La comunicazione è tutto, la comunicazione è il verbo da trasmettere senza sosta da un capo all’altro del globo terracqueo. Quando a volta questa zoppica può sembrare difficile, ostico. Il telefono si inceppa, fa scherzi e rimbomba, ma la quadra si riesce a trovare le tessere del mosaico vanno al loro posto.
Frank Sidoris, braccio destro di Slash e dei The Conspirators, è a far passare il “messaggio” creato da Saul Hudson e da Myles Kennedy: “Living The Dream”, dribblando una comunicazione transatlantica anarchica. Vivere il sogno. Così come sta vivendo un sogno Sidoris, ora a tutti gli effetti uno dei “Cospiratori” a servizio del chitarrista inglese e del cantante di Spokane.
Sono passati 4 anni ed ora siete tornati con il nuovo “Living The Dream”, cos’è successo in questo periodo per tutti voi?
È successo che in questo periodo siamo riusciti a dimostrare che “Living The Dream” è la naturale evoluzione del nostro precedente album “World On Fire”. È anche l’evoluzione di una band che è diventata ancora più compatta e determinata. Io inoltre facevo già parte della famiglia da “Apocalyptic Love”, ed ora lo sono a tutti gli effetti. Penso che il nuovo album sia veramente lo sforzo di una band, anzi ne sono convinto perché abbiamo suonato e lavorato insieme. È un disco che ha groove ed è assolutamente rock.
Quindi credi che il nuovo album sia un netto passo avanti nel vostro percorso come band?
Si assolutamente. Ne sono convinto io e ne siamo convinti tutti. Ovviamente.
Facciamo un tuffo indietro nel tempo, cerchiamo di ricostruire la genesi di “Living The Dream”. Raccontaci nei dettagli i vari passaggi che ci sono stati fino ad arrivare al disco così come lo possiamo sentire oggi.
Il disco ha iniziato a prendere forma durante i soundcheck prima dei nostri live. Partiva sempre tutto da un riff di chitarra e ci improvvisavamo sopra per vedere quello che succedeva e se le cose progredivano come dovevano. Poi abbiamo “trasferito” tutto tra 4 mura ed abbiamo iniziato a capire se quanto creato durante i soundcheck potesse essere adatto per il nostro nuovo album. Ovviamente tutto questo è avvenuto prima della reunion dei Guns e quindi c’è stata una pausa fisiologica, per così dire. Abbiamo ripreso le fila del discorso una volta conclusi gli impegni di Slash e da novembre scorso abbiamo a lavorare alla pre-produzione fino ad aprile 2018. Il passo successo è stato poi quello di affrontare lo studio di registrazione. Ed oggi finalmente il prodotto finito (ride, nda.).
Ancora una volta avete lavorato con “Elvis” Baskette, com’è stato lavorare con lui ancora una volta?
Non potevamo desiderare di meglio. Elvis è il migliore. Unisci a tutto questo il fatto che lui è anche chitarrista oltre che produttore e quindi è in grado di dare la sua visione a quello che stai suonando. È propositivo, capace ed ha una visione in più da considerare. Lavorare con lui è stato davvero un piacere.
Entriamo nel vivo dell’album e cerchiamo di “comprendere” alcune della canzoni che sono contenute all’interno. Partiamo da “Lost Inside The Girl” e “Save Your Rights”.
Le due canzoni che hai citato sono tra le mie preferite dell’album, e la seconda, “Serve Your Rights”, è una canzone con un carattere davvero accentuato. È una canzone dal grande groove, che tutti hanno subito amato dalle prime note suonate.
Primo singolo: “Driving Rain”. Perché una scelta di questo tipo?
Sai, è divertente parlare di questa canzone perché questa canzone rappresenta in musica la nostra evoluzione come band e come musicisti. Una canzone per dire “Ecco come siamo diventati”. Sceglierla come primo singolo è stato quasi obbligatorio, perché dimostrava al mondo tutto quello che ti ho appena detto. Aggiungici anche che Elvis (Baskette, il produttore nda.) è stato il primo esterno alla band ad accorgersi del potenziale quando ancora era non del tutto completa.
Siamo alle battute conclusive, parliamo di live ed andiamo oltre al concerto di Marzo a Milano ( Fabrique, 8 marzo 2019 nda.): c’è qualche speranza di vedervi dal vivo durante il periodo estivo? Qualche festival magari?
Sì, penso che ci sia la possibilità di tornare in Italia anche dopo il tour che abbiamo già in programma. E poi, lo so che lo dicono tutti, ma credici perché è vero, ogni volta che suoniamo in Italia ci divertiamo sempre un mondo. Merito del pubblico ovviamente, che crea l’atmosfera giusta.