Chi frequenta i social media, soprattutto Instagram, avrà notato, in passato, sul profilo di Richie Kotzen la relazione d’amicizia che lo lega allo storico chitarrista degli Iron Maiden Adrian Smith e non è una sorpresa totale che questo legame si elevi ora a livello artistico grazie ad un album rappresentato linearmente dai loro nomi e che va ad unire stili ed esperienze diversi.
I due protagonisti sono personaggi ultranoti della sei corde ma per i giovani ai primi ascolti del nostro genere preferito stiamo parlando del maggior autore della mitica band inglese dopo Steve Harris con uno stile accattivante, melodico ma sempre al passo coi tempi e di un funambolo della chitarra che esordi giovanissimo sotto l’egida di Mike Varney per poi transitare in Poison, Mr. Big e recentemente The Winery Dogs, aggiungendo col passare del tempo tocchi blues al suo stile e riuscendo a spaziare in più contesti attraverso una discografia ormai corposissima. Accanto alla mera preparazione tecnica sullo strumento Kotzen è riuscito a graziare le sue composizioni con una voce notevole per molti aspetti accostabile a quella dell’indimenticato Chris Cornell.
“Taking My Chances” è il primo singolo dal groove contagioso e sullo stile delle cose più funky rock di Kotzen; vocalmente Smith non può competere con l’amico però l’intrecciarsi delle due interpretazioni sia dietro al microfono che alla chitarra è il plus di questo album.
Coadiuvati in alcuni pezzi dal session drummer Tal Bergman e da Nicko McBrain che alza il ritmo in una “Solar Fire” coinvolgente, il duo si occupa di tutto il resto (basso, tastiere e Kotzen si siede addirittura dietro al drumkit in un buon numero di tracce).
La sensazione, al netto di tutto di quanto detto finora e con il sentitissimo rispetto verso due musicisti di questo calibro, è però di essere di fronte ad un’occasione mancata; sì perché, anche a causa di una produzione piatta e senza profondità, di suoni Smith/Kotzen è un album semplicemente “carino” senza ma raggiungere l’eccellenza.
“Scars” è un bella sorta di power ballad curata in tutti i particolari e fa percepire come questo lavoro sia nato per il semplice piacere di comporre e jammare insieme senza particolari fini discografici; a tal proposito gustatevi il finale di “Some People” o l’agile “Running”.
Melodicamente, pur essendo un pezzo molto canonico, “You Don’t Know Me” rappresenta l’apice qualitativo del disco, con ogni tassello al posto giusto e una grande interpretazione di entrambi i musicisti che si lasciano andare in una parte solista finale da applausi; le ultime tre tracce dell’album sono tra le migliori composizioni di Smith/Kotzen e lasciano l’ascoltatore con un bel ricordo ma anche con un leggero rammarico di quello che questa collaborazione avrebbe potuto partorire in meglio dal punto di visto prettamente musicale.