pubblicazione ufficiale di “The Fear of Fear”. Tra questi c’è “Angel Eyes”, che non è un vero e proprio singolo, ma è accompagnato da un videoclip molto buio ed oscuro. Qui, come anche in “Cellar Door”, Courtney mette da parte il cantato in clean e si dedica completamente ad un growl estremamente potente, ma anche estremamente controllato. Completamente diversa è l’atmosfera in “Ultraviolet”, che mostra l’enorme versatilità non solo di Courtney stessa, ma anche degli altri musicisti. Ed è incredibile come all’interno dello stesso album, oppure in questo caso dello stesso EP, riescano a convivere brani tanto diversi tra di loro. Chiudiamo la nostra analisi con “Too Close/Too Late”, che ad un primo ascolto ricorda quasi “Secret Garden”. Come la precedente “Ultraviolet”, è un brano più radiofonico e più vicino alle influenze commerciali, con un cantato più delicato ed etereo, che però conserva l’identità unica degli Spiritbox.
Gli Spiritbox hanno davvero dedicato molto impegno a questo EP: tutti i brani, ad eccezione di “The Void”, sono accompagnati da un videoclip di altissimo livello. Ma non solo, le canzoni sono letteralmente collegate tra di loro: ad esempio, la frase “I know where I want to go” compare in “Jaded”, “Angel Eyes”, “Too Close/Too Late” e “Ultraviolet” (in quest’ultima viene cambiata in “You know where you want to go”). Inoltre, in “Cellar Door”, la prima traccia, si parla di chiudere un loophole, mentre il video di “Ultraviolet”, l’ultima traccia, è letteralmente un loop. Per fare altri esempi, la chitarra nel bridge di “The Void” richiama la fine di “Ultraviolet” ed ogni traccia sfuma nella successiva.
In conclusione, la band di Courtney Laplante non sbaglia mai un colpo. Ci sono brani migliori e brani peggiori, ma mai brani riusciti male. Le mie preferite dell’album? Il trio composto da “Cellar Door”, “Angel Eyes” e “Jaded”, perché a parere mio mostrano una capacità di scrittura molto elaborata e allo stesso tempo raffinata, ma ovviamente apprezzo anche gli altri tre brani di “The Fear of Fear”. Gli Spiritbox non hanno più bisogno di dimostrare niente a nessuno: sono una realtà ormai ben consolidata e con questo nuovo EP stanno continuando a riscrivere la storia del metal moderno. Adesso non vediamo l’ora di sentire anche un nuovo full-lenght e di vederli dal vivo a supporto degli Architects il prossimo anno.

Voto recensore https://www.facebook.com/Spiritboxofficial |
Etichetta: Rise Records Anno: 2023 Tracklist: 01. Cellar Door 02. Jaded 03. Too Close / Too Late 04. Angel Eyes 05. The Void 06. Ultraviolet |