Con anni e anni di storia e dieci album alle spalle, vi sono ormai pochi dubbi sullo status conquistato dai Secret Sphere all’interno del panorama internazionale, anche grazie ad una line-up assestata dopo l’ingresso e l’uscita di una decina di membri (molti dei quali batteristi). Oggi il gruppo formato dal chitarrista Aldo Lonobile nel 1999 è tra i punti di riferimento per un modo di suonare rock dinamico che alterna melodie dal gusto mediterraneo a produzione cristallina, power e heavy, esuberanza esecutiva con un tocco umano che in una realtà nata in quel di Alessandria non può proprio mancare. “Blackened Heart” rappresenta dunque il capitolo numero undici di questo percorso, un capitolo che nelle parole della stessa band si preannuncia ancora più tirato ed oscuro – nomen omen – rispetto al passato, anche grazie ad un concept (quello di uno psicologo in preda ad una profonda crisi depressiva che assorbe la linfa vitale dai suoi pazienti) che si presta particolarmente alle atmosfere cupe ricercate in questa occasione. Occasione che, peraltro, conferma il ritorno del cantante originale dei Secret Sphere, quel Roberto Ramon Messina che aveva lasciato i nostri nel 2012 salvo poi rientrare nel 2021 per l’uscita di “Lifeblood”, a suo tempo definito uno squisito esempio di classico power/prog melodico, genere in cui il nostro paese ha fatto scuola ormai da tempo. Se dunque le coordinate stilistiche del quintetto italiano sono ormai chiare, e non potrebbe essere diversamente quando si è maestri e riferimenti del genere, è più sul concetto di declinazione che si avvita l’interesse degli appassionati: sappiamo insomma cosa aspettarci, ma la speranza è sempre quella di essere colti in qualche modo di sorpresa ed impreparati davanti ad una forma di nuova bellezza.
Con “Blackened Heartbeat” questa bellezza ha innanzitutto le forme di un arpeggio di chitarra delicato, quello dell’opener “The Crossing Toll”, un brano che crea una tensione palpabile e sottile, perché sappiamo che la sua natura ritrosa e gentile è destinata a soccombere al power travolgente di “J.’S Serenade”, come del resto puntualmente avviene. Questa volta l’incipit non potrebbe essere più potente ed incisivo, con una ritmica martellante ai limiti del thrash la cui portata è ulteriormente amplificata dall’evidente bontà della produzione, elemento che rappresenta ormai un marchio di fabbrica della band anche nei momenti più intimi e raccolti (come la dolcissima “Anna”). E’ anche grazie alle orchestrazioni di Antonio Agate, che ultimamente ritroviamo impegnato su un crescente numero di fronti, che il brano sfocia in un ritornello dal forte sapore epic/power, che da solo varrebbe a giustificare il frequente accostamento con alfieri del power tricolore quali Labyrinth e Rhapsody Of Fire. La differenza in questo caso la danno l’immagine e la narrativa, che nel caso dei Secret Sphere si sono tradizionalmente caratterizzate per un approccio di stampo moderno, a tratti futurista e contorto. Le gesta, così come le melodie, non sono quindi quelle del passato, ma ricercano una complessità più attuale e contemporanea grazie alla quale i loro dischi hanno sempre suonato particolarmente freschi e brillanti. Con “Blackened Heartbeat” le carte appaiono in parte rimescolate, perché i frequenti interventi orchestrali accostati al drumming caleidoscopico di Marco Lazzarini creano una coppia di estremi che la voce pulita di Messina riconduce ad un travolgente unicum in occasione dei ritornelli.
Come spesso accade con i lavori di impostazione progressive, è il viaggio che interessa più della meta: anche in questa occasione la band di Alessandria dà dunque il proprio meglio nella costruzione, nella densità e nell’avvicinamento, piuttosto che nell’elaborazione del puro guizzo melodico: “Aura” è molto Luppi e perfettamente cantabile, ad esempio, tecnicamente notevolissima pur senza coinvolgere come i migliori ritornelli dei Vision Divine sapevano fare. Un grande punto a favore è il modo in cui le sonorità riescono a ricreare il pathos e la tensione dei quali la storia narrata è profondamente intrisa: “Bloody Wednesday” è un incalzante e minaccioso tour de force – anche per chi ha dovuto mixarlo – che sembra fatto apposta, nei suoni negli inserti e nelle ritmiche, per creare uno stato di allerta continua che i cori operistici ed il chorus provano a mitigare con qualche successo, ma senza che l’ascoltatore possa davvero abbandonarsi ad un ascolto confortevole. Prima che l’assalto possa farsi troppo implacabile, l’album propone una bella ballad che permette di prendere respiro senza rinunciare alla personalità: “Captive” è allo stesso tempo rilassata e sofferta, scintillante pur nel suo avanzare compassato, scoppiettante anche tra le note languide del suo assolo di chitarra. “Confession” è invece uno dei brani maggiormente candidati allo status di singolo, senza che l’accessibilità e la pulizia delle sue melodie comportino però un allontanamento eccessivo dal resto della scaletta: tra blast beat ed intermezzi symphonic non vi è nessun dubbio circa l’appartenenza di questo brano ad un album che, in fin dei conti, mantiene tutte le promesse in merito al suo carattere potente ed annerito. E nonostante una seconda parte in un certo senso più accomodante (“One Day I Will”) e dal carattere più prevedibile (“Psycho Kid”), utile però a chiudere fluidamente il cerchio di una carriera che si avvia ormai alla celebrazione dei venticinque anni di attività.
“Blackened Heartbeat” è un disco che conferma una volta di più non soltanto l’abilità tecnica e l’affiatamento dei Secret Sphere, un valore ormai assoluto ed acquisito che va oltre la tecnica dei singoli membri, ma anche la capacità di creare una tensione musicale continua che diventa – sorprendentemente – terreno fertile per ogni genere di esperimento, sapiente forzatura e contaminazione. Un power pensato e pensante che intrattiene impegnando, che ama esplorare e ricombinare, sorprendere prendendosi notevoli rischi e ripiegare su schemi più semplici (“Blackened Heartbeat”) quando si tratta di congedarsi in un modo accattivante e che stimoli a premere play ancora una volta. Ascoltando e riascoltando questo nuovo album si capisce allora che esso non è solo un contenitore di belle canzoni, rifinite ed arrangiate all’estremo, e che non aspettano altro che essere suonate dal vivo per stupire e coinvolgere allo stesso tempo. Nascosta tra le note c’è la forza di un concept che ogni volta sembra farsi sempre più strada, che vibra come fosse un ulteriore componente della band, che si anima di vita propria modificando e maltrattando a piacimento questo power le cui infinite ramificazioni ci inebriano e confondono, come se uno dei pazienti del Dr. Julius fossimo noi.

Etichetta: Frontiers Music Anno: 2023 Tracklist: 01. The Crossing Toll 02. J.'s Serenade 03. Aura 04. Bloody Wednesday 05. Captive 06. Dr. Julius B 07. Confession 08. One Day I Will 09. Anna 10. Psycho Kid 11. Blackened Heartbeat Sito Web: facebook.com/secretsphere |