Slipknot: Live Report della data di Villafranca di Verona

Martedì 26 Luglio verrà ricordata come la data del ritorno del circo chiamato Slipknot in Italia, in una location spettacolare come quella del Castello Scaligero di Villafranca (VR), accompagnato durante tutta sera da un piacevole vento dopo settimane di caldo infernale, anche se non vi nego che avrei gradito quasi più godermi il concerto sotto la pioggia.

VENDED

Il mio arrivo coincide con l’inizio dei Vended, band che è famosa per avere nella line-up i figli di Corey e Shawn, ma con ancora l’area concerti praticamente vuota e una coda interminabile fuori ai controlli. La loro proposta non si discosta molto rispetto a quella dei loro padri, anche se ormai non è nulla di originale o personale. Certo è che se si chiudono gli occhi e si ascolta la voce di Griffin Taylor sembra proprio di avere al microfono Corey, in questo caso vale il detto “tale padre tale figlio”.

Poche canzoni che non avevo mai sentito, come non avevo idea che fossero i figli degli Slipknot (mi piace ancora l’effetto sorpresa), ma che non mi trasmettono nulla di particolare. Sarà la proposta ormai inflazionata, ma come loro ce ne sono mille altri. Le capacità canore e tecniche del gruppo non si discutono, ma probabilmente, se non fosse per la diretta parentela con gli headliner, la loro nomea sarebbe di gran lunga inferiore (parere personalissimo nda).

JINJER

Seguono un cambio palco e un’attesa più lunga del dovuto per velocizzare gli ingressi ancora numerosi fuori dal Castello e per non far trovare ai Jinjer un’area pit sostanzialmente mezza vuota. La mia serata inizia adesso, in quanto non avevo mai visto gli ucraini ed ero bramoso di capire quanto fosse prestante Tatiana dal vivo. Detto, fatto: incredibile. Diciamocelo fuori dai denti: se non fosse per lei non credo che avrebbero avuto lo stesso successo, ma poco importa, in quanto il talento vocale che ha non si mette in discussione. Tatiana tiene il palco in maniera formidabile, intrattiene bene il pubblico, salta, balla e ogni volta che cambia da voce pulita a growl è pura estasi. Il resto del gruppo suona in modo preciso, forse un po’ troppo statico lasciando tutte le attenzioni alla front-girl. Esibizione di un’ora davvero intensa, che copre tutti i loro più grandi successi, togliendo qualsiasi dubbio sulle capacità del quartetto est-europeo. Sono sicuramente una delle realtà col futuro più roseo che abbiamo in questo momento.

SLIPKNOT

Dovevano suonare alle 21:30, ma salgono sul palco poco dopo le 22, con la gente che sta ancora accedendo all’area concerti (poi ne parleremo). Finalmente ecco gli Spliknot presentarsi al pubblico italiano, con un palco che richiama quello del tour del 2019, ma ugualmente folgorante. L’ovazione alla band nel momento in cui si toglie il telone con il loro logo è esagerata, soprattutto perché aprono le danze con una combo devastante: “Disasterpiece” e “Wait & Bleed”, che smuove ogni singolo presente sul prato.

L’inizio è sicuramente di buon auspicio per un concerto memorabile, e il ruolo di ogni singolo componente sul palco è un ingranaggio ben congeniato per intrattenere il pubblico. Io rimango con lo sguardo fisso per qualche minuto su Tortilla Man e su Shawn per l’incredibile stupidità che hanno nel suonare un fusto di birra.

Il concerto prosegue tra magnifici effetti luce dati dai megaschermi, piccoli effetti pirotecnici e qualche botto, giusto per non farsi mancare nulla. Ci sono dei momenti altissimi durante l’esibizione di “Before I Forget” e “Dead Memories”, il primo per l’utilizzo degli effetti precedentemente citati, nel secondo per il coinvolgimento massiccio del pubblico. Corey ovviamente sa come intrattenere i suoi fan ed aumentare il tiro dell’evento, infatti tutta la seconda parte del concerto sarà esclusivamente composta da canzoni dei primi album. “Duality” fa venire giù il castello, mentre la fine di questa serata è lasciata a “People = Shit” e “Surfacing”.

Tirando le somme da uno che è sempre stato onesto nel raccontare i concerti: non li vedevo da tantissimi anni dal vivo e non li seguo da molto di più (esattamente da dopo “All Hope Is Gone”), non perché non sono più quelli di una volta, ma perché semplicemente ho virato tipologia di ascolto nel metal. La nostalgia dei tempi che furono da adolescente, unita alla vicinanza a casa, mi ha subito convinto ad andare. Corey, che ha quasi 50 anni, ha eseguito un lavoro più che sufficiente. Certo ci sono state diverse incertezze ma personalmente lo si può perdonare.

Quello che non posso assolutamente perdonare è l’organizzazione, che ogni volta in Italia si fa riconoscere. Non siamo ai livelli del Cernunnos, ma non è assolutamente ammissibile né perdonabile utilizzare una sola entrata e una sola uscita. Si sta ancora combattendo con un virus (letale o meno che sia in questa fase) e ci si accalca tutti appiccicati come piccoli topolini nell’unica porta d’ingresso resa disponibile.

Non è ammissibile ritardare un concerto di questo calibro, e solo dopo una certa ora si è capito che forse sarebbe stato meglio utilizzare due entrate, facendo perdere probabilmente l’esibizione dei Vended a tantissimi e dei Jinjer a molti altri che hanno PAGATO pure per loro (e non poco).

Nel 2022 certi episodi ormai hanno stancato, vediamo di darci una svegliata visto che in Europa (come su tantissime altre cose) sono avanti anni luce, ma soprattutto verificheremo se questo ritardo causato dalla scarsa capacità organizzativa andrà a inficiare sulla setlist degli Slipknot, visto che per ora il concerto più breve in Europa è stato proprio questo.

Setlist:

  1. Disasterpiece
  2. Wait And Bleed
  3. All Out Life
  4. Sulfur
  5. Before I Forget
  6. The Chapeltown Rag
  7. Dead Memories
  8. Unsainted
  9. The Heretic Anthem
  10. Psychosocial
  11. Duality
  12. Custer
  13. Spit It Out
  14. People = Shit
  15. Surfacing



Anno: 2022


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