Sebastian Bach – Recensione: La mia vita e gli Skid Row

Generoso, testardo, aggressivo, a volte vittima delle circostanze, leale con gli amici, fedele ai propri ideali. Il ritratto che Sebastian Bach tratteggia addosso a se stesso, nella sua autobiografia ora disponibile anche in italiano, è quello di una persona complessa ma alla quale, alla fine dei conti, si perdona un po’ tutto. E non perchè ha un bel faccino o perchè tutti abbiamo versato qualche lacrima su “18 And Life” e “I Remember You“, ma per le sue doti personali, come uomo prima ancora che come cantante, e le convinzioni alle quali è rimasto sempre fedele.
“La mia vita e gli Skid Row” è un libro che si legge volentieri, grazie a una scrittura intensa e dinamica, capace di passare con disinvoltura dal racconto di momenti profondamente drammatici nella vita dell’artista (il divorzio dei genitori in tenera età, il momento della cacciata dagli Skid Row, la distruzione della sua casa a causa dell’urgano Irene) ad altri molto più leggeri, senza contare gli infiniti racconti di eccessi a tutto tondo che, come ci ricorda puivolte lo stesso Bach, facevano parte della scena metal degli anni ’80 e ’90. Nonostante poi Bach sia una persona dal carattere forte, una presenza che può diventare a volte anche scomoda, specie per chi si trova a condividere il palco con lui, il Bach scrittore non si dimentica di rendere omaggio a chi, a più riprese e in modi diversi, lo ha aiutato e sorretto nei momenti dell’esordio di fronte al grande pubblico e, soprattutto, in quelli di maggiore difficoltà personale e professionale, Vengono così ricordati a più riprese Bon Jovi, gli Aerosmith, i Pantera, i Metallica, ma anche Carl Anderson, l’indimenticato Giuda del musical “Jesus Christ Superstar”, con cui Bach ha l’onore di condividere il palco pochi anni prima della sua morte, e così via. Non mancano poi, tra i tantissimi racconti della vita on the road, alcuni momenti memorabili, come la cronaca del festival del 1989 a Mosca, uno dei tanti segni della fine imminente della Guerra Fredda pochi mesi prima della caduta del Muro di Berlino e testimonianza di come, nonostante gli Skid Row non vengano mai considerati un gruppo particolarmente “impegnato”, sono stati anche loro testimoni di alcune fasi importanti della nostra storia più recente.
In quasi 400 pagine Sebastian Bach non si risparmia, si racconta in ogni suo aspetto consincerità, e non manca nemmeno di dare qualche piccolo consiglio di vita. Come quello, scaturito dopo un incontro particolarmente deludente sul piano personale con Ted Nugent: “A volte si dovrebbe lasciare la gente su un piedistallo. Forse è il loro posto. Perchè a volte, se li prendi da vicino, è facile che cadano. E si spezzino”. Una lettura piacevole e scorrevole, che ci riconsegna un personaggio che avrà sì tanti difetti, ma che non manca di sicuro della dote della sincerità.

Voto recensore
7
Etichetta: Tsunami Edizioni

Anno: 2018


anna.minguzzi

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E' mancina e proviene da una famiglia a maggioranza di mancini. Ha scritto le sue prime recensioni a dodici anni durante un interminabile viaggio in treno e da allora non ha quasi mai smesso. Quando non scrive o non fa fotografie legge, va al cinema, canta, va in bicicletta, guarda telefilm, mangia Pringles, beve the e di tanto in tanto dorme. Adora i Dream Theater, anche se a volte ne parla male.

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