La passione di Frédéric Leclercq per la musica estrema, non è un segreto per nessuno. Il talentuoso bassista dei power metallers Dragonforce, in combutta con un altro “losco figuro” della sezione ritmica, ovvero l’ex Slipknot Joey Jordison, dà vita al progetto Sinsaenum, un nuovo super-gruppo il cui intento è quello di riportare in auge pure e semplici sonorità death metal. Il materiale che ha preso forma in “Echoes Of The Tortured” è, nelle parole di Frédéric, pronto dal 1998 e finalmente diventa concreto.
Una band di all-stars che riunisce dei nomi di rilievo. Oltre a Frédéric Leclercq (che qui si propone come chitarrista, tastierista e suona soltanto alcune parti di basso) e a Joey Jordison (batteria), sono della partita il tandem vocale composto da Sean Zatorsky (Dååth ed ex-Chimaira) e Attila Csihar (Mayhem, Sunn O)))), il bassista Heimot, dai blacksters francesi Seth e come secondo chitarrista Stéphane Buriez, dai veterani Loudblast.
Una parata di artisti che si dedica a sonorità vecchio stampo. In questa affermazione stanno tutti i pregi e i limiti di un album come “Echoes Of The Tortured”, certamente ineccepibile sotto un profilo formale ma che in tutta obiettività, non aggiunge nulla alle pagine di storia del genere. Il platter contiene undici tracce quasi sempre anticipate da una introduzione strumentale che flirta con sonorità di vario tipo, da quelle sinfoniche a quelle industrial, con tanto di omaggio (è lo stesso Frédéric a precisarlo) ai nostri Goblin nelle cinematiche tastiere di “Lullaby”.
Per il resto siamo di fronte a un disco da manuale che risponde a tutti i crismi del genere: growl potente e cavernoso, assoli fulminei che mettono in luce il virtuosismo delle due asce, blast beats di una batteria chirurgica e furente. Ritmi veloci, violenza esecutiva che tuttavia non disdegna il ricorso a dei rallentamenti o a innesti più ragionati diluiti durante l’ascolto, con qualche elemento black che fa capolino ma non interviene in modo nevralgico. Ci pare che il collettivo guardi molto alle influenze raccolte da Frédéric, che contemplano in particolare la scena americana di fine ’80 / primi ’90, Morbid Angel su tutti ma anche Immolation, qualcosa dei Nocturnus, Malevolent Creation e Vital Remains, solo per citare alcuni nomi che vengono in mente durante l’ascolto.
Tra i brani che più ci convincono, segnaliamo la diabolica “Army Of Chaos”, un pezzo dai ritmi più lenti e con un bel groove dove troveremo anche un cammeo vocale di Schmier (Destruction) e la partecipazione dei giapponesi Sigh. Spiccano poi “The Forgotten One”, dal leggero flavour industrial e la devastante “Condemned To Suffer”. Un disco suonato eccezionalmente e reso ancora più fisico dalla produzione di Jens Bogren (Opeth, Kreator, Devin Townsend), se amate il death metal d’antan non faticherete ad apprezzarlo. Non sappiamo se il progetto Sinsaenum avrà o meno continuità, ma al momento fa parlare di sè più per l’importanza dei nomi coinvolti che per l’effettiva qualità del prodotto, buona ma non eccezionale.