Soilwork – Recensione: Verkligheten

Dopo l’interlocutorio “The Ride Majestic” c’era estrema curiosità nel testare lo stato di forma dei Soilwork, band sulla quale il colosso Nuclear Blast sta investendo notevolmente in termini promozionali.

“Verkligheten” significa “Realtà” in svedese, un’entità che i membri della band cercano, attraverso questo lavoro, di rifuggire per una lunga serie di eventi spiacevoli che hanno dovuto attraversare negli ultimi anni.

Definiti forse esageratamente “visionari” dalla propria label, gli svedesi (e un francese) riescono comunque nell’impresa di farci vivere una dignitosa cinquantina di minuti tra ricordi dei loro esordi e approccio moderno, a partire dalla title track, una intro in stile Ennio Morricone suggestiva.

“Arrival” è stato il primo pezzo a circolare qualche settimana fa e, a una strofa aggressiva e ritmiche al limite dei blast beat, alterna un ritornello estremamente melodico e una porzione centrale che prima degli assolo ricorda gli Extol.

“Bleeder Despoiler” ci rimanda allo splendido “Natural Born Chaos” mentre “Full Moon Shoals” è tutta melodica nella prima parte tranne qualche scream e un’accelerazione centrale, pezzo dove Björn “Speed” Strid porta lo stile interpretativo utilizzato nei The Nightflight Orchestra.

I pezzi sono validi, soprattutto grazie al lavoro delle chitarre di David Andersson e Sylvain Coudret (sia ritmico che solista), ma forse un po’ “tronchi” nel senso che uno sviluppo meno superficiale di alcuni riff e alcune linee melodiche avrebbe giovato al risultato finale.

“The Wolves Are Back In Town” e “The Ageless Whisper” sono tipici pezzi alla Soilwork che ci dimostrano come gli svedesi abbiano recuperato lo spirito giusto per rientrare sul mercato e prepararsi all’imminente tour con gli Amorphis (da qui nasce probabilmente la collaborazione con Tomi Joutsen su “Needles And Kin”.

Una cosa è certa, i Soilwork proseguono imperterriti per la loro strada, incuranti del fatto che molti fan rimangono affezionati solo ai primi due lavori, che altri amino in particolar modo la svolta portata avanti con “A Predator’s Portrait” o quelli per cui “The Living Infinite” sia il punto punto più epico della loro carriera; Speed e compagni hanno ormai raggiunto una totale libertà d’espressione e spesso questo è il risultato migliore.

Voto recensore
7,5
Etichetta: Nuclear Blast

Anno: 2019

Tracklist: 01. Verkligheten 02. Arrival 03. Bleeder Despoiler 04. Full Moon Shoals 05. The Nurturing Glance 06. When The Universe Spoke 07. Stalfagel 08. The Wolves Are Back In Town 09. Witan 10. The Ageless Whisper 11. Needles And Kin 12. You Aquiver
Sito Web: https://www.facebook.com/soilwork/

alberto.capettini

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Fan di rock pesante non esattamente di primo pelo, segue la scena sotto mentite spoglie (in realtà è un supereroe del sales department) dal lontano 1987; la quotidianità familiare e l’enogastronomia lo distraggono dalla sua dedizione quasi maniacale alla materia metal (dall’AOR al death). È uno dei “vecchi zii” della redazione ma l’entusiasmo rimane assolutamente immutato.

3 Comments Unisciti alla conversazione →


  1. andrea

    davvero…non riesco a capire come possa piacervi tanto questa minestrina riscaldata..di peggio c’è solo l’ultimo In Flames, ed è tutto dire….passare dal metal ( sia pure melodico ) al pop smielato non è creatività, ma ruffianeria bella e buona…

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  2. Alex

    Andrea Andrea…è difficile commentare un disco se si è quasi sordi o si hanno le orecchie foderate di prosciutto, si rischia di dire solo cazzate

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  3. depechemodian

    tipo le tue, alex?

    Reply

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