Dopo soli 7 mesi dalla precedente calata italica di Slash, l’ex Guns torna ad infiammare i palchi italiani con due date “open air”. Dopo la tappa romana è il turno di Milano, all’Assago Summer Arena.
Un bel pacchetto quello proposto che vede in apertura i rocker Rival Sons, già visti qualche mese fa a Milano, anche in questa occasione in gran forma. Set molto corto, solo otto brani, ma il feedback del pubblico è caloroso, segno che la proposta della band ha finalmente attecchito in Italia. Quattro gli estratti dall’ultimo “Great Western Valkyrie” insieme a qualche classico dai precedenti album, su tutti “Pressure And Time” e la conclusiva”Keep On Swingin“, singolone tratto da “Head Down“. Chi scrive continua a preferirli più ruvidi e rock come li vedemmo qualche anno fa dopo l’uscita proprio di “Head Down”, ma la band di Scott Holiday è senza dubbio maturata e dal vivo trova la sua perfetta incarnazione. Li rivedremo con i Deep Purple in autunno.
Cambio palco e uno alla volta i The Conspirators prendono possesso del palco, seguiti dal mitico Slash e dal prezzemolino Myles Kennedy (quante volte l’abbiamo visto in Italia negli ultimi anni con Slash e Alter Bridge?). L’Assago Summer Arena non è stipata, ma l’affluenza è discreta con un pubblico comunque bello carico. “You’re A Lie” da il via alle danze e fin da subito possiamo godere di suoni e volumi adeguati, sicuramente migliori di Firenze 2014 e, a quanto ci viene detto, migliori del giorno precedente a Roma.
Quello di Slash è uno show ormai rodato e rifinito nei minimi dettagli. La struttura della scaletta è la medesima del precedente tour, ma troviamo qualche sorpresa tra gli estratti dell’ultimo “World On Fire“. “Avalon” non entrerà negli annali del rock ma dal vivo funziona bene e con piacere notiamo come i pezzi del primo album solista di Slash siano ormai entrati di diritto tra i suoi classici: “Back From Cali” riceve un bel responso dai 4000 di Assago. Ovviamente sono i pezzi dei Guns N’Roses a scatenare il pubblico. In apertura abbiamo “Nightrain“, ma poi arrivano “Mr. Brownstone“, la fantastica “You Could Be Mine” (durante la quale Slash rompe una corda della chitarra). Il momento Guns continua anche quando prende il microfono Todd Kerns con una versione super di “Welcome To The Jungle“, preceduta da “Doctor Alibi“.
Si torna sul materiale originale con “Starlight” con un Myles Kennedy sempre favoloso e al top, seguita da “Beneath The Savage Sun” (ultimo singolo di “World On Fire”) e “The Dissident“, anche quest’ultima una bella novità nella setlist. L’unico neo della scaletta arriva con “Rocket Queen” o meglio con il lunghissimo assolo di chitarra di Slash: 10 minuti di gran noia, fortunatamente più breve di quanto proposto qualche mese fa.
Tripletta fantastica a questo punto con “Bent To Fly” con Kennedy ancora sugli scudi, “World On Fire” che è già un classico e “Anastasia“. A questo punto è “Sweet Child O’ Mine” a infuocare il pubblico, seguita da “Slither” dei Velvet Revolver. Siamo a quasi due ore di show, ma ovviamente c’è tempo per un bis e non può che essere “Paradise City“.
Che dire che non sia già stato detto. Slash sta vivendo una seconda giovinezza sia a livello discografico, sia sul palco, anche grazie a dei partners in crime perfetti con cui è riuscito a dar vita a una delle migliori incarnazioni hard rock degli ultimi anni. L’unico appunto che ci sentiamo di muovere è relativo alla struttura dello show, ormai onestamente un po’ stantia, soprattutto per chi ha visto l’ex Guns più volte negli ultimi anni. “Nightrain”, “Rocket Queen”, “You’re a Lie”, “Mr. Brownstone”, “Back From Cali” sono ormai in scaletta da anni e il repertorio, tra Guns N’Roses, Slash Snakepit, Velvet Revolver e ultimi album, potrebbe essere ben più vasto. Detto ciò, un concerto di gran livello, del grande rock e Slash è sempre Slash: leggenda.