Sirenia – Recensione: Riddles, Ruins & Revelations

Il 2021 segna due traguardi importanti per i Sirenia: il primo è il ventennale di attività della band, fondata dal compositore e polistrumentista Morten Veland sulle ceneri dei Tristania, mentre il secondo è la pubblicazione del decimo album in studio, dal titolo “Riddles, Ruins & Revelations”, che ha visto la luce il 12 febbraio.

Al microfono ritroviamo ancora una volta l’affascinante mezzo-soprano francese Emmanuelle Zoldan, stabile presenza femminile nella band dal 2016; prosegue anche la collaborazione con il chitarrista Nils Courbaron, iniziata nel 2018 con il precedente lavoro “Arcane Astral Aeons”, mentre alla batteria debutta l’inglese Micheal Brush, già membro dei Magic Kindgom. La regia resta saldamente nelle mani del prolifico Veland, che questa volta sterza vigorosamente verso l’elettronica a discapito dell’aspetto orchestrale, che aveva caratterizzato la produzione precedente della band.

Se l’apertura con “Addiction No. 1”, primo singolo estratto dall’album, è futuristica e sfacciatamente pop, al punto da passare quasi per un pezzo da Eurovision Song Contest, il resto del disco mantiene un hype danzereccio di fondo, pur non affossando mai la natura dei Sirenia: le atmosfere restano seducentemente dark, le tematiche dei testi ruotano ancora una volta attorno agli aspetti più misteriosi ed oscuri dell’esistenza (che, bisogna però dire, ogni tanto sembrano un po’ “buttati lì”, segno di una maggior attenzione alla resa melodica dei singoli pezzi che alle liriche).

Un bell’esempio di commistione tra vecchio e nuovo stile arriva con l’energica “We Come To Ruins”, scelta non a caso come secondo singolo: il riff ispirato della chitarra e una sezione ritmica esplosiva si sposano bene con il vivace incalzare del synth, così come l’alternanza del growl di Veland nelle strofe e il bel canto della Zoldan nell’orecchiabilissimo ritornello. Funziona molto bene anche “Towards An Early Grave”, che si contende con “Beneath The Midnight Sun” lo scettro di pezzo più heavy dell’album, concedendo spazio alla personalità della band e alle sue potenzialità espressive al netto dei ricami eurodance.

Fil rouge dell’intero disco è indubbiamente l’omaggio alle melodie synth-pop anni ’80 (che, guarda caso, negli ultimi anni spopolano anche nell’universo pop-rock); ne è un esempio la malinconica ma trascinante “Downwards Spiral”, a partire dal”elettrizzante beat in apertura fino al suo ritornello, in cui la voce pulita del vocalist Joaquim Naess rincorre quella appassionata della Zoldan, rendendo il pezzo tra i più memorabili del disco. L’apoteosi del vibe anni ’80 si tocca con la cover di “Voyage Voyage”, hit riempi-pista dei Desireless, in cui Emmanuelle Zoldan si esprime al meglio nella sua lingua madre su un arrangiamento metal che da’ nuova vita al pezzo e lo rende persino più interessante dell’originale.

La forza dei Sirenia resta un’incomparabile potenza melodica, unita alla capacità di trovare la casella giusta in fase di mixaggio a ciascuno dei numerosi elementi di cui si compone la loro creatività. Con “Riddles, Ruins & Revelations” l’esperimento è ben riuscito, anche se alla lunga risulta un po’ ripetitivo. Ad ogni modo, se siete curiosi di sapere come suona il metal quando si ispira a Pet Shop Boys e The Human League, il divertimento qui è assicurato.

Etichetta: Napalm Records

Anno: 2021

Tracklist: 01. Addiction No. 1 02. Towards An Early Grave 03. Into Infinity 04. Passing Seasons 05. We Come To Ruins 06. Downwards Spiral 07. Beneath The Midnight Sun 08. The Timeless Warning 09. December Snow 10. This Curse Of Mine 11. Voyage Voyage

1 Comment Unisciti alla conversazione →


  1. Andrea

    “sulle ceneri dei tristania”: gran calma, per fortuna non ci sono ancora ceneri da spargere nell’oceano. Veland ha formato i sirenia dopo aver (per loro fortuna, mio commento personale) lasciato i tristania, che è tutto un altro paio di maniche 😉

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