“Katharsis” è sicuramente molto di più di un nuovo album per i Santa Cruz e soprattutto per il frontman Archie Cruz dopo lo split burrascoso con i componenti storici del gruppo avvenuto durante il tour americano di supporto a “Bad Blood Rising” che li vedeva impegnati con i Fozzy e altre band di prestigio nel marzo dell’anno scorso. Infatti si può affermare che con questo album Archie, ripulito da dipendenze ed eccessi vari ha affrontato i suoi demoni assoldando una formazione nuova di zecca che vede Pavo Cruz alla chitarra, Ero Cruz al basso e Toxy Cruz alla batteria.
Archie ha affermato in recenti dichiarazioni che questo anno passato è stato molto spirituale per lui che si è rivalutato e ha anche rivisto i suoi obiettivi e che la sua caduta alla fine è riuscito a vederla come una grande opportunità di esprimersi maggiormente in modo creativo. Ci sarà riuscito? Possiamo dire che ad un primo ascolto l’album è spiazzante, molto diverso dalle sonorità a cui la band ci aveva abituato. Già con il precedente lavoro il sound si era maggiormente irrobustito lasciando un po’ da parte lo street rock frizzante degli esordi, con questo nuovo platter il distaccamento è proprio netto e già con l’iniziale e massiccia “Changing Of Season” si capisce che la voglia di rinnovarsi e allontanarsi dal passato è evidente. Chitarre pesanti e riff dal sound modernista portano alla parte centrale della canzone caratterizzata da un cantato urlato e molto aggressivo, davvero inedito nel registro vocale del singer finlandese, mentre con “Bang Bang (My Worst Enemy)” si attenua leggermente questa svolta a favore di un approccio più vecchio stile anche se a tratti permane un’atmosfera quasi elettronica che da un tocco particolare alla composizione.
Ma con “Into The War” si cambia nuovamente a favore di sonorità ariose e avvolgenti dal grande air play radiofonico che portano ad un ritornello accattivante e che si memorizza all’istante a cui segue “I Want You To Mean It”, delicata ballata che sconfina quasi in territorio pop, mentre la successiva ed incalzante “True Believer” è una composizione che riesce ad unire bene il passato della band con il sound più recente, un anello di congiunzione tra due mondi abbastanza distanti, ma che possono anche incastrarsi bene all’occorrenza. “Tell Me Why” è un altro pezzo più vecchia scuola dal ritornello quasi Bonjoviano a cui seguono le orecchiabili e sbarazzine “Testify” e “Smoke Signals”.
In chiusura troviamo la valida e ritmata “It Was You”, mid-tempo dai buoni contenuti melodici, l’ottantiana “Salvation” e la cover di “Cindy Lauper” “Time After Time” che francamente non riesce a convincere in pieno rispetto ad altre rivisitazioni di brani celebri degli anni ottanta eseguite con il suo progetto parallelo dei The Local Band. Con Katharsis i Santa Cruz cercano di rinnovarsi con un lavoro sicuramente diverso e poco digeribile per i fan più tradizionalisti , ma assolutamente valido per chi ha una mentalità più aperta verso la loro proposta e cioè un potente hard rock stradaiolo dall’approccio modernista. Rinascita e rinnovamento sicuramente sono il nuovo motto di questa band e con “Katharsis” hanno centrato l’obiettivo.
